Il governo sta preparando una mossa che potrebbe “strangolare” le indagini magisteriali su alcuni dei casi più sconvolgenti che hanno segnato la nostra storia recente. Non solo intende interferire con la gestione delle indagini future, ma rischia di mettere un punto finale a quelle in corso da anni. È quanto ha denunciato Karol Aquilina, ministro ombra della Giustizia, che mercoledì ha sollevato il velo su una proposta di legge che potrebbe ridurre drasticamente i diritti dei cittadini, chiudendo le inchieste dopo soli sei mesi, anche se non concluso. E tra le indagini a rischio ci sono casi che hanno scosso tutta la nazione: gli omicidi di Raymond Caruana, Karin Grech e Daphne Caruana Galizia, insieme alle indagini sulle presunte tangenti legate alla centrale di Electrogas, i parchi eolici in Montenegro e i Panama Papers.
“Questa è una mostruosità.” Queste le parole di Aquilina, che non ha usato mezzi termini per condannare la proposta avanzata dal governo. “Robert Abela e (il ministro della Giustizia) Jonathan Attard vogliono far morire indagini che sono aperte da più di due anni, senza curarsi se possano o meno essere concluse.”
Una manovra che sembra mirare a eliminare la verità su alcuni dei casi più gravi e più dolorosi che il nostro paese abbia mai visto.
Secondo Aquilina, il governo sta cercando di sottrarre le indagini dalle mani dei magistrati, mettendo così a rischio la giustizia. “Vogliamo che queste inchieste finiscano in un cassetto, senza che nessuno faccia nulla.”
Invece di permettere che le istituzioni possano fare il loro lavoro, il governo ha costruito un sistema che protegge i corrotti e i colpevoli. Come se non bastasse, le nuove regole renderebbero ancora più difficile per i cittadini chiedere un’indagine, spostando il carico della prova su di loro e chiedendo addirittura che si rivolgano prima alla polizia. Se la polizia non agisce, possono rivolgersi a un magistrato solo dopo sei mesi. Ma la nuova legge obbliga a presentare prove in un grado di probabilità molto più alto rispetto a quello richiesto da un magistrato per aprire un’indagine.
“Questa è una negazione del diritto di richiedere un’inchiesta.”
Ha dichiarato Aquilina, ribadendo che l’attuale proposta calpesta anni di diritto alla giustizia per il popolo maltese. In passato, i cittadini potevano chiedere un’indagine senza necessità di prove concrete, ma ora il governo sta cercando di impedirlo. Non solo. Il nuovo emendamento obbliga i cittadini a rivolgersi prima alla polizia e a presentare evidenze di una gravità molto maggiore rispetto a quanto richiesto da un magistrato.
Eppure, proprio lo stesso governo è stato condannato da tre giudici nella famosa inchiesta su Daphne Caruana Galizia, accusato di aver creato un clima di impunità che ha portato all’assassinio della giornalista. Invece di far luce su quanto la reporter aveva scoperto, il governo ha permesso che gli abusi e le corruzioni continuassero indisturbati. “Anche ora la polizia sa che ci sono persone in pericolo, ma non le sta proteggendo.”
Questo è l’ennesimo tradimento da parte di chi avrebbe dovuto garantire giustizia.
Nel corso degli anni, le richieste dei cittadini per indagini magisteriali hanno rappresentato un importante strumento di giustizia, utilizzato in numerosi casi. Basti pensare alla recente inchiesta aperta per un notaio accusato di appropriazione indebita, o al caso di un residente polacco che aveva denunciato abusi sessuali da parte dello stesso commissario della polizia. Ma ora il governo vuole cambiare le regole del gioco, obbligando i cittadini a rivolgersi prima alla polizia, con il rischio che il caso venga abbandonato senza che mai arrivi a un magistrato.
La domanda sorge spontanea: cosa accadrebbe se la polizia decidesse di non trasferire un caso al magistrato, magari inventando il pretesto di dover fare ulteriori indagini? Aquilina ha ricordato che la richiesta di inchieste da parte dei cittadini è aumentata solo dopo il 2013, quando la polizia aveva fallito gravemente nelle indagini su scandali di corruzione come 17 Black e i Panama Papers. Se queste indagini non fossero state raccolte dai magistrati, sarebbe stato come non fare nulla.
Ora, però, la situazione si fa ancora più preoccupante: il governo non solo vuole negare ai cittadini il diritto di chiedere un’inchiesta, ma intende anche interferire su come le stesse indagini vengono condotte. Le autorità controllate dal governo avrebbero accesso a indagini che fino a ora sono state trattate in segreto, mentre il governo stesso potrebbe nominare gli esperti incaricati, minando l’indipendenza dei magistrati. Ma non finisce qui: gli esperti dovranno essere persone fisiche e non società, un altro colpo mortale a indagini delicate come quelle sul riciclaggio di denaro, che richiedono gruppi di esperti e un lavoro approfondito. E così i colpevoli di riciclaggio potrebbero farla franca senza problemi.
Concludendo il suo intervento, Aquilina ha accusato il governo di creare un clima di segretezza per nascondere ciò che ha da nascondere. Un emendamento, secondo lui, privo di qualsiasi mandato elettorale. È risaputo che diversi deputati del governo sono contrari a questa legge, e ora è il loro dovere farsi sentire, non comportarsi come quando votarono contro l’inchiesta su Sofia, per poi mostrarsi pentiti in seguito.
Foto: [Archivio Times Of Malta]
Video: [Archivio Times Of Malta]
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