Regionali in Campania, Antonio D’Amato e Raffaele Cantone: i sogni proibiti di destra e sinistra

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di
Simona Brandolini

Hanno sempre smentito, ma sono gli unici nomi dinanzi ai quali tutti farebbero un passo indietro per le Regionali d’autunno. Ruotolo (Pd) riunisce gli antideluchiani: «Serve una classe dirigente di cui fidarsi»

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Antonio D’Amato e Raffaele Cantone. Sono loro i sogni più o meno nascosti e proibiti dei partiti romani. Uno per il centrodestra, l’altro per il centrosinistra. Non sono gli assi da calare. Perché per ora entrambi hanno smentito, anche ripetutamente, una loro discesa in campo (a suo tempo l’aveva fatto anche Gaetano Manfredi). L’industriale e il magistrato — però — sono i nomi dinanzi ai quali tutti i contendenti farebbero un passo indietro. Poi ci sono le candidature politiche, le autocandidature, le congiunzioni astrali. Quelle che si realizzano nell’ultimo momento utile.
Ma andiamo con ordine. 

Il centrodestra unito

Partendo dal centrodestra unito. Dopo settimane di fibrillazioni è stata siglata una pace. Almeno mediatica. Un patto di non belligeranza con tre nomi al tavolo delle consultazioni: quello del viceministro Edmondo Cirielli per Fratelli d’Italia, dell’eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello e del deputato leghista Gianpiero Zinzi. Quest’ultimo forte di un record: aver portato il Carroccio ad essere il primo partito d’opposizione in consiglio regionale (oltre che a Napoli e Caserta). Per capirci, il gruppo di Forza Italia è scomparso dall’assemblea del Centro direzionale. I tre hanno occupato le caselle, ma resta in piedi sempre l’ipotesi del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.




















































Il centrosinistra non unito

Ovviamente dipenderà dall’accordo romano sulle ripartizioni delle regioni: nell’autunno 2025 si voterà in Campania, ma anche in Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Valle d’Aosta. Ragionamento che vale anche per il centrosinistra, non ancora unito. Questa settimana doveva tenersi la prima riunione del tavolo allargato a 5 Stelle e Sinistra italiana. Rinviato «nei tempi giusti». Che non si sa quali siano. Quelli della sentenza della Corte costituzionale sul terzo mandato? Troppo lontani (si parla di fine aprile, inizio maggio). Quelli di un ipotetico accordo con Vincenzo De Luca? Tutti gli indizi portano al fallimento o direttamente a Salerno. La Campania, sempre nella speranza che Cantone accetti anche se ha chiesto il trasferimento alla Procura di Napoli Nord, dovrebbe andare ai 5 Stelle, visto che le altre regioni sono già occupate dal Pd. E il nome più accredito, nonostante le ultime uscite sull’ormai dimenticato termovalorizzatore di Acerra, resta quello dell’ex presidente della Camera Roberto Fico.
I bene informati dicono che il profilo politico più forte resta il suo, sondaggi alla mano, e non quello di Sergio Costa che pure un pensierino l’ha fatto. Alla fine, con tutti i mal di pancia del caso, a Roma sono convinti che tutti si accoderanno. Tutti tranne uno? Per il Nazareno Vincenzo De Luca non potrà mai essere candidato al tris a Palazzo Santa Lucia. E la segretaria nazionale Elly Schlein si è spinta troppo oltre per poter fare una qualsiasi marcia indietro. 

Ieri Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, gli acerrimi nemici del governatore, hanno organizzato la due-giorni partendo dalla “questione morale” nel Pd rilanciata dall’europarlamentare proprio in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. Ruotolo nella relazione introduttiva della due-giorni napoletana ribattezzata del dopo-De Luca ha ribadito: «Il tema non è più il passato ma il futuro che va costruito con una classe dirigente di cui ci si deve fidare. Il tema che ci dobbiamo porre è come selezioniamo le classi dirigenti che vanno legittimate per le battaglie politiche e non per il numero di voti che portano al capo di turno. Io pongo il problema dell’etica, io mi devo fidare, io mi devo occupare dei problemi del territorio». E poi: «Il mio cuore è stato sempre a sinistra, altri cuori sono stati al centro, quindi bianchi, sono culture politiche riconosciute che devono convivere. E queste sono le zone alte e vere della politica. Però certe volte è meglio perdere alcune altre zone, che non sono né bianche né rosse… Meglio perderle, perché ne conquisti di altre, sicuramente».

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15 febbraio 2025 ( modifica il 15 febbraio 2025 | 11:17)

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