Settantuno. Tante sono le zone che nella città metropolitana di Messina sono state mappate quali aree degradate. Vicoli, piccoli quartieri, talvolta anche parchi e spazi che dovrebbero essere di proprietà della comunità, in cui fino a pochi anni fa, invece, sorgevano baracche, erbacce, sporcizia e condizioni igienico sanitarie inaccettabili. Inaccettabili se, nella maggior parte di questi piccoli tuguri di cemento ed eternit si immagina poi che migliaia di famiglie hanno trovato un alloggio spesso anche “ereditadolo”. Stili di vita, dietro vite a contatto con macerie e malattie, a cui l’ufficio del risanamento ha provato a dare una nuova speranza.
La luce si è accesa a partire dal 2018, quando il lavoro congiunto di città, regione e governo ha operato verso l’unica direzione di risanare Messina dalla sua sanguinante ferita. Quella di anni di incurie, promesse mai realizzate, interventi cominciati e mai portati a termine. La creazione di un ufficio con poteri straordinari, collocato in periferia, perché alla periferia rivolto, ha in questo senso dato una mossa fondamentale affinché si avviassero gli interventi. “Abbiamo consegnato 212 case da quando si è insediato l’ufficio”, ha affermato soddisfatto il subcommissario Marcello Scurria, durante la conferenza stampa in cui ha annunciato di aver ricevuto comunicazione dalla regione di avvio dell’iter di revoca del mandato.
Una struttura, quella subcommissariale, che ha avviato 12 cantieri, portandone a termine la maggior parte nei 23 mesi in cui è stato guidato, appunto, dall’avvocato in sinergia, a Roma, con Matilde Siracusano. Meriti, questi, che non devono scontrarsi con l’arida risacca del partitismo politico perchè, invece, prescindono da qualsiasi appartenenza o colore. E il tam tam di richieste da parte dei nuclei familiari fragili dimostra, infatti, che la cittadinanza se interpellata risponde. Perché 300 sono stati i nuclei con almeno un componente fragile ad aver fatto istanza per ottenere una casa. Sintomo, questo, della necessità di farsi carico, umanamente, socialmente, ed economicamente, di una questione che riguarda soltanto il benessere dei cittadini.
“Ci sono ancora 1600 famiglie in attesa di ottenere un alloggio”, ha spiegato ancora Marcello Scurria sottolineando la necessità di continuare a dotare di poteri straordinari un ufficio “che con poteri ordinari non potrebbe mai portare a termine i progetti messi in campo”. Progetti che sono stati raccolti in un documento in cui sono testimoniati i 19 interventi già messi in atto nei luoghi e nelle aree in cui la macchina del risanamento è partita spedita.
“Abbiamo messo in piedi una macchina perfetta ma non era un bolide, era una macchina fatta da un manipolo di persone – ha aggiunto ancora Scurria – Solo quattro dipendenti e alcuni collaboratori. Ma è una macchina che al posto del motore aveva cuore e grazie a questo abbiamo messo in campo tutto”. Perché assegnare le case non basta e adesso l’eredità di Scurria sarà pesante da sostenere senza conoscere la difficile ma affascinante materia con cui si ha a che fare. “Ci sono decine di cantieri in città – ha spiegato Scurria – Anche le ristrutturazioni degli alloggi è una parte essenziