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Articolo pubblicato su LifeSiteNews, 12 febbraio 2025.
Martedì 11 febbraio il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito. La Toscana diventa così la prima regione italiana a regolamentare questa pratica all’interno del proprio servizio sanitario.
La Toscana ha aperto le porte al suicidio assistito in Italia.
Martedì 11 febbraio il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una proposta di legge sul suicidio medicalmente assistito. La Toscana diventa così la prima regione italiana a regolamentare questa pratica all’interno del proprio servizio sanitario, segnando un momento storico nel dibattito italiano sulle questioni di fine vita.
La proposta di legge è un’iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, un gruppo per la “libertà di ricerca scientifica” che organizza anche campagne per promuovere o normalizzare temi come la fecondazione assistita, il suicidio assistito, il testamento biologico, l’aborto, la contraccezione, l’uso di droghe leggere, e altro ancora.
Il cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza episcopale toscana, ha espresso il proprio disappunto:
Prendiamo atto della decisione del Consiglio Regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque. Ai cappellani degli ospedali, alle suore, ai sacerdoti, ai volontari che lavorano negli ospizi e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte, dico: non arrendetevi e continuate a essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. L’attuazione del diritto alla morte con una legge regionale non è una conquista, ma una sconfitta per tutti.
La normativa definisce le procedure e le tempistiche per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio assistito, in conformità alla sentenza della Corte Costituzionale italiana n. 242/2019. Secondo questa sentenza, l’aiuto al suicidio non dovrebbe essere punibile quando l’individuo in questione soddisfa determinati requisiti: (1) è affetto da una malattia irreversibile e (2) sta vivendo una sofferenza fisica o psicologica assolutamente intollerabile; (3) è mantenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; (4) è pienamente in grado di prendere decisioni libere e informate e quindi esprime chiaramente e inequivocabilmente la volontà di porre fine alla propria vita.
La nuova legge toscana si propone di stabilire le modalità organizzative per l’attuazione di quanto previsto dalla sentenza, inserendo il suicidio assistito tra le prestazioni erogate dal sistema sanitario regionale per chi ne fa richiesta e possiede i requisiti necessari. La novità più importante è l’introduzione, entro 15 giorni dall’entrata in vigore della legge, di una Commissione multidisciplinare permanente nel sistema sanitario regionale, composta da un medico di cure palliative, uno psichiatra, un anestesista, uno psicologo, un medico legale e un infermiere. Tutti questi soggetti devono essere volontari e prestare il proprio servizio gratuitamente.
La legge prevede inoltre che la Commissione verifichi l’idoneità del paziente al suicidio assistito entro 20 giorni dal ricevimento della domanda. Se l’esito è positivo, entro 10 giorni deve procedere all’approvazione e alla definizione delle modalità di attuazione della pratica. Entro 7 giorni l’azienda sanitaria deve fornire il supporto tecnico e farmacologico. È importante sottolineare che i servizi sono gratuiti per il paziente, ovvero a spese dei contribuenti italiani. Per gli anni 2025, 2026 e 2027 sarà stanziato un budget annuale di 10.000 euro.
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha dichiarato ieri durante il suo intervento in Assemblea:
“Più che fissare dei principi, questa legge vuole essere un regolamento medico-amministrativo. Stiamo cercando di stabilire una procedura per razionalizzare ciò che accade nelle aziende sanitarie locali”.
La proposta aveva suscitato reazioni contrastanti, mentre i suoi sostenitori attendevano il voto di ieri. I vescovi toscani, in un nota ufficiale del 28 gennaio, hanno espresso la propria preoccupazione per il valore simbolico della proposta di legge sul fine vita, invitando i consiglieri regionali a non politicizzare la questione, ma a riflettere profondamente sui concetti di progresso e dignità umana. La nota sottolinea anche l’importanza del documento Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede, il quale avrebbe fatto luce anche su tale questione.
Anche all’interno del Partito Democratico, forza politica di maggioranza nel Consiglio Regionale della Toscana, posizioni divergenti erano emerse prima dell’approvazione della legge, tanto che un consigliere regionale democratico si è astenuto dal voto.
Con l’approvazione di questa proposta di legge, la Toscana diventa la prima regione italiana ad adottare una normativa specifica sul suicidio assistito, aprendo la strada a iniziative simili in altre aree regionali e persino su scala nazionale. L’approvazione di tale normativa potrebbe innescare una serie di ricorsi e accesi dibattiti sulla necessità di una legge quadro a livello statale, evitando una regolamentazione esclusivamente su base regionale.
Attualmente, l’Italia non ha una legislazione unificata che disciplini il suicidio assistito, e i casi possono essere valutati sulla base della sentenza della Corte Costituzionale e delle interpretazioni giurisprudenziali. Mentre la Toscana ha già compiuto questo passo storico, la questione del suicidio assistito continua a dividere significativamente l’opinione pubblica italiana.
L’11 febbraio è anche la festa di Nostra Signora di Lourdes, nonché la Giornata Mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1992. Non si sa se la coincidenza dell’approvazione del disegno di legge quel giorno sia stata intenzionale o meno.
Gaetano Masciullo
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