L’ora più buia dell’Ucraina: Putin vuole uno Stato vassallo, neutrale e disarmato. E Trump legittima l’aggressione militare

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di
Lorenzo Cremonesi

Il pericolo per la sovranità del Paese: Mosca vuole uno Stato vassallo, con Kiev neutrale e disarmata. Zelensky: 100 mila uomini per il contingente di pace

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L’ora più buia dell’Ucraina non è più quella dell’invasione russa tre anni fa, ma arriva adesso: è stata superata in gravità dal cementarsi del rapporto privilegiato tra Trump e Putin, destinato a costringere Zelensky nell’angolo. L’incubo peggiore per Kiev è diventato realtà. La nuova amministrazione americana di fatto con le sue mosse legittima l’aggressione militare russa in nome della divisione del mondo tra i Paesi più forti (sebbene le forze armate russe abbiano dimostrato lacune enormi) e gli europei ben poco potranno fare per riequilibrare la situazione. La posizione del presidente ucraino è ormai difficilissima: ammette apertamente che senza l’aiuto militare Usa la guerra sarà persa e però capisce anche a a questo punto Trump non intende più continuare la politica di Biden in sostegno a oltranza allo sforzo bellico di Kiev. 

«Un giorno l’Ucraina potrebbe anche essere russa», ha detto apertamente Trump tre giorni fa. Zelensky reagisce con impossibili equilibrismi nella speranza che alla Casa Bianca qualcuno spieghi prima o poi al presidente che Putin va combattuto, non assecondato. Così, definisce «molto buone» le sue ultime tre conversazioni telefoniche con Trump e ripete la richiesta affinché Ucraina e Stati Uniti coordinino in anticipo le loro posizioni per poi avviare una trattativa concreta con Mosca; però ammette anche che «non è stato simpatico» che Trump due giorni fa abbia dato il via ai contatti diplomatici parlando per prima con Putin. E visitando ieri una centrale nucleare vicino al confine con la Polonia ha aggiunto: «Come Paese indipendente non possiamo accettare qualsiasi accordo che ci riguardi. L’ho detto chiaramente ai nostri partner. Ogni negoziato bilaterale senza l’Ucraina, che coinvolga l’Ucraina, non sarà approvato».

In realtà, Zelensky ha già rinunciato da tempo a ottenere indietro tutti i territori occupati dai russi e adesso lavora soprattutto per difendere la sovranità del suo Paese. Il punto centrale della sua posizione venne elaborato già dopo il fallimento dei negoziati di Istanbul nella primavera 2022 e poi affinato l’autunno dello stesso anno in seguito al referendum farlocco imposto da Putin nelle quattro province ucraine occupate dal suo esercito. «Il pericolo più grave per noi sono le condizioni russe sulla nostra neutralità e il nostro disarmo quasi totale. 

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Nel concreto, Putin si arroga il diritto di imporci le alleanze, decide la nostra posizione nel mondo, che secondo lui deve rientrare nell’orbita russa e soprattutto ci priva delle difese militari. Il che significa ridurci alla condizione di Stato vassallo, esattamente come il regime della Bielorussia», spiegano alte fonti nell’ufficio presidenziale a Kiev. 

Nelle prossime ore i rappresentanti ucraini rilanceranno questi argomenti alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Lo stesso Zelensky insisterà sulla necessità della presenza di almeno 100.000 soldati del contingente di pace da schierare lungo i confini contesi con la Russia. E il suo ministro della Difesa, Rustem Umerov, insisterà sul ruolo già attivo della Nato nell’addestramento e nel sostegno alle truppe ucraine. Nel frattempo, gli sviluppi internazionali stanno riaprendo il dibattito politico interno all’Ucraina e vanno ad impattare sul principio dell’unità nazionale contro il nemico esterno, che aveva contribuito a compattare la resistenza armata. 

Con un decreto presidenziale Zelensky ha imposto dure sanzioni contro cinque oligarchi e politici accusati di frode, corruzione e danni alle finanze pubbliche nel momento dell’emergenza nazionale. Tra loro si trovano l’imprenditore Ihor Kolomoiskyi, il banchiere Hennadi Boholiubov e soprattutto Petro Poroshenko. L’ex presidente e oligarca è uno dei maggiori oppositori di Zelensky che accettò di sottoscrivere il patto di sostegno indiscusso all’esecutivo per facilitare il reclutamento delle forze nazionali. Tutt’ora Poroshenko resta contrario a indire le elezioni per garantire la continuità del governo. E non a caso ieri proprio Putin, con l’evidente scopo di destabilizzare il nemico e delegittimare Zelensky, si è detto pronto a offrire «asilo politico» a Poroshenko in Russia.

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14 febbraio 2025 ( modifica il 14 febbraio 2025 | 08:00)

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