Genova. Sono 368 le osservazioni di tracce lasciate dai lupi nella nostra regione nel biennio 2023 2024, su una popolazione di quasi 4000 mila animali sparsi su tutto il territorio nazionale (dati Ispra). Questi sono i dati emersi durante la commissione regionale che si è riunita ieri per iniziare a fare il punto sulla presenza – oramai assodata e oltre modo documentata – del lupo in Liguria e poter iniziare a ragionare sulle politiche da mettere in atto per gestire la situazione.
A fornire i dati i carabinieri forestali della nostra regione che ieri hanno portato nell’aula del consiglio regionale il report della loro attività degli ultimi mesi. I riscontri sono stati fatti dalla ricerca di 25 reparti operativi che hanno raccolto e documentato la presenza di escrementi, orme, carcasse di animali predati. Numeri ai quali chiaramente si aggiungono le decine di segnalazioni fatte da cittadini e agricoltori, che come sappiamo da tempo popolano anche i più disparati canali social.
Dall’altro lato, nonostante gli allarmi spesso lanciati sulla pericolosità del lupo, di fatto le denunce registrate dai carabinieri forestali per predazioni di animali da pascolo sono state solamente 4 in un anno mentre le richieste di risarcimento hanno riguardato circa 60 capi di bestiame trovato morto o scomparso. Sono invece sei le denunce di bracconaggio avvenuto a discapito del lupo, scattate al ritrovamento di altrettante carcasse o ferite mortalmente o avvelenate. Questi numeri, sicuramente non esaustivi (i dati Ispra sono del 2020), restituiscono però la cifra della situazione: la presenza del lupo è assodata e in crescita, favorita dalla grande biodiversità dell’habitat ligure, il quale a sua volta ne riceve ulteriori benefici con la presenza di un predatore – il lupo appunto – capace di controbilanciare la presenza di altri grandi mammiferi come cinghiali e caprioli.
Un quadro in divenire e mutevole, di cui ancora oggi si sa poco, ma che ha iniziata a creare qualche criticità con l’avvicinamento alle zone urbane e di produzione antropica, creando di fatto la polarizzazione degli approcci: da un lato quello interventista che chiede abbattimenti e contromisure drastiche, e dall’altro la strategia di lasciare che il selvatico trovi da sé un equilibrio spontaneo.
“Come spesso accade la via migliore sta nel mezzo – sottolinea Selena Candia, consigliere regionale di Avs – Il primo dato che emerge è che non ci siano dati complessivi. Lo studio sulla presenza del lupo deve partire dalla collaborazione tra gli enti regionali, visto che i branchi si spostano in continuazione sulle zone di confine. Una volta trovato un quadro di insieme è necessario partire dall’approccio culturale alla questione. Il lupo è un animale selvatico che non deve diventare confindente con l’uomo, fenomeno che abbiamo visto ad esempio con i cinghiali “urbani”, dobbiamo imparare a conviverci mantenendo la giusta distanza, per il bene suo e nostro – spiega – Le istituzioni devono però al contempo rafforzare le politiche di supporto di allevatori e contadini, incentivando e sostenendo opere di difesa passiva. E soprattutto alleggerire la burocrazia, oggi labirintica, per ottenere risarcimenti da predazione”.
Una visione, questa, che durante la commissione ha trovato diverse convergenze. “Bisogna adottare un approccio scientifico a questa situazione – spiega Stefano Sarti di Legambiente, presente in commissione – Deve essere fatta una campagna di monitoraggio aggiornata per capire anche le tipologie di spostamento di questi animali per contenere eventuali dispersioni senza però arrivare agli abbattimenti indiscriminati. Il declassamento della Convenzione di Berna che ha portato la status del lupo da “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta” non deve essere interpretata come un liberi tutti”. E poi il supporto di chi continua a vivere e lavorare nelle zone di interfaccia: “La presenza del lupo è accertata, ma non si deve fomentare la paura. La situazione va gestita prima che diventi un problema”.
“La situazione è aggravata dall’assenza di un monitoraggio costante e aggiornato sulla popolazione di lupi in Liguria da parte della stessa Regione – sottolinea il vice presidente di Coldiretti Liguria Luca Dalpian – La nostra regione sta vivendo una situazione insostenibile: da un lato un’eccessiva presenza di cinghiali, dall’altro la proliferazione incontrollata del lupo, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza delle aziende agricole, e generando il rischio di un aumento ulteriore dell’abbandono del territorio, con un potenziale danno per l’intera società. Manca un monitoraggio costante, mancano le misure di contenimento, manca la sicurezza per le persone che abitano le zone rurali e si trovano sempre più spesso faccia a faccia con i predatori incontrollati”.
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