Le cellule CAR-T riescono a liberare le arterie ostruite nei topi

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Dalle più innovative terapie anti-cancro alla lotta al colesterolo: le CAR-T, cellule immunitarie ingegnerizzate in laboratorio, sono state sfruttate con successo per disostruire le arterie di topi con aterosclerosi. L’idea in un nuovo studio su biorXiv è di indagare la possibilità di usarle un giorno per combattere le placche accumulate sulle pareti dei vasi sanguigni di pazienti non trattabili con le statine, la terapia farmacologica standard per abbassare il colesterolo e prevenire malattie cardiovascolari.

vasi bloccati. L’irrigidimento e la perdita di elasticità delle arterie causati dalla presenza di placche a base di colesterolo “cattivo” (LDL, o lipoproteine a bassa densità), cellule infiammatorie e altre componenti fanno parte di una condizione chiamata aterosclerosi. La crescita delle placche può arrivare a ostruire del tutto il passaggio del sangue nelle arterie, determinando un’ischemia (la restrizione dell’afflusso di sangue a un tessuto o a un organo) o un infarto (la morte del tessuto interessato da ischemia), nonché la rottura dell’arteria stessa, con una conseguente emorragia. 

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Risposta parziale. Le statine sono i farmaci di norma utilizzati per abbassare i livelli di grassi nel sangue, tuttavia hanno effetti collaterali che le rendono inadatte ad alcuni pazienti e non sempre, in chi le può assumere, riducono il colesterolo del livello desiderato. Inoltre, non in tutti i casi questa e altre terapie sono efficaci contro le cellule immunitarie infiammatorie che si trovano all’interno delle placche insieme ai grassi, e che sono le principali cause dell’ostruzione delle arterie.

CAR-T: usi alternativi. Le CAR-T (la sigla sta per Chimeric Antigens Receptor) sono cellule modificate in laboratorio a partire dai linfociti T, i globuli bianchi che di norma riconoscono patogeni e cellule maligne, fatte moltiplicare e di nuovo infuse nell’organismo: la modifica attuata serve di norma a riconoscere recettori specifici sulle cellule tumorali, ma fuori dall’ambito oncologico si studia anche la possibilità di impiegare le cellule T ingegnerizzate per il trattamento di altre condizioni, come le malattie infiammatorie.

Combattere l’infiammazione. Un team di scienziati dell’Università della Pennsylvania ha prelevato cellule T di topi e le ha geneticamente modificate in modo che rilasciassero proteine anti-infiammatorie in presenza di colesterolo LDL. I ricercatori hanno iniettato due dosi di CAR-T in quattro topi nutriti con una dieta ricca di grassi per cinque settimane e trattati con immunosoppressori per evitare reazioni di rigetto.

Dopo la terapia, nelle arterie degli animali erano presenti in media l’80% di placche in meno rispetto al gruppo di controllo, trattato con CAR-T modificate per attivarsi in presenza di una proteina non presente nei topi.

 

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Là dove serve. Le analisi del sangue nei topi con le arterie “liberate” hanno mostrato livelli di LDL simili a prima della terapia, segno che le CAR-T stavano prendendo di mira le cellule infiammatorie e non il colesterolo. Tra le altre cose lo studio ha il merito di confermare il ruolo dell’infiammazione nella formazione delle placche dell’aterosclerosi.

L’opzione dell’editing genetico. Non è la prima volta che l’ingegneria genetica viene impiegata nella prevenzione dei problemi cardiovascolari. Nel 2023 erano stati resi noti i risultati di uno studio clinico ancora molto preliminare in cui una variante della tecnica CRISPR era stata usata per editare un gene che innalza i livelli di colesterolo “cattivo” in pazienti affetti da una condizione genetica che ne facilita l’accumulo, arrivando a una riduzione molto consistente dei livelli di LDL nel sangue (seppur con eventi che avevano sollevato dubbi sulla sicurezza della terapia).

Nuovi test. Nel caso delle CAR-T, serviranno studi clinici più ampi su animali per verificare la sicurezza dell’approccio, e occorrerà capire se quanto testato sui topi sia trasferibile nell’uomo, posto che ci sono differenze nell’aterosclerosi tra umani e roditori. Se non ci saranno intoppi, i primi trial sui pazienti potrebbero cominciare tra un paio di anni.

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