Omicidio Vassallo, l’accusa dei pm: “Ucciso per proteggere il deposito di droga. Fu procurato dal carabiniere Cagnazzo e dai Palladino”

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L’avviso notificato a otto indagati, tra cui il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, chiude il cerchio delle indagini sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Quel delitto fu deciso e compiuto per proteggere un traffico di droga e un deposito di cocaina nei pressi di Torre Caleo, sostiene la procura. E ora rischiano il processo anche i complici di quel traffico. Eccola, la novità che emerge dalle carte trasmesse dai pubblici ministeri di Salerno guidati da Giuseppe Borrelli. C’è un capo di imputazione ulteriore, non formalizzato negli arresti del 7 novembre, a Cagnazzo e company: associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e al traffico di stupefacenti con l’aggravante delle armi. Il sindaco pescatore fu giustiziato con 9 colpi di pistola mentre rincasava in auto la sera del 5 settembre 2010. Il giorno dopo aveva appuntamento con un capitano dei carabinieri di Agropoli al quale avrebbe dovuto denunciare le notizie sul narcotraffico nel porto di Acciaroli che aveva appreso nelle settimane di fine agosto.

L’omicidio – secondo i pm della Dda salernitana – fu pianificato “al fine di assicurarsi l’impunità” dell’associazione a delinquere. Un sodalizio che, secondo l’inchiesta, aveva ai vertici Raffaele Maurelli (poi morto per malattia) e Giovanni Cafiero, che nel luglio 2023 entrerà prepotentemente nella cronaca giudiziaria del Napoletano perché arrestato con l’accusa di essere il nuovo capo del clan Cesarano di Pompei e Castellammare di Stabia, ora è agli arresti domiciliari ed è in corso il processo. Ne facevano parte anche l’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano, il colonnello Cagnazzo e l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, tutti in carcere dal 7 novembre con l’accusa di aver concorso nell’uccisione di Vassallo insieme al collaborante Romolo Ridosso (estraneo alle indagini sulla droga).

Nell’associazione a delinquere erano inseriti anche tre imprenditori turistici di Pollica, i fratelli Giovanni, Domenico e Federico Palladino, titolari di un residence e gestori di alcuni locali della bella vita cilentana. Il gruppo “dopo aver importato rilevanti quantitativi di cocaina – si legge nell’avviso – provvedeva al trasporto via mare e al successivo deposito presso strutture (deposito/container) esistenti nei pressi di Torre Caleo”. Merce pronta per essere poi essere redistribuita e messa sul mercato. Secondo gli atti ora messi a disposizione di indagati e avvocati, Cioffi e Cipriano erano sodali di Maurelli e di Cafiero da prima del 2010.

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Il brigadiere e l’imprenditore, forti di quegli agganci, avrebbero partecipato “all’acquisto ed al successivo trasporto della sostanza stupefacente che, a partire dal 2010, veniva sbarcata a Pollica attraverso natanti per essere commercializzata e spostata in altre località”. E qui, per gli inquirenti, entravano in gioco Cagnazzo e i Palladino: “Procuravano al sodalizio il deposito ove stoccare lo stupefacente sbarcato ad Acciaroli, assicurando Cagnazzo al sodalizio, unitamente a Cioffi, avvalendosi entrambi dello propria qualità di noti ufficiali di polizia giudiziaria, essendo entrambi carabinieri in servizio presso il Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, protezione avverso i rischi derivanti da investigazioni aventi ad oggetto i delitti rientranti nel programma criminoso della associazione”. Tesi che dovranno reggere al vaglio di un processo che si avvicina.

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