ora decide il Tribunale dei ministri

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Giustizia

di Rita Cavallaro





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Il Tribunale dei ministri ha avviato l’indagine sul Guardasigilli Carlo Nordio in relazione al caso Almasri. Tutta la documentazione sull’arresto e il rilascio del generale libico, all’attenzione della Procura di Roma che ha indagato mezzo governo dopo la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti in merito al rimpatrio del torturatore a Tripoli, è ora al vaglio del collegio dei ministri, che avrà 90 giorni di tempo per valutare se sussiste l’ipotesi di reato nei confronti del ministro della Giustizia, sui cui pende l’accusa di omissione di atti d’ufficio, a differenza di quelle ipotizzate per la premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, iscritti dal procuratore capitolino Francesco Lo Voi sul registro degli indagati per favoreggiamento e peculato.
Il Tribunale dei ministri, una volta studiato il fascicolo ricevuto lo scorso lunedì, dovrà pronunciarsi in due sensi: qualora non ritenesse sufficienti gli elementi fondanti della richiesta arrivata dalla Procura di Roma potrebbe archiviare il caso, al contrario dovrà chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere. A quel punto la palla passerebbe a Montecitorio, dove i parlamentari dovranno votare per concedere alla magistratura l’autorizzazione, appunto, a proseguire l’azione penale nei confronti del Guardasigilli.
In questi tre mesi, intanto, il Tribunale dei ministri esaminerà con la massima attenzione tutti gli atti e le interlocuzioni scambiati tra il ministero della Giustizia, la Corte penale internazionale, che il 18 gennaio scorso ha emesso il mandato di cattura per Almasri, e la Corte d’Appello di Roma, che il 21 gennaio non ha convalidato l’arresto del generale libico, fermato a Torino il 19 gennaio dopo un tour di dodici giorni in giro per l’Europa e rispedito in Libia con un volo di Stato subito dopo la scarcerazione.
I giudici, per ricostruire la vicenda e analizzare l’ipotesi di omissione di atti d’ufficio nei confronti di Nordio, si concentreranno anche su quegli “errori” e “nullità” nel provvedimento di arresto dell’Aja che il Guardasigilli ha delineato durante la sua informativa in Parlamento, quando ha sottolineato che nel mandato di cattura per Almasri della Cpi c’erano “una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma e anche una “incertezza assoluta”, a cominciare “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”. In quell’occasione, Nordio, parlando di atto “completamente viziato”, aveva anche annunciato l’invio del documento, trasmesso lunedì scorso, con l’ufficiale richiesta di spiegazioni alla Cpi su quelle incongruenze che hanno generato il caos del mandato di cattura del libico e la non convalida dell’atto da parte dei giudici romani. Nella richiesta di chiarimenti, l’Italia ha posto l’accento sugli “incomprensibili salti logici” presenti, a detto del Guardasigilli, nel dispositivo della pre-trial Chamber e sulla questione della competenza sollevata dalla giudice messicana Maria del Socorro Flores Liera, che a differenza dei suoi due colleghi della Corte ha espresso parere negativo all’arresto del capo della polizia giudiziaria libica.
Quel parere contrario, tra l’altro, ha aperto un giallo sulle tappe intraprese dall’Aja nell’emissione in fretta e furia del mandato per Almasri, la cui richiesta d’arresto giaceva alla Cpi dall’ottobre scorso: è inizialmente sparito dal mandato d’arresto, al quale avrebbe dovuto essere allegato, il 18 gennaio ed è poi ricomparso nella pubblicazione sul sito il 25 gennaio, all’indomani di una nuova e inconsueta camera di consiglio che la Cpi avrebbe stranamente disposto per correggere dei futili e irrilevanti refusi nel dispositivo. Insomma, i giudici dovranno trovare risposte ai punti ancora oscuri.
Dall’altra parte il Tribunale dei ministri prenderà in considerazione le rimostranze dell’Aja sul fatto che Nordio non ha subito segnalato quei vizi nel mandato alla Cpi, che avrebbe potuto risolvere i cavilli giuridici ed evitare la scarcerazione di Almasri. Senza contare che, come sostiene l’opposizione intenta a presentare mozioni di sfiducia un giorno sì e l’altro pure, lo stesso Nordio avrebbe potuto sanare le irregolarità procedurali rilevate dalla Corte d’Appello di Roma, riguardanti la mancata comunicazione al Guardasigilli, competente in via esclusiva per i rapporti con la Corte penale dell’Aja.


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