Ricerca d’eccellenza, Ca’ Foscari nella top ten europea con 18 “Marie Curie”

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L’università Ca’ Foscari di Venezia ottiene i finanziamenti europei per 18 progetti “Marie Skłodowska-Curie”, per un totale di 5,5 milioni di euro, collocandosi fra i primi dieci atenei in Europa per numero di borse vinte. Si tratta del programma della Commissione europea – intitolato alla prima donna premio Nobel – che seleziona e finanzia annualmente i talenti più promettenti della ricerca dando loro l’opportunità di condurre un proprio progetto scientifico, spostandosi tra istituzioni e paesi.

Le ricerche saranno sviluppate da studiosi di nove nazionalità, la maggior parte provenienti dall’estero. Condurranno i loro progetti di ricerca biennali o triennali tra Ca’ Foscari e altre università o centri di ricerca in Stati Uniti, Svizzera, Giordania e Thailandia. Tra i temi dei progetti di ricerca: conflitti in Medio oriente e intelligenza artificiale, ma anche Aristotele, migranti e lavori di cura, traffico di droga, approfondimenti interdisciplinari su letterature, culture e religioni.

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Finanziamenti e contributi

 

Questa edizione del prestigioso grant europeo è stata particolarmente competitiva: ha assegnato 1.696 finanziamenti, selezionando i vincitori tra 10.360 progetti presentati (quasi 30% di domande in più rispetto al bando precedente), per un investimento totale di 417 milioni di euro. Queste borse di ricerca si distinguono tra tipologia Global (almeno un anno di ricerca all’estero e uno di rientro a Ca’ Foscari) e le European Fellowship (due anni di ricerca a Ca’ Foscari). Grazie all’attenzione dell’ateneo per questi finanziamenti competitivi internazionali, la comunità di “Marie Skłodowska-Curie” fellow cafoscarini è cresciuta e conta oggi 211 ricercatrici e ricercatori. 

Le ricercatrici e i ricercatori cafoscarini valutati con un “Seal of Excellence” (valutazione eccellente, ma progetti non finanziati) sono stati 28. Per loro potrebbe aprirsi la prospettiva di un finanziamento dal Pnrr con l’iniziativa ministeriale Young researchers, opportunità già colta in passato da altri ricercatori.

Di seguito, i vincitori con i rispettivi progetti di ricerca.

Global Fellowship

  • Leonardo Bevilacqua, attualmente ricercatore in Germania, per la sua Global Fellowship farà ricerca per due anni all’Università della California Berkeley, per poi concludere la sua ricerca a Venezia. L’obiettivo del suo progetto è scrivere una storia culturale dei diversi modi in cui il concetto americano di “sottoproletariato” è stato esportato in diversi contesti nazionali europei nei vent’anni successivi al Trattato di Maastricht.
  • Sofia Cavalcanti (per lei un biennio alla University of North Carolina at Chapel Hill) si propone di indagare l’immaginario acquatico nella letteratura arcipelagica contemporanea di scrittrici anglofone.
  • Francesco Davoli (biennio all’Università di Losanna) indagherà l’eredità delle “Georgiche” di Virgilio in Italia tra il XV e il XIX secolo e il suo impatto sulle pratiche agricole e di allevamento attraverso l’analisi delle traduzioni del poema virgiliano e dei trattati agronomici.
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  • La ricercatrice italo-brasiliana Lilian Diniz (diretta alla Northern Illinois University (USA) esaminerà il complesso fenomeno della conversione religiosa e dell’apostasia nell’Iberia altomedievale, esplorando come il significato attribuito dalle comunità religiose a tale “crimine” possa offrire spunti di riflessione sulla solidità e la coerenza dell’identità religiosa degli apostati.
  • Dumitru Razvan (nazionalità romena, biennio alla Cornell University) si occuperà di cultura nell’Europa moderna. Esaminando i tessuti come complessi mezzi di propagazione della conoscenza in società largamente analfabete, cercherà di dimostrare come oggetti come sciarpe, nastri e indumenti ricamati riflettano e influenzino le identità culturali, consentendo un contatto con altre culture e plasmando le identità locali e regionali.
  • L’italiana Enna Antea proviene dall’Institut français du Proche-orient (Ifpo) di Beirut. Trascorrerà i primi tre mesi del progetto presso il Department of Government dell’Università dell’Essex, seguiti da un anno e mezzo presso il Centre for Strategic Studies (CSS) dell’Università della Giordania e infine da tre mesi presso l’Issam Fares Institute dell’Università americana di Beirut, prima di rientrare a Ca’ Foscari. Il suo progetto mira a fornire una comprensione più ampia delle dinamiche di conflitto in Giordania e Libano.
  • Susann Kassem ha nazionalità tedesca e libanese, proviene dall’Università di Oxford e svolgerà parte della sua ricerca al Graduate Institute di Ginevra. La sua ricerca, che prevede attività sul campo in Libano, analizza le frontiere come processi sociali complessi che includono le percezioni, le pratiche, le identità e le visioni delle comunità di confine.
  • Chiara Lovotti trascorrerà due anni presso la Harvard University (Kennedy School) a Boston. Il suo progetto analizzerà l’intervento russo nei recenti conflitti in Medio Oriente e Africa, esplorandone l’interazione con i contesti politici locali e cercando di rispondere al quesito: cosa spinge i leader locali a scegliere il ‘modello russo’?
  • Amalia Rossi trascorrerà un anno presso la facoltà di Scienze Politiche della Chulalongkorn University (Bangkok, Thailandia) e due anni a Ca’ Foscari. Si concentrerà sui paesaggi buddisti thailandesi, con l’obiettivo di esplorare e stimolare le interconnessioni tra concezioni artistiche e religiose della materia e della materialità e le attuali conversioni “green” nei settori industriale e infrastrutturale, in particolare per quanto riguarda la gestione dei rifiuti nei contesti urbani.
  • Francesca Rotolo avrà come partner l’Università di Zurigo. Concentrandosi sul caso studio della musica, analizzerà la portata della categoria giuridica di “rischio sistemico”, recentemente introdotta dall’AI Act, per verificare se possa includere gli impatti sistematici che i sistemi di intelligenza artificiale generativa (genAI) possono avere sui diritti fondamentali legati al pluralismo culturale.
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  • Vito Ruggiero trascorrerà i primi due anni del progetto presso il Center for Latin American Studies dell’Università di Pittsburgh. Il suo progetto mira ad approfondire la comprensione delle dinamiche globali che legano il traffico di droga e il potere politico attraverso il caso della Bolivia tra il 1971 e il 1982.

