Sanità integrativa in affanno? Analisi e strategie del Fasi

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Lo chiamano secondo pilastro, ma anche la sanità integrativa da qualche anno è in affanno. Oggi conta su 16 milioni di iscritti, ma nell’ultimo periodo il settore arranca, come confermano i numeri pubblicati a fine gennaio dal ministero della Salute.

Fondi, Casse e società di mutuo soccorso in effetti sono cresciuti nell’ultimo decennio al ritmo di un milione di nuovi iscritti all’anno – da 5,8 milioni del 2013 a 16,2 milioni –  ma in un’Italia che invecchia qualcosa sta cambiando: tra il 2021 e il 2023 il ritmo è decelerato fermandosi, appunto, a quota 16 milioni. Ma cosa sta accadendo? Il Fasi, fondo dei dirigenti di azienda, scommette su innovazione e prevenzione, aumentando gli iscritti e le coperture per gli assistiti. Fortune Italia ne ha parlato con Fabio Pengo, vicepresidente del Fasi, che ha appena presentato il suo piano per il 2025.

In che modo la demografia sta impattando sul settore?

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L’invecchiamento della popolazione italiana sta avendo un impatto significativo sul settore sanitario e, di conseguenza, anche sulla sanità integrativa. L’elevata aspettativa di vita alla nascita (81,7 anni per gli uomini e 85,8 per le donne) si traduce in un incremento assoluto della popolazione anziana (14,4 milioni al 1 gennaio 2024). L’indice di dipendenza anziani è 38,4 anziani, il che significa che ogni 100 persone in età attiva 15-64 vi sono oltre 38 over 65, un terzo dei quali necessita di assistenza sanitaria a lungo temine. Dunque il dato da monitorare non è tanto l’aspettativa di vita alla nascita, ma il numero di anni attesi in salute per un over 65 (la healthy life expectancy è 10,4 anni per gli uomini e 9,9 anni per le donne). Dati che implicano una maggiore domanda di coperture sanitarie integrative, che possano appunto integrare il sistema pubblico o fornire soluzioni per il long term care.

Contestualmente però, l’incremento delle cronicità, con una maggiore incidenza di patologie quali diabete, ipertensione o malattie cardiovascolari, evidenzia la necessità di soluzioni in grado di assorbire la crescente domand che il nostro Servizio Sanitario nazionale fatica a soddisfare. 

Dal canto suo il Fasi ha già sperimentato in passato un forte invecchiamento demografico. Tra il 2005 e il 2012 abbiamo registrato un rapido incremento dei dirigenti in pensione e una contestuale diminuzione di quelli in servizio, con un deterioramento del rapporto fra queste due categorie.  In risposta a questo scenario, il Fasi ha adottato una strategia orientata ad un’oculata gestione delle risorse: da una parte, vi è stata la revisione – e anche l’aumento – dei contributi richiesti; dall’altra, si è intervenuti sul Nomenclatore Tariffario, con un aggiornamento delle prestazioni riconosciute e delle relative tariffe per erogare il rimborso. 

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento dei dirigenti in servizio (66.223 nel 2024 a fronte di 66.073 pensionati), ma il rischio di una nuova ondata sfavorevole rimane concreto, soprattutto considerando che una quota significativa dei nostri assistiti ha tra i 50 e i 60 anni. In previsione di ulteriori evoluzioni demografiche e del mercato del lavoro, il Fasi ha sviluppato un modello previsionale che permette di analizzare e monitorare l’andamento economico-finanziario del Fondo nei prossimi anni, assicurando una pianificazione strategica e sostenibile, in linea con le dinamiche cliniche e assistenziali di una popolazione in continuo cambiamento.

Quali sono le peculiarità del Fasi?

Istituito nel 1977, il Fasi è uno dei fondi di natura negoziale più grandi di Europa e la sua missione è quella di rimborsare ai Dirigenti industriali volontariamente iscritti, in servizio o in pensione, nonché ai loro nuclei familiari, il costo totale o parziale delle prestazioni sanitarie erogate da strutture sanitarie e professionisti al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale. Il Fondo si finanzia attraverso il contributo versato dai propri iscritti, aziende e dirigenti industriali associati rispettivamente a Confindustria e Federmanager.

Il valore che il Fondo genera verso i propri assistiti non si manifesta unicamente attraverso il rimborso delle spese sanitarie, ma anche (e soprattutto) attraverso la garanzia che il Fondo seguirà gli assistiti durante tutte le fasi più critiche della loro vita, anche dopo il pensionamento. Il principio di mutualità e di solidarietà intergenerazionale su cui si fonda il Fasi, consente agli assistiti che lo necessitano, di richiedere rimborsi per prestazioni superiori al valore dei contributi versati, indipendentemente dall’età e dallo stato di salute (principio di non selezione del rischio),

Per questo, garantire la sostenibilità di medio-lungo periodo del Fondo assicurando che tali prestazioni siano fruibili nel tempo rappresenta la proposta di valore unica del Fasi per i suoi assistiti. 

