«Per rispondere ai mutati bisogni assistenziali è necessario cambiare il paradigma»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


A fine gennaio Barbara Mangiacavalli è stata riconfermata alla presidenza della FNOPI, la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche. Direttore Socio-Sanitario della ASST Milano Nord dal 2019, in precedenza ha ricoperto lo stesso incarico presso l’ASST Bergamo Ovest. I prossimi anni saranno centrali per il futuro del SSN e gli infermieri sono una delle professionalità cardine: come sta disegnando Mangiacavalli il suo mandato, in continuità con quello precedente?

Siamo in un momento cruciale per il SSN e le professioni sanitarie. Qual è il ruolo che FNOPI vuole ritagliare per l’infermiere nei prossimi anni?

«L’infermiere è il responsabile della filiera assistenziale che sta assumendo un peso sempre più rilevante nei bisogni della nostra popolazione. Il ruolo dell’infermiere è già ben riconosciuto dai cittadini e all’interno delle equipe multiprofessionali e in questo contesto si inserisce l’azione della Federazione impegnata per la crescita e la valorizzazione della professione. Per rispondere ai bisogni assistenziali di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche è necessario cambiare il paradigma, mettere in connessione l’ospedale con il territorio e con il domicilio in un rapporto nel quale l’infermiere può essere l’elemento decisivo. Occorre quindi investire sullo sviluppo delle competenze accogliendo le sfide della sanità digitale ma mettendo sempre al centro la componente relazionale e umana».

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Tra le maggiori criticità c’è la carenza di personale: si stima che in Italia manchino 60.000 infermieri. Qual è a suo avviso la ragione di questa mancanza e come rendere la professione nuovamente attrattiva?

«Oggi un infermiere per 30 anni si trova a restare nella stessa posizione, senza che la sua carriera possa evolversi e comunque senza riconoscimenti formali. Questo è uno degli aspetti che mina l’attrattività della professione, mentre dobbiamo provare ad avvicinarci sempre di più alle esigenze dei giovani. Serve intervenire, da un lato, per ottenere il giusto riconoscimento economico e delle competenze, ma dall’altro si deve lavorare sulla formazione.

L’infermiere può essere l’elemento decisivo nel mettere in connessione l’ospedale con il territorio e il domicilio del paziente

Lo stiamo facendo da tempo in sinergia con il Ministero della Salute e con quello dell’Università per specializzare il percorso formativo universitario. Lo testimonia l’introduzione delle lauree magistrali a indirizzo clinico su Cure Primarie e Sanità pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali e Cure Intensive e nell’Emergenza che hanno l’obiettivo di intercettare i tanti giovani interessati (come testimoniano gli ultimi sondaggi condotti da Almalaurea) a continuare a studiare e a specializzarsi».

In questi anni il Governo ha attinto professionisti dall’estero per riuscire a garantire i servizi. Qual è la vostra posizione in merito e come integrare la forza lavoro straniera con quella italiana?

«Non siamo chiusi nei confronti della possibilità di accogliere colleghi dall’estero, è un meccanismo persino ovvio nella logica della circolazione dei professionisti in Europa e a livello internazionale, l’importante, però, è creare condizioni di sicurezza e di etica rispetto alle esigenze dei professionisti e dei paesi coinvolti. Il nostro approccio è, quindi, duplice: da un lato, non impoverire Paesi che hanno bisogno di avere determinate competenze, dall’altro poter guardare a Paesi che hanno un percorso formativo sovrapponibile a quello italiano, validato a livello europeo e che stabilisca requisiti precisi rispetto alla formazione, anche dal punto di vista linguistico. Allo stesso tempo dovremmo favorire comunque la permanenza dei colleghi italiani o la possibilità che essi possano ritornare in Italia spendendo le competenze acquisite altrove». 

Recentemente il rinnovo del contratto è stato bloccato per una spaccatura nei sindacati. Questo però congela anche i magri traguardi che si erano raggiunti. Cosa ne pensa?

«La Federazione, in qualità di Ente sussidiario dello Stato, per Legge, non può e non deve sovrapporsi al Sindacato deputato a svolgere un compito diverso che, per correttezza e profondo rispetto dei ruoli e delle competenze, non spetta a noi giudicare. Chiaramente la Federazione, nei limiti del profilo istituzionale, non manca di rappresentare agli interlocutori istituzionali la propria visione sulle più opportune misure di valorizzazione della professione infermieristica, anche suggerendo percorsi di riconoscimento normativo che tocca poi alle organizzazioni sindacali tradurre in misure anche economiche in sede di contrattazione collettiva nazionale».

Prestito personale

Delibera veloce

 

Nell’ottica del rafforzamento della medicina territoriale si inserisce l’infermiere di famiglia e comunità. A che punto siamo e che cosa manca affinché questa figura sia realmente operativa in tutte le Regioni?

«Tutte le Regioni hanno accolto il DM 77 e il modello dell’infermiere di famiglia e comunità è stato recepito formalmente, con specificità che variano chiaramente da Regione a Regione. Possiamo dire che, ad oggi, esiste una rete di infermieristica di comunità e che deve tararsi su modelli ancora più proattivi. Lo studio AIDOMUS, il primo sull’assistenza infermieristica domiciliare in Italia condotto su mandato della FNOPI dal CERSI, certifica un’attività importante da parte degli infermieri che deve tramutarsi in modello più avanzato, cioè non di mera prestazione.

Esiste una rete di infermieristica di comunità che deve tararsi su modelli ancora più proattivi

Dai dati emerge che 91,7% dei pazienti ha giudicato più che positiva l’assistenza infermieristica ricevuta e che l’83,8% degli infermieri è soddisfatto o molto soddisfatto del proprio lavoro. Ma soprattutto lo studio ha dimostrato che con l’assistenza infermieristica domiciliare erogata nell’ambito del SSN si spendono 138,73 euro al giorno contro i 636,31 euro di costo per la stessa assistenza, ma svolta a livello ambulatoriale: il 78% in meno con la stessa qualità, maggiore compliance del cittadino e analoghi risultati».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Source link