Fedez, le sensazioni legate ai farmaci antidepressivi e il meta-messaggio nel testo di Battito

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«È una canzone d’amore e d’odio. È il respiro affannoso della lotta più temuta, quella contro noi stessi, in cui viviamo accompagnati dai nostri demoni, danziamo con le nostre debolezze. Fingiamo di non sentirli, di non vederli, ma loro sono lì. Nel silenzio. Nel vuoto che rimbomba più forte di qualsiasi applauso o fischio».

È stato lo stesso Fedez a spiegare il senso del testo di Battito, la canzone che ha portato in gara al Festival di Sanremo 2025. Un brano con un chiaro riferimento alla lotta contro una depressione che l’ha colpito a più riprese, spesso farmacoresistente, che ha cercato di contrastare in vari modi, incluso il ricorso alle stimolazioni transcraniche. Della sua salute mentale Fedez ha spesso parlato pubblicamente, senza remore né timori, proprio per veicolare un messaggio anti stigma.

In questo testo descrive emozioni come la paura, la rabbia, la tristezza, ma anche sensazioni che ricordano bene certi effetti indotti dalle terapie farmacologiche. Emerge chiaramente anche il tema della relazione sentimentale come «trigger» che innesca sentimenti di ansia e sofferenza psicologica. Di tutti questi aspetti abbiamo parlato con lo psicologo Giuseppe Femia, specializzato in psicodiagnostica e psicoterapia cognitivo-comportamentale.

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Già il titolo alla canzone potrebbe prestarsi a varie interpretazioni sul fronte psicologico…
«Il “battito” di per sé descrive molto bene uno stato di ansia che stimola debolezze e paure. L’accelerazione del battito, in particolare, si osserva negli stati di agitazione in cui si avverte una minaccia, qualcosa che temiamo fortemente. Il battito può essere anche l’evidenziatore di uno stato di depressione agitata, con momenti di angoscia e stati di attivazione adrenalinica».

La canzone sembra descrivere anche una paura legata a certi effetti tipici delle terapie farmacologiche…
«In effetti lo fa. In questo testo emerge l’esperienza personale non solo della depressione ma anche della cura per questa condizione di sofferenza. C’è pure una rabbia verso i farmaci e tutte le paure che normalmente accompagnano la terapia. Si tratta di condizioni mentali e stati emotivi che si attivano abbastanza frequentemente durante un percorso di cura».

Quali sono in genere queste paure?
«Quella di essere come “anestetizzati”, di non sentire più nulla, di non avere più emozioni. Si ha sempre una lettura soggettiva degli effetti farmacologici e in questo caso specifico si rimarca il timore di rimanere spenti, appiattiti, in un certo senso “trasformati” dai farmaci».

C’è un fondamento in tutto questo?
«In realtà si tratta solo di un timore diffuso, un pregiudizio, una falsa credenza generalizzata che spesso caratterizza anche la resistenza al trattamento o una brusca interruzione».

Nel testo, Fedez cita in particolare la fluoxetina. Che cos’è?
«Si tratta di un farmaco antidepressivo utilizzato anche per la gestione di pensieri ossessivi e stati di ruminazione mentale».

Come si esce da questa pesante condizione di malessere?
«Il trattamento migliore è quello integrato fra psicoterapia e psicofarmacologia. Con le cure adeguate e passando per l’accettazione e l’elaborazione certamente si può convivere con un disturbo dell’umore e rielaborare e gestire i vissuti depressivi e le fasi critiche, le recidive. La psicoterapia si mostra cruciale rispetto a questi processi di consapevolezza, critica e gestione degli stati emotivi. Inoltre, non avere vergogna e andare oltre lo stigma della malattia mentale diventa importante proprio ai fini del trattamento e della sua efficacia.
Nel testo di Battito emerge quest’esigenza di dover attingere a un supporto esterno per gestire una condizione che risulta fuori controllo. Altri si prendono cura di quella fragilità, occorre accettare di doversi fare aiutare, rassegnarsi all’imprevedibilità, all’idea di una mancanza di controllo assoluto su di sé. Quello che conta è la capacità di affidarsi e farsi guidare».

Ad un certo punto, si cita la «serotonina», il celebre ormone del buonumore.
«Il richiamo alla serotonina segnala appunto la volontà di uscire da uno stato di non desiderio, di anedonia, di mancanza di piacere e motivazione. Descrive la chiara ricerca di una via d’uscita da quei momenti di buio, svilimento e demoralizzazione».

Quale Meta-messaggio porta con sé il testo di Battito?
«Si può guarire se si accetta di farsi guidare e si possono dichiarare le proprie fragilità psicologiche senza ancorarsi a un’immagine di forza invulnerabile. E senza temere il giudizio altrui».

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