offerta da 97 miliardi, Altman rifiuta

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Mentre a Parigi si discuteva il futuro dell’Intelligenza Artificiale, con un vertice internazionale, ospitato al Grand Palais, che ha segnato un passo avanti nella governance globale dell’AI, con l’impegno a evitare la concentrazione del mercato e a rendere lo sviluppo tecnologico sostenibile per l’ambiente e per la società, Elon Musk, dagli Stati Uniti, sparigliava le carte.
E così, se da un lato Ursula Von der Leyen annunciava la nascita della EU AI Champions Initiative e dall’altro il Summit decideva di dar vita a un osservatorio sull’impatto energetico dell’AI, guidato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, concentrandosi per altro su tematiche di etica e sostenibilità, Musk scuoteva il settore con una mossa inaspettata, presentando un’offerta multimiliardaria per acquisire il controllo di OpenAI.

Elon Musk vuole comprare OpenAI

La notizia, di per sé è semplice, quasi stringata: Elon Musk ha lanciato una offerta da 97,4 miliardi di dollari per acquisire OpenAI, la “società madre” di ChatGPT. 
Un’offerta che OpenAI ha fin da subito definito ostile e che non è che l’ennesima riprova dell’aperto conflitto tra il patron di Tesla e il CEO di OpenAI Sam Altman. 
Musk, ricordiamo, figura tra i co-fondatori di OpenAI nel 2015, ma ne è uscito nel 2018, sostenendo che la società si sia progressivamente trasformata in un’entità a scopo di lucro, allontanandosi dall’ideale di AI open-source e orientata alla sicurezza. Idea quest’ultima senza rafforzata dall’ingresso di Microsoft nel novero dei principali finanziatori di OpenAi.

Il sarcasmo di Altman

La risposta di Sam Altman non si è fatta attendere. In un post su X (ex Twitter), il CEO di OpenAI ha liquidato la proposta con sarcasmo: “No, grazie. Ma se vuoi, noi possiamo comprare Twitter per 9,74 miliardi di dollari”. La battuta, non solo riprende la cifra simbolica dell’offerta di Musk (97,4 miliardi), ma ignora volutamente il rebranding di Twitter in X.

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Altman ha inoltre ribadito ai dipendenti che l’azienda non ha alcuna intenzione di vendere a Musk, confermando che il consiglio di amministrazione non prenderà in considerazione l’offerta.

La questione OpenAI: profitto o bene pubblico?

La battaglia tra Musk e Altman non è solo una disputa personale, ma riflette due visioni contrapposte sul futuro dell’Intelligenza Artificiale.

  • Musk accusa OpenAI di aver abbandonato la sua missione no-profit, trasformandosi in un’azienda sempre più orientata al guadagno e sempre più legata a Microsoft, uno dei suoi principali investitori.
  • OpenAI sostiene che l’evoluzione verso un modello a scopo di lucro sia necessaria per attrarre investimenti e sviluppare modelli di AI sempre più avanzati, dato l’enorme costo computazionale richiesto.

La posizione di Musk è stata rafforzata dalla recente causa legale intentata contro OpenAI, in cui afferma che la società ha violato gli accordi iniziali, mettendo il profitto davanti alla sicurezza e all’interesse collettivo.

Elon Musk e Open AI, le questioni politiche

E poi ci sono questioni politiche da non sottovalutare.
La cordata che sostiene Musk in questa sua offerta comprende nomi di spicco come Ari Emanuel, CEO di Endeavor e figura di riferimento nel mondo dell’intrattenimento, e Joe Lonsdale, cofondatore di Palantir e vicino all’ex presidente Donald Trump. Tra gli altri finanziatori figurano Vy Capital, Baron Capital Group, Valor Management e Atreides Management, tutti con una lunga storia di investimenti nelle società di Musk.

In realtà, secondo alcuni analisti, l’obiettivo di Musk non sarebbe realmente acquisire OpenAI, ma complicare i suoi piani di transizione a una struttura completamente a scopo di lucro, riducendo il controllo della no-profit e rendendo più attraente l’azienda per nuovi investitori. Altman, dopo il rientro nel board di OpenAI lo scorso anno, ha già avviato un piano di ristrutturazione per attirare maggiori capitali, con il sostegno di Microsoft. 

L’offerta di Musk arriva in un momento delicato, con OpenAI al centro del progetto Stargate, un piano da 500 miliardi di dollari annunciato da Donald Trump per lo sviluppo dell’AI, finanziato da Oracle e SoftBank. Un’iniziativa dalla quale Musk è stato escluso, nonostante la sua influenza politica. La sua mossa potrebbe dunque essere un tentativo di rientrare nella partita dell’AI, o almeno di far salire il prezzo di OpenAI, costringendo i suoi rivali a rivedere le proprie strategie.

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