La Commissione Giustizia della Camera ha dato il via libera al disegno di legge che impone la “tagliola” di 45 giorni sulle intercettazioni, firmato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin. L’esame del testo, già approvato a Palazzo Madama lo scorso ottobre, si è concluso giovedì a ora di pranzo con l’approvazione del mandato ai relatori, l’azzurro Tommaso Calderone e Maria Carolina Varchi di Fratelli d’Italia: tra martedì e mercoledì erano stati bocciati tutti e 47 gli emendamenti, presentati dalle opposizioni. L’inizio della discussione in Aula è calendarizzato per venerdì 21 febbraio.
Il ddl, riscritto al Senato da un emendamento della relatrice (l’ex ministra leghista Erika Stefani), modifica l’articolo 267 del codice di procedura penale: se adesso le intercettazioni possono essere prorogate senza limiti dal gip, su richiesta del pm, per periodi successivi di 15 giorni, “quando vi sono gravi indizi di reato e l’intercettazione è assolutamente indispensabile”, da domani non potranno comunque “avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”. Fanno eccezione solo i reati informatici e di criminalità organizzata, per cui resta in vigore l’attuale disciplina speciale: quaranta giorni, prorogabili per periodi successivi di venti, qualora sussistano “sufficienti indizi” di reato (e non “gravi”). Esclusi questi casi, dunque, per poter intercettare oltre un mese e mezzo il pm dovrà portare al gip “elementi specifici e concreti”. Anche in questa espressione è nascosta una stretta: al momento, infatti, l’”assoluta indispensabilità” del mezzo può essere ritenuta sussistente anche se gli indagati, come spesso accade, per un certo periodo non dicono nè fanno nulla di compromettente. Con la nuova norma, invece, servirà per forza un “risultato” investigativo entro i primi 45 giorni, pena lo stop alle intercettazioni anche per reati gravissimi come omicidi, sequestri di persona, stalking, violenze sessuali. Un rischio di cui hanno avvertito moltissimi magistrati, nonché tutti gli addetti ai lavori ascoltati in audizione. “Questa proposta di legge è sbagliata, grave e pericolosa. Viene introdotta per la prima volta dopo soli 45 giorni una mannaia sulle indagini anche per reati gravissimi come l’omicidio. Una scelta dettata dal tipico furore ideologico della destra che rischia di compromettere le esigenze di sicurezza e l’individuazione dei responsabili dei reati. Questa norma, al contrario di quanto aveva promesso il governo, si applica anche ai reati di violenza di genere ed è un clamoroso errore nell’errore”, attacca Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia.
Nel corso dell’esame sono stati bocciati uno dopo l’altro – senza praticamente alcuna discussione – gli emendamenti di Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi e Sinistra che puntavano a escludere dalla “tagliola” una serie di reati, tra cui quelli di violenza contro le donne. “Ancora una volta si svela l’ipocrisia di governo e maggioranza che spendono tante belle parole sulla violenza di genere, ma poi bocciano le nostre proposte che aiuterebbero a difendere concretamente le donne. In pratica con il limite alle intercettazioni il codice rosso è abolito“, denunciano i deputati pentastellati Stefania Ascari, Federico Cafiero de Raho, Valentina D’Orso e Carla Giuliano. “Ma l’elenco dei danni”, aggiungono, “è lunghissimo: “iil governo Meloni annuncia urbi et orbi lotta dura contro la mafia e poi cala la mannaia dei 45 giorni anche sull’estorsione. Così nessuno denuncerà più i suoi estortori sapendo che lo Stato ha rinunciato a indagare seriamente su di loro. Per altro verso, la maggioranza sta approvando una legge del tutto contraddittoria rispetto al ddl Sicurezza, nel quale c’è una norma che al grido di “droga zero” manderà in rovina la filiera della canapa che nulla c’entra con la droga, mentre adesso respinge il nostro emendamento con cui sottraiamo dalla tagliola dei 45 giorni i reati connessi allo spaccio di stupefacenti“. “Erano false le rassicurazioni che abbiamo ascoltato qualche mese fa da governo e maggioranza sull’esclusione dei reati per mafia, terrorismo e codice rosso dalla limitazione dei 45 giorni. Nel testo che la destra porterà in Aula quei reati non sono affatto esclusi. Il provvedimento rappresenta un nuovo duro colpo alla lotta alla criminalità e ai femminicidi”, denuncia invece il capogruppo di Avs in Commissione Devis Dori, presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio.
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