Monte Sant’Angelo, si sfalda il muro dell’omertà nel «clan dei montanari»

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MONTE SANT’ANGELO – Se non è un pezzo da novanta, poco ci manca. Matteo Pettinicchio, di Monte Sant’Angelo, 40 anni il prossimo 21 settembre, braccio destro di Enzino Miucci al vertice del clan Li Bergolis-Miucci, collabora con la Giustizia da qualche tempo. Detenuto da 5 anni e 3 mesi e riarrestato il 15 ottobre scorso nell’inchiesta “Mari e Monti”, in attesa di giudizio per mafia e droga in tre processi, Pettinicchio è il pentito numero 13 della mafia garganica dal 2017 a oggi. Ma soprattutto è la prima “gola profonda” del clan dei montanari, il più forte sul Promontorio, coinvolto nella guerra contro gli ex alleati Romito (gruppo ora denominato Lombardi/Ricucci/La Torre) che dal 2008 a oggi ha contato 35 fatti di sangue con 25 morti, 1 lupara bianca, 21 feriti/miracolati.

L’annuncio La notizia del pentimento di Pettinicchio è arrivata l’altra mattina in Tribunale a Foggia nel processo che lo vede imputato di spaccio di un etto di cocaina aggravato dalla mafiosità, in concorso col compaesano e amico Miucci e il viestano Claudio Iannoli, al vertice del gruppo Perna/Iannoli alleato dei Li Bergolis per la zona di Vieste. Miucci ha assistito alla breve udienza in videoconferenza da una località segreta volgendo le spalle alla telecamera; il pm della Dda Ettore Cardinali, che nell’udienza del 3 dicembre chiese la condanna dei 3 imputati a 12 anni e testa e 40mila euro di multa, ha annunciato la decisione del montanaro di collaborare con la Giustizia, chiedendo e ottenendo un rinvio dell’udienza a marzo perché deve sentire cos’ha da dire l’imputato sul processo in questione. Sino ad oggi Pettinicchio respingeva l’accusa d’aver concordato dal carcere di Lanciano sentendosi al telefonino con Miucci detenuto a Terni, lo smercio di un etto di cocaina su Vieste.

Armi e racket Sei arresti dal giugno 2009 a oggi, condanne e assoluzioni per armi e estorsioni, coinvolgimento in tre blitz, vicinanza al clan Li Bergolis: dice questo il passato del neo pentito. Il 4 giugno 2009, mentre sul Gargano imperversava la guerra tra i Li Bergolis e i Romito, Pettinicchio e un compaesano furono arrestati al casello di San Severo dell’A/14 perché trovati in possesso di una pistola calibro 45; Pettinicchio si addossò la responsabilità, sostenne d’averla acquistata da uno sconosciuto a Rimini dove s’era recato in cerca di lavoro, fu condannato in primo grado dal gup romagnolo a 3 anni e 6 mesi. Il 22 marzo 2012 c’era anche il suo nome tra i 18 garganici fermati su decreti della Dda nel blitz “Rinascimento” perché accusati a vario titolo di estorsioni aggravate dalla mafiosità per aver agevolato il clan Li Bergolis e per aver favorito la latitanza di Giuseppe Pacilli, mafioso catturato nel maggio 2011 dopo 2 anni e 3 mesi di latitanza; Pettinicchio accusato di concorso in 2 estorsioni su Monte fu condannato a 8 anni e 6 mesi in appello. Nuovo arresto, questa volta in flagranza insieme a due compaesani tra cui Enzino Miucci, il 5 novembre 2016 quando il terzetto fu fermato per un controllo in autostrada e vennero sequestrate 3 pistole nascoste in macchina: Pettinicchio e Miucci dissero di non saperne niente e furono assolti.

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L’affare droga Il 20 novembre 2019 finì nuovamente in cella coinvolto nel blitz antidroga “Friends” con 24 arresti sull’asse Gargano-Lucera. Il processo di primo grado è ancora in corso a Foggia: Pettinicchio risponde di traffico di droga quale luogotenente di Miucci col compito di “provvedere all’approvvigionamento e al procacciamento di clienti”; e di 3 episodi di spaccio per forniture di hashish e cocaina a lucerini e calabresi. Per “Friends” Pettinicchio ottenne dopo un lungo periodo dietro le sbarre gli arresti domiciliari, revocati nell’estate 2013; ma la sua libertà durò poco perché il 14 luglio fu arrestato con Miucci, Iannoli e un altro viestano per spaccio di cocaina: è il processo in corso in Tribunale a Foggia in cui è ora arrivato l’annuncio del pentimento.

Mari e monti – Era quindi detenuto Pettinicchio quando lo scorso 15 ottobre gli è stata notificata in cella l’ordinanza cautelare del blitz “Mari e monti” contro il clan Miucci-Li Bergolis, con l’arresto di 39 garganici accusati a vario titolo di mafia, droga, estorsioni, armi. A Pettinicchio la Dda contesta l’associazione mafiosa e il traffico di droga: “quale principale luogotenente, ha garantito costante e piena disponibilità al suo capo Enzo Miucci, aiutandolo nell’elaborare e coordinare le scelte del clan con particolare riferimento all’attività estorsiva; nella contrapposizione armata col gruppo Romito/Lombardi/Ricucci; nei rapporti con clan di camorra e ‘ndrangheta; nel traffico di droga; nella ripartizione dei proventi illeciti”. Nonostante lui e Miucci fossero detenuti, erano in contatto telefonico come raccontano le intercettazioni. Tanto da far scrivere al gip nell’ordinanza cautelare: “Pettinicchio è l’alter ego di Miucci, ed ha autonomia gestionale. Nel narcotraffico ha un ruolo di prim’ordine; si è prodigato per reperire tramite l’ambiente carcerario nuove alleanze criminali e fonti di approvvigionamento” (sequestrate lettere scambiate con esponenti di ‘ndrine calabresi e malavitosi di clan del basso Tavoliere e di Trinitapoli) “relazionando Miucci ed espandendo le loro attività criminali”. Di Pettinicchio e del suo ruolo di primo piano nel clan Miucci-Li Bergolis hanno parlato anche i pentiti tra cui il viestano Danilo Pietro Della Malva, il mattinatese Antonio Quitadamo, il sammarchese Patrizio Villani del clan foggiano Sinesi/Francavilla. “I pentiti” si legge ancora nell’ordinanza di Mari e monti “lo hanno indicato all’unisono come braccio destro di Miucci”.



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