Dopo il successo delle mostre dedicate a due grandi maestri della fotografia italiana e internazionale come Tina Modotti e Mimmo Jodice, Camera inaugura il periodo espositivo 2025 con le mostre dedicate a ‘Henri Cartier Bresson e l’Italia’ e “Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990”.
La mostra su Henri Bresson, ‘l’occhio del secolo’, è curata da Clément Chéroux e Walter Guadagnini in collaborazione con la Fondation Henri Cartier Bresson e propone un racconto dedicato al legame tra il fotografo francese e l’Italia, uno dei Paesi da lui più frequentati e amati. L’esposizione è scandita cronologicamente dai viaggi del fotografo attraverso il territorio, da Nord a Sud , dall’effervescenza che il paesaggio, soprattutto umano, è stata in grado di trasmettergli e dalla ricchezza delle testimonianze documentali, tra giornali, riviste e libri, capaci di raccontare le tappe del rapporto del maestro con l’Italia.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, presenta160 immagini che si focalizzano su alcuni temi e periodi centrali della carriera del fotoreporter a partire dagli anni Trenta. È proprio nel corso di questo primo viaggio che il fotografo, ancora giovanissimo, acquisisce nuove consapevolezze sulla sua carriera e definisce la cifra stilistica che lo renderà riconoscibile in tutto il mondo.
Nato nel 1908 da una famiglia benestante, dopo aver studiato pittura con André Lhote si introduce nel circolo surrealista parigino e nel 1932 visita per la prima volta l’Italia. Nonostante sia all’inizio della sua carriera, è in quel periodo che definisce alcune tematiche che caratterizzeranno tutta la sua successiva produzione artistica, come la straordinaria gestione dello spazio immagine, il rapporto tra realtà e invenzione e la capacità di cogliere l’istante, in particolare all’interno di alcuni paesaggi urbani si nota un processo di geometrizzazione del reale che è testimonianza di un suo uso mentale della macchina fotografica.
Dopo aver fondato con Robert Capa, David Chim Seymour, George Rodger e William Vandivert l’agenzia Magnum Photos nel 1947, il fotografo torna in Italia nel 1951, in un Paese profondamente cambiato , reduce dalla sconfitta della seconda guerra mondiale e in corso di ricostruzione. In qualità di fotoreporter realizza servizi per diverse testate internazionali concentrandosi soprattutto su Roma e sul Sud Italia, due luoghi che presentano caratteristiche sociali e visive ben riconoscibili. Questi scatti documentano il disagio e le criticità del contesto sociale meridionale e le novità introdotte dalla riforma agraria.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Cartier Bresson lavora a numerosi servizi sulle città di Roma, Napoli e Venezia, nei quali ai può apprezzare la sua capacità di interpretare la vita quotidiana delle città e dei loro abitanti, dall’altro la sua abilità di ritrattista anche degli intellettuali del tempo, come Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini, Giorgio De Chirico.
L’ultimo periodo italiano risale agli anni Settanta, poco prima di allontanarsi dalla fotografia professionale, quando il fotografo si focalizza sul rapporto tra uomo e macchina e sull’industrializzazione, in particolare del Sud Italia.
La mostra si chiude idealmente con il ritorno a Matera per raccontare, negli stessi luoghi fotografati vent’anni prima, la nuova realtà che avanza con la modernità, rimanendo comunque imprescindibilmente legata alla realtà locale.
La Project Room di Camera, fino al 6 aprile prossimo, ospita l’esposizione dedicata a ‘Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990’ a cura di Barbara Bergaglio. L’importante fotografo torinese inizia ad approcciarsi al mezzo fotografico appena tredicenne, seguendo le orme paterne. Moncalvo lavora sin da subito a fianco delle massime istituzioni culturali torinesi, il Museo Egizio, l’Armeria Reale, ma anche a fianco di realtà industriali come Fiat, Pininfarina e Recchi.
Si tratta di attività commissionate, che permettono di instaurare un forte legame con il territorio rendendolo testimone di cambiamenti urbani e sociali. Il fotografo torinese sviluppa, così, un “linguaggio autonomo” con una particolare sensibilità per la modernità, che lo porta negli scatti tra fine anni Trenta e fine anni Quaranta ad accostarsi al linguaggio della Nuova Visione.
A questa attività Moncalvo affianca quella della ritrattistica che lo vede immortalare momenti privati e pubblici di tante famiglie torinesi dell’aristocrazia e della grande borghesia.
Il riconoscimento internazionale arriva negli anni Cinquanta, quando viene selezionato dall’Agfa- Gevaert per apprendere il nuovo metodo di stampa a colori: da lì seguirà l’adozione delle pellicole negativo/positivo, della ferraniacolor arrivando nel 1958 a essere il primo in Italia autorizzato da Kodak all’uso delle sue pellicole.
La mostra di Camera raccoglie cinquanta stampe vintage, in bianco e nero e a colori, provenienti dall’Archivio Riccardo Moncalvo e altri materiali originali provenienti da collezioni private, che ripercorrono quasi sessanta anni di carriera.
In occasione dei Giochi Mondiali invernali Special Olympics Torino n. 2025 una sezione della mostra sarà ospitata a Sestrieres: venti scatti iconici di Riccardo Moncalvo racconteranno le evoluzioni del campione di sci alpino Leo Gasperl.
Camera, Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18
Henri Cartier Bresson e l’Italia dal 14 febbraio al 2 giugno 2025
Riccardo Moncalvo Fotografie 1932-1990 dal 14 febbraio al 6 aprile 2025
Mara Martellotta
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