European Fellowship

  • La ricercatrice americana Alexandra Deem arriverà a Ca’ Foscari dalla Freie Universität di Berlino. Esplorerà la convergenza tra IA generativa, cultura del brand e logica dell’autenticità sui social media, analizzando il fenomeno emergente degli “AI influencers”.
  • Giulio Di Basilio, oggi alla Goethe-Universität di Francoforte, a Ca’ Foscari si occuperà di Aristotele, in particolare proporrà un’analisi complessiva della concezione della virtù del carattere di Aristotele nel trattato Etica Eudemia assieme ai cosiddetti libri comuni con l’Etica Nicomachea.
  • Il progetto della ricercatrice srilankese Sampath Wasana Handapangoda, attualmente all’Università di Vienna, riguarda i lavoratori domestici e di cura migranti retribuiti (PMDCWers), sia donne che uomini, che sono persone di colore appartenenti a comunità di immigrati della classe operaia e di minoranza che rimangono “invisibili” nel paese in cui lavorano e vivono.
  • Ramón Macho, ricercatore spagnolo, condurrà la sua ricerca presso il New Institute Centre for Environmental Humanities di Ca’ Foscari. Il suo progetto punta a sviluppare un concetto filosofico pluralista di natura che accolga le diverse cosmologie documentate dagli antropologi in tutto il mondo.
  • Il ricercatore indiano Ambuj Mehrish, proveniente dalla Singapore University of Technology, in collaborazione con il Neuro-X Institute della EPFL e l’Università di Ginevra mira a stabilire un’integrazione tra le discipline delle neuroscienze cognitive e le metodologie avanzate di intelligenza artificiale.
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  • Céline Murphy, nazionalità francese e irlandese, proviene dall’Istituto per lo studio della preistoria egea di Creta. Esplorerà il ruolo che i rituali ospitati nei santuari cretesi dell’Età del Bronzo (“minoici”, ca. 1900-1450 a.C.) sulle cime delle montagne hanno svolto nello sviluppo delle cerimonie religiose e dei programmi iconografici successivamente utilizzati nei grandi centri di pianura (convenzionalmente noti come “palazzi”).
  • Chiude la lista dei 18 progetti uno studio sulle dinamiche inter- e transnazionali dell’opposizione ai regimi nelle società divise in senso etno-religioso, con un’attenzione specifica a come i gruppi della diaspora libanese e irachena contribuiscono a sfidare i regimi dei loro Paesi d’origine.



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