La Banca centrale europea (BCE) ha espresso preoccupazione per le crescenti frizioni commerciali e le barriere normative che potrebbero ostacolare la crescita nell’Eurozona. Queste incertezze sono aggravate dal rallentamento economico globale e dalle politiche commerciali degli Stati Uniti, che potrebbero determinare nuove tariffe e restrizioni.
Nel suo ultimo bollettino economico, la BCE evidenzia un indebolimento dello slancio commerciale negli ultimi mesi del 2024. I dati mostrano che la crescita del commercio mondiale si è attestata allo 0,7% nel quarto trimestre del 2024 e nel primo trimestre del 2025, in calo rispetto all’1,5% registrato nei due trimestri precedenti. Questo rallentamento rappresenta una sfida per gli esportatori europei, che devono affrontare una domanda globale in calo e nuove barriere commerciali.
I nuovi ordini di esportazione manifatturiera hanno registrato un calo a dicembre 2024, segnalando una persistente debolezza del settore. Nonostante le importazioni statunitensi abbiano fornito un temporaneo sollievo agli esportatori europei, il fenomeno potrebbe essere stato influenzato dalle incertezze sulla politica commerciale della nuova amministrazione americana. Il rapporto evidenzia che le aziende hanno anticipato le importazioni in previsione di possibili nuovi dazi, il che potrebbe comportare un calo degli scambi nei prossimi mesi.
Andamento del PIL e sentiment economico
L’attività economica dell’Eurozona rimane stagnante, con un PIL che ha registrato un modesto incremento dello 0,1% nel quarto trimestre del 2024, trainato principalmente dal settore dei servizi, mentre la produzione industriale e gli investimenti aziendali restano deboli.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è la diminuzione della fiducia tra imprese e consumatori, un fattore che potrebbe ritardare la ripresa economica. La BCE sottolinea che le tensioni geopolitiche, i costi di finanziamento elevati e l’incertezza sulle politiche commerciali potrebbero compromettere il recupero dell’economia europea nei prossimi mesi.
Inflazione: riduzione lenta e prudenza della BCE
L’inflazione nell’Eurozona sta gradualmente diminuendo, ma resta superiore all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE. A gennaio 2025, l’inflazione generale si attestava al 2,8%, mentre l’inflazione core, che esclude energia e generi alimentari, era al 2,9%. La BCE attribuisce la persistenza delle pressioni inflazionistiche alla crescita salariale, che continua a influenzare i prezzi nel settore dei servizi.
Nonostante il calo dell’inflazione, la BCE mantiene un approccio cauto e non si impegna preventivamente a ridurre i tassi d’interesse. Le decisioni di politica monetaria continueranno a basarsi sui dati economici in arrivo, evitando preannunci di interventi di allentamento.
Competitività europea e riforme strutturali
Oltre ai rischi immediati legati al commercio e all’inflazione, la BCE sottolinea le sfide di competitività a lungo termine per l’Eurozona. Le aziende europee affrontano maggiori oneri normativi e vincoli finanziari rispetto alle loro controparti statunitensi, con costi commerciali interni in Europa che equivalgono a una tariffa ad valorem media del 44% per la produzione, rispetto al 15% negli Stati Uniti.
In questo contesto, il rapporto della BCE evidenzia l’importanza delle riforme strutturali per rafforzare la competitività del continente. La BCE accoglie con favore la strategia della Commissione Europea per stimolare gli investimenti e semplificare la regolamentazione, sottolineando che il miglioramento del mercato unico sarà cruciale per garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo.
Le proiezioni della BCE indicano che la crescita economica dell’Eurozona potrebbe restare debole nei primi mesi del 2025, con venti contrari rappresentati da nuove tariffe, riduzione del frontloading delle importazioni e un rallentamento della domanda globale. La BCE sottolinea la necessità di monitorare attentamente l’evoluzione del contesto macroeconomico e di adottare misure adeguate per mitigare i rischi e sostenere la crescita a lungo termine.
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