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Come legge la crisi del Ssn e in che modo la sanità integrativa potrebbe contribuire a garantire, davvero, il diritto alla salute in un Paese che invecchia?

La crisi del Ssn n Italia rappresenta una sfida complessa, derivante da fattori strutturali quali l’invecchiamento della popolazione, l’insufficienza dei finanziamenti pubblici, l’incremento delle malattie croniche, la carenza di personale sanitario e una burocrazia eccessivamente rigida. Questi elementi, uniti alle aspettative dei cittadini in termini di qualità, tempestività e accessibilità alle cure stanno mettendo a dura prova il sistema pubblico, richiedendo una riorganizzazione del modello sottostante.

In questo contesto, la sanità integrativa consente un accesso alle cure a una fetta della popolazione oggi costituita da lavoratori dipendenti, il cui rapporto contrattuale è disciplinato da un  contratto collettivo di lavoro. Il sistema del secondo pilastro, se valorizzato, è in grado di contribuire a colmare le lacune dell’accesso ai servizi sanitari, limitando la frammentazione tra i diversi sistemi (pubblico, mutualistico, negoziale, assicurativo e out-of-pocket) che, se non integrati, rischia di generare sovrapposizioni ed inefficienze.

Il Fasi, con la sua popolazione assistita di circa 300.000 persone su tutto il territorio nazionale (e anche in regioni remote del mondo), rappresenta un laboratorio ideale per sperimentare nuove forme di innovazione tecnologica a beneficio dei pazienti, ma anche modelli di assistenza efficaci e sostenibili, capaci di generare valore aggiunto per l’intera comunità di riferimento. Pertanto, se opportunamente valorizzata e coordinata, la sanità integrativa ha il potenziale di rendere più resiliente l’intero sistema salute.

Avete deciso di investire in prevenzione: come mai?

Apartire dal 2011 l’offerta sanitaria del Fondo è stata progressivamente ampliata con l’introduzione di pacchetti prevenzione che, ad oggi, sono 17, suddivisi tra prevenzione “generica” e odontoiatrica, per specifiche fasce di età e sono fruibili gratuitamente una volta l’anno, sia dagli iscritti sia dai familiari (per un totale di 300.000 assistiti) presso strutture convenzionate Fasi-IWS per effettuare test di screening per la “diagnosi precoce”.  Crediamo che il nostro compito non sia solo garantire il rimborso di cure di qualità e tempestive, ma anche di informare e sensibilizzare.

Investire nella prevenzione è una strategia win-win: da un lato, migliora la qualità della vita dell’individuo, con ricadute positive sia sul piano personale che lavorativo, dall’altro contribuisce alla sostenibilità del sistema salute, ottimizzando l’allocazione delle risorse e riducendo i costi legati ad interventi tardivi o patologie croniche evitabili.

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Che contributo può arrivare da innovazioni come AI, telemedicina e device intelligenti?

Innovazioni come l’intelligenza artificiale (AI), la telemedicina e i device intelligenti, sia considerati singolarmente che integrati tra loro, stanno rivoluzionando il settore sanitario, offrendo strumenti avanzati per la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione delle patologie. 

L’AI, se adeguatamente addestrata, è in grado di elaborare grandi volumi di dati clinici, come immagini diagnostiche, referti e dati anamnestici, e quindi di supportare il personale medico nell’identificazione tempestiva e accurata, delle patologie. Ciò consentire una maggiore precisione diagnostica, una personalizzazione delle terapie e una riduzione del rischio di complicanze.

La telemedicina offre canali alternativi e aggiuntivi di accesso alle cure a coloro che per limitazioni geografiche, fisiche o economiche, dovrebbero altrimenti rinunciare alle cure. Inoltre, in un contesto caratterizzato da carenza di personale medico e specialistico, la telemedicina consente di migliorare l’efficienza dell’erogazione delle prestazioni sanitarie, ottimizzando tempi e risorse senza compromettere la qualità e la sicurezza delle cure.

I device intelligenti, come smartwatch o altri sensori per il monitoraggio continuo dei parametri vitali offrono un ulteriore supporto nella gestione delle patologie croniche e nella sorveglianza della salute degli anziani e delle persone non autosufficienti. L’impiego di queste tecnologie consente un monitoraggio proattivo da remoto e un intervento tempestivo in caso di anomalie, riducendo la necessità di assistenza continuativa one-to-one H24, con un beneficio sui costi, e garantendo al contempo elevati standard di sicurezza.

Insomma, intelligenza artificiale, telemedicina e device intelligenti rappresentano un’opportunità concreta per migliorare l’efficacia e la sostenibilità del sistema salute e dei fondi sanitari, garantendo servizi innovativi, efficienti e sempre più orientati al benessere dell’assistito. 

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