Avrebbe abusato di sua figlia da quando era solo una bambina di otto anni, fino a quando è diventata un’adolescente di sedici. E con l’età della vittima sarebbero cresciute anche quelle squallide attenzioni morbose, la gravità degli atti sessuali, delle spregevoli violenze a cui l’operaio oggi cinquantenne per l’accusa l’ha costretta. In garage o in casa. Anche più volte alla settimana. Ignorando del tutto le suppliche – «ti prego basta, mi fai male» – che la figlia gli rivolgeva fin da piccola. Non considerando nemmeno che la minore tentava di opporsi, che manifestava il suo dissenso. Un orco tra le mura di casa, con quella figlia che chiamava «la mia principessa» e a cui faceva regali. L’avrebbe usata per sfogare i suoi istinti sessuali più animali e prevaricatori ogni qual volta rimaneva solo con lei dai nonni paterni o quando la ospitava nella sua casa, nelle occasioni in cui le veniva affidata dopo la separazione dalla madre. Già in arresto da fine 2023, l’operaio trentino ieri mattina è stato condannato a diciotto anni di reclusione per quegli atti sessuali continuati su minore, con in più l’aggravante del rapporto di consanguineità e della minorata difesa della vittima. Diciotto anni, proprio così, e il giudice per l’udienza preliminare Enrico Borrelli ha anche scontato un terzo della pena così come previsto dal rito scelto per il processo, e cioè l’abbreviato. Espiata la pena l’uomo – presente a tutte le udienze in tribunale – dovrà anche trascorrere i successivi tre anni in libertà vigilata. Una sentenza, questa, che pesa come un macigno e che i difensori (avvocati Salvatore Fratallone e Grazia Biasion) impugneranno quasi certamente, convinti dell’estraneità del loro assistito alle gravi contestazioni. La Procura – che aveva voluto subito a processo l’operaio firmando la richiesta di giudizio immediato – ieri ha sollecitato una condanna ben più ridotta, di un quarto, e cioè quattro anni e quattro mesi di reclusione. Lo stesso giudice ha anche accolto le richieste di risarcimento danni a madre e figlia che si erano costituite parte civile rispettivamente con gli avvocati Paolo Mazzoni e Camilla Valentini: l’uomo dovrà liquidare 600mila euro alla minore, e 80mila alla ex.
La denuncia, l’arresto
Le violenze sessuali contestate sarebbero avvenute in Trentino a partire da dieci anni fa, dal 2015 fino al 2023. Otto lunghi anni in cui l’uomo, per l’accusa, ha agito indisturbato, senza farsi scrupolo di violare l’ingenuità della figlia, il suo corpo da bambina, ancora di compromettere la sua serenità, di provocarle traumi per i quali ancora oggi è in cura: delle profonde ferite che faticano a rimarginarsi. La ragazzina solo due anni fa ha confessato allo psicoterapeuta che l’aveva in cura quel terribile segreto, arrivata a capire che non c’era nulla di ammissibile nel comportamento del genitore, il quale le chiedeva di non raccontare a nessuno quello che capitava tra loro e cercava appunto di far passare come «normali» quegli atti vergognosi. Consumati nel garage dai nonni, e in casa da lui, andando a cercarla anche mentre dormiva. Quando la madre era stata informata dallo specialista, aveva formalizzato subito denuncia querela. Una volta inoltrata in Procura era stata attivata la procedura di «codice rosso». Ne era seguito a stretto giro l’arresto dell’ex marito – recluso in carcere da fine 2023 e da due mesi a questa parte ai domiciliari. Nel corso del procedimento questi non avrebbe mai chiesto di essere sentito. Durante le indagini si è anche proceduto a valutare se altri familiari potessero essere a conoscenza dei fatti o se fossero in qualche modo stati coinvolti.
La perizia sull’imputato
La minore era stata sentita due volte in audizione protetta, con tutte le accortezze del caso. Anche su istanza della difesa dell’uomo, che aveva chiesto l’abbreviato condizionato appunto al riesame dell’adolescente parte offesa. Contestando che fosse inattendibile, sostenendo che quindi quelle pesantissime accuse non potessero reggere. Eppure la minore, secondo lo specialista incaricato, era risultata quanto mai lucida e attendibile nel suo sofferto racconto, in cui ha riferito nello specifico quei terribili abusi subiti, il suo dissenso e grande disgusto.
Sempre la difesa aveva chiesto anche la perizia sul proprio cliente, sull’imputato, da cui è risultata la capacità di intendere e volere del cinquantenne al momento dei fatti contestati, ma anche la sua piena capacità di stare a processo. Processo che si è chiuso ieri con una condanna. Esemplare.
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