Dopo il fallimento dell’accesso al Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione Africana (UA), l’Algeria è tornata alle sue vecchie abitudini, ricorrendo alla “politica della valigia” e comprando voti nei corridoi degli hotel, un gesto che illustra in modo sorprendente l'”indebolimento” della diplomazia del Palazzo Mouradiya.
Mercoledì scorso, l’Algeria ha subito un “duro colpo”, venendo ignorata dagli altri paesi africani e fallendo nei suoi incessanti tentativi di riconquistare un seggio nel Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione africana, una posizione che il Marocco detiene da diversi anni, sostenuto dalla crescente fiducia delle nazioni africane, dovuta alle sue intenzioni positive nei confronti dei popoli africani, lontane da calcoli ristretti e da distruttivi programmi separatisti.
È chiaro che l’Algeria, priva di una visione diplomatica ed economica all’altezza delle esigenze dell’Africa moderna in un mondo instabile, ha visto in questo fallimento la necessità di tornare alla politica delle valigie e dell’acquisto dei voti, considerata la sua ultima spiaggia.
Secondo fonti presenti ai colloqui di Addis Abeba, sin dall’arrivo dell’aereo del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, giovedì scorso, “valigie hanno cominciato a circolare nei corridoi degli hotel della capitale etiope, con l’obiettivo di manipolare le elezioni che, all’inizio, erano solo un normale evento diplomatico”.
“Dopo il fallimento nel tentativo di ottenere un seggio nel Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana, l’Algeria, per paura di una nuova delusione, ha inviato un esercito di intermediari con un’unica missione: ‘convincere’ gli altri utilizzando argomenti allettanti”, precisano le stesse fonti.
Nella votazione di mercoledì, l’Algeria non ha ottenuto il numero di voti necessario, poiché diversi paesi si sono astenuti dal sostenere la sua candidatura, soprattutto a causa dei suoi conflitti aperti con diverse nazioni africane. Poiché il voto è stato segreto, è difficile sapere con precisione quali paesi non hanno dato la loro fiducia all’Algeria.
In seguito al rifiuto africano della candidatura algerina a questo incarico strategico, nel prossimo futuro saranno organizzate nuove elezioni, soprattutto perché “nessuno nel continente africano vuole più fidarsi di questo regime militare”.
Queste elezioni fanno parte del 38° vertice ordinario dell’Unione Africana, previsto per il 15 e 16 febbraio ad Addis Abeba. In precedenza, il 12 e 13 febbraio si era tenuta la 46ª sessione ordinaria del Consiglio esecutivo (Ministri degli Esteri), per l’elezione della nuova dirigenza della Commissione dell’Unione Africana e di cinque membri del Consiglio per la pace e la sicurezza.
Non è la prima volta che l’Algeria gioca la sua carta vincente: quella dell’intermediazione per convincere i paesi a sostenere i suoi programmi, un comportamento che, secondo gli osservatori, ha portato al declino di un’organizzazione che per anni ha utilizzato al servizio delle sue ambizioni egemoniche.
Dal ritorno del Marocco nella sua famiglia africana nel 2016, il continente africano ha cercato di trarre ispirazione dalle idee del Regno per avviare riforme strutturali all’interno delle istituzioni dell’Unione Africana, in risposta ai cambiamenti globali che hanno acuito le tensioni internazionali e che hanno sempre interessato l’Africa.
Dopo il suo ritorno, il Marocco ha assunto la guida di diverse organizzazioni africane, tra cui il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione, e ha posto fine al lungo dominio algerino, che aveva distolto questa organizzazione dai suoi obiettivi di sicurezza continentale per avvicinarla ai programmi separatisti legati al Sahara marocchino.
Durante la presidenza marocchina del Consiglio, caratterizzata da miglioramenti nella tabella di marcia, l’Algeria ha cercato di riconquistare ciò che aveva perso, ignorando i profondi cambiamenti nel pensiero africano.
Con il ritorno alla politica delle valigie e delle pressioni, fonti dell’Hespress indicano che “con questo comportamento, l’Algeria sta minando la legittimità di elezioni essenziali per riformare la struttura dell’organizzazione africana”.
Invece di concentrarsi sulla cooperazione tra i paesi africani e su partnership che portino benefici a tutti, l’Algeria continua a promuovere una logica di ricatto e di acquisto di voti.
Questi eventi si verificano in un contesto in cui l’isolamento diplomatico del Palazzo Mouradiya sta aumentando, con l’aggravarsi della crisi con diversi paesi confinanti nella regione del Sahel, il declino dell’influenza sulla questione libica, il persistere delle tensioni con Spagna e Francia e l’apertura di un nuovo fronte in Siria.
Invece di dare priorità alla cooperazione interafricana e ai partenariati win-win, purtroppo questo atteggiamento algerino sta trascinando verso il basso un’organizzazione che ha strumentalizzato per anni al servizio dei suoi obiettivi di egemonia. Con questo atteggiamento l’Algeria delegittima un’elezione fondamentale per la riforma dell’Unione.
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