Cosa è l’imposta da bollo
L’imposta di bollo (chiamata comunemente “marca da bollo”) è una delle imposte più antiche, ridefinita in modo puntuale ancora prima dell’unità d’Italia (Legge 21/04/1862, n 586) come una tassa, riscossa dall’Agenzia delle entrate, applicata ad alcuni atti pubblici e privati presentati in giudizio, davanti a un’autorità giudiziaria, oppure all’ufficio del registro atti pubblici.
La norma (Decreto del Presidente della Repubblica 26/10/1972, n. 642) indica gli atti sui quali l’imposta di bollo deve essere applicata da parte della pubblica amministrazione, ma ciò non avviene sempre in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Come si paga l’imposta di bollo
Fino alla fine del 2006, l’imposta di bollo era pagata in contanti recandosi fisicamente presso un intermediario convenzionato con l’Agenzia delle entrate (tabaccherie, uffici postali o altri rivenditori autorizzati) e rilasciata in formato cartaceo (il classico bollo prestampato).
Dal 2007 (Legge 27/12/2006, n. 296), l’imposta di bollo può essere pagata:
- in contanti, con carta di credito e con bancomat recandosi fisicamente presso un intermediario convenzionato con l’Agenzia delle entrate che produce in modo telematico un contrassegno da applicare sul documento cartaceo
- in modo virtuale direttamente all’Agenzia delle entrate, oppure uffici autorizzati
Nonostante il legislatore abbia cercato di adattare il pagamento dell’imposta di bollo agli sviluppi tecnologici e ai processi di digitalizzazione in atto nel Paese, non si è ancora riusciti a semplificare il suo pagamento all’interno di un processo telematico. Anche quando è consentito il pagamento in modo virtuale, il cittadino è obbligato a uscire dal servizio online con cui sta presentando una pratica, accedere a un portale esterno per effettuare il pagamento e, quindi, rientrare nel servizio online per completare la procedura.
Il pagamento dell’imposta di bollo in una pratica telematica
Al di là del metodo di pagamento utilizzato e del supporto su cui è rilasciato (fisico o virtuale), è necessario che il bollo riporti il codice identificativo, la data di emissione e la data di annullamento (il momento in cui il bollo viene apposto sul documento, annullato e non più riutilizzabile per altri scopi), che spesso, soprattutto nei processi digitali, possono coincidere.
Mentre il pagamento tradizionale dell’imposta di bollo, la gestione fisica del contrassegno e la presentazione cartacea di una pratica è un processo estremamente semplice da gestire, il pagamento virtuale dell’imposta di bollo nell’ambito di una pratica telematica è una cosa più complessa, soprattutto per la necessità di associare sempre in modo univoco il bollo all’atto per il quale l’imposta è versata.
I primi a porsi il problema di come gestire il pagamento della marca da bollo in una pratica telematica sono stati gli operatori degli Sportelli unici delle attività produttive quando è entrata in vigore l’obbligatorietà della presentazione online dell’istanza da parte dei cittadini (Decreto del Presidente della Repubblica 07/09/2010, n. 160).
Da quel momento si sono consolidate tre alternative, ognuna delle quali pone in risalto come il cuore del problema non sia tanto il pagamento dell’imposta di bollo, ma il suo annullamento e la sua associazione univoca al documento informatico.
Pagamento fisico presso un intermediario convenzionato
Se l’ufficio dell’ente non dispone dell’autorizzazione che gli consente di essere intermediario per riscuotere l’imposta di bollo in modo virtuale, il cittadino, una volta pagata la marca da bollo fisicamente, provvede a indicare nell’istanza il codice identificativo della marca da bollo acquistata, ad annullarla, a conservarla e a dichiarare che non la utilizzerà per altri scopi (Decreto del Ministero dello sviluppo economico 10/11/2011).
Pagamento virtuale all’Agenzia delle entrate
Alcuni enti, per determinate tipologie di atti, consentono di pagare l’imposta di bollo in modo virtuale direttamente all’Agenzia delle entrate utilizzando piattaforme che gestiscono il modulo F23. In questo caso viene chiesto al cittadino di indicare all’interno dell’istanza le informazioni utili ad associare univocamente il pagamento alla stessa istanza.
Pagamento virtuale attraverso intermediari autorizzati
Se l’ufficio dell’ente dispone dell’autorizzazione (rilasciata dalle direzioni provinciali o regionali dell’Agenzia delle entrate) per riscuotere l’imposta di bollo in modo virtuale per specifici tipi di atti, il cittadino può effettuare il pagamento del bollo online durante il processo di presentazione di una pratica telematica con i sistemi in uso da parte dell’ente tramite l’infrastruttura tecnologica pagoPA.
Accanto a queste modalità, tra gli anni 2013 e 2014 l’Agenzia delle entrate e l’Agenzia per l’Italia Digitale hanno istituito il sistema @e.bollo per consentire ai cittadini di pagare virtualmente l’imposta nell’ambito della presentazione di una pratica telematica (Legge 27/12/2013, n. 147 e Provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate del 19/09/2014).
Il servizio @e.bollo consente di pagare virtualmente l’imposta di bollo e annullarla all’interno di una pratica telematica attraverso degli intermediari convenzionati con l’Agenzia delle entrate (Prestatori di servizi di pagamento) e di garantire l’associazione tra l’identificativo univoco del bollo digitale (IUBD) e l’impronta (hash) del documento soggetto a imposta.
L’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sta dando una spinta decisiva per attuare il processo di transizione digitale e permettere a tutti i cittadini di dialogare online con la pubblica amministrazione. Questo aumenterà il numero di pratiche presentate in modalità telematica e il numero di pagamenti effettuati in modo virtuale.
All’interno della presentazione telematica di una pratica, il pagamento dell’imposta di bollo fisico presso un intermediario convenzionato, oppure virtuale all’Agenzia delle entrate, obbliga il cittadino a sospendere la compilazione della pratica all’interno della piattaforma che sta utilizzando per poi rientrare, in un secondo momento, a completarla e trasmetterla con le modalità sopra descritte.
In modo speculare, il pagamento virtuale dell’imposta attraverso intermediari autorizzati, se da un lato rappresenta una semplificazione per il cittadino, dall’altro trasferisce sugli enti locali la gestione dei processi di autorizzazione alla riscossione e di consuntivazione degli importi riscossi.
Quale scenario
La soluzione @e.bollo, ancora poco integrata dai fornitori di mercato e dai Prestatori di servizi di pagamento (al momento se ne registrano due), sembrerebbe andare nella direzione di semplificare i procedimenti a carico del cittadino e della pubblica amministrazione e di garantire il flusso di pagamento verso l’Agenzia delle entrate.
Affinchè un servizio come @e.bollo sia davvero efficace è però necessario che sia facilmente integrabile con i servizi online della pubblica amministrazione e che le amministrazioni vengano sgravate dall’onere burocratico e amministrativo di gestire il processo di convenzione con un Prestatore di servizi di pagamento. Questo risultato potrebbe essere ottenuto affidando la gestione del servizio a un ente o a una società pubblica nazionale che si faccia carico di gestire la piattaforma, garantire la sua facile integrazione con le soluzioni in uso presso gli enti pubblici e sollevare la pubblica amministrazione dal processo di convenzionamento con i Prestatori di servizi di pagamento.
Esiste anche una soluzione radicale di abolizione dell’importa di bollo, come qualcuno oggi sta proponendo senza calcolare che l’introito per le casse dello Stato annuale generato da questo tributo è complessivamente di circa sei miliardi di euro… se vi sembrano pochi.
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