Violenza sulle donne, otto nuove case protette Aler in provincia di Bergamo

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Bergamo. La casa come rifugio sicuro, l’autonomia abitativa come spinta per rinascere e tornare a vivere.

Nella mattina di mercoledì 12 febbraio sono state consegnate ai rappresentati dei centri antiviolenza le chiavi di 11 alloggi destinati a donne vittime di violenza domestica e ai loro figli: otto di questi si trovano in provincia di Bergamo (7 nel capoluogo e 1 a Romano di Lombardia), mentre i restanti tre nel Lecchese.

Le case protette ‘bergamasche’ sono state selezionate da Aler e affidate ai centri antiviolenza: 6 sono destinati all’associazione Aiuto Donna, 1 alla cooperativa Generazioni Fa e 1 all’onlus Sirio Csf. “La casa deve essere un rifugio sicuro dal mondo esterno – dichiara Corrado Zambelli, presidente di Aler Bergamo, Lecco e Sondrio -. L’attività di Aler non si limita all’housing sociale, ma ingloba anche la lotta alla violenza di genere. Questi 11 alloggi sono il punto di partenza per un futuro di valorizzazione che deve indirizzarsi verso il mix abitativo”.

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Grazie alle risorse messe a disposizione da Regione Lombardia è stato garantito il pagamento del canone di locazione e delle utenze per un minimo di 5 anni. “La collocazione temporanea nei rifugi delle donne vittime di violenza domestica per ovvi motivi non può essere una soluzione definitiva – spiega l’assessora regionale alla Famiglia e alle Pari opportunità Elena Lucchini -. Con il ritorno a casa avviene una ripartenza dei maltrattamenti: questi alloggi vogliono offrire una vera via d’uscita dalla violenza”.

Il finanziamento proviene da una misura sperimentale avviata nel 2023 e voluta dagli assessorati regionali alla Famiglia e alla Casa: coinvolte tutte le Aler lombarde, con uno stanziamento complessivo di 3 milioni di euro. “Tutto è nato dall’ascolto e dal dialogo – prosegue l’assessore Lucchini -. L’autonomia non deve essere solo abitativa, ma anche economica e lavorativa”.

Sono 27 le reti interistituzionali antiviolenza presenti in Lombardia, il punto di raccordo tra tutti i servizi che garantiscono la protezione delle donne vittime di violenza e dei loro figli. “Un concreto lavoro in sinergia tra enti – osserva Paolo Franco, assessore regionale alla Casa e Housing sociale -. La casa rappresenta la prima forma di libertà e di rinascita. La nostra è una quotidiana missione culturale, in una società che non può più macchiarsi con episodi di violenza di genere”.

 

 

Una rete è formata dai nodi considerati essenziali per fornire una risposta completa ai bisogni delle vittime: i Comuni, i centri antiviolenza, le case rifugio, gli enti sanitari e le forze dell’ordine. “I centri sono nati per farsi ascoltare dalle istituzioni – dice Oliana Maccarini, presidente dell’associazione Aiuto Donna -. La speranza è che questa sia solo una sperimentazione e che si trasformi in un fenomeno programmato anche attraverso la sollecitazione della società civile: gli enti pubblici e privati devono fare la loro parte, i numeri premono”.

Sul territorio lombardo sono 57 i centri antiviolenza e 170 le case rifugio: per sostenerli nel Programma regionale 2024/2025 Regione ha stanziato 16,5 milioni. “Abbiamo condiviso una corresponsabilità: con la ricezione delle risorse siamo diventati garanti degli appartamenti – sottolinea Cinzia Mancadori, responsabile della cooperativa sociale Sirio -. Gli alloggi sono stati assegnati con una procedura pubblica e massima trasparenza, come associazione rendicontiamo alla Regione ogni spesa: i fondi pubblici non appartengono allo Stato ma ai cittadini”.

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“La terza parola chiave è cultura – aggiunge Mauro Magistrati, presidente della cooperativa Generazioni Fa -. Le persone vittime di violenza sono accolte in luoghi inseriti in una rete territoriale: il percorso che porta all’assegnazione degli alloggi dà vira ad una rete di protezione e sensibilizzazione”.

Il commento dei consiglieri regionali

“Uno strumento concreto che Regione Lombardia mette in campo nella lotta contro la violenza sulle donne e per sostenere le attività dei centri antiviolenza – dichiara Michele Schiavi (FdI) -. La casa e il lavoro sono due elementi imprescindibili per rendere queste donne autonome ed accompagnarle al di fuori della spirale fatta di violenza fisica e dipendenza economica”.

“Come opposizione abbiamo spesso richiamato l’attenzione della Giunta sull’importanza di sostenere i centri antiviolenza e le donne vittime di violenza – osserva Davide Casati (Pd) -. Mettere a disposizione alloggi Aler è un passo importante nella giusta direzione: attraverso una stretta collaborazione con le realtà del territorio che gestiranno questi alloggi si dà alle donne un aiuto concreto per il loro futuro”.

“Le misure attuate da Regione Lombardia per prevenire e contrastare la violenza di genere partono dalla necessità di garantire indipendenza economica e abitativa – afferma Alberto Mazzoleni (FdI) -. Proseguiremo su questo percorso continuando ad offrire alle donne vittime di azioni violente occasioni di protezione e riscatto. Saranno sempre più frequenti campagne di sensibilizzazione contro gli stereotipi sessisti, insieme a educazione scolastica e formazione per forze dell’ordine e magistrati, per meglio riconoscere e gestire casi di violenza”.

 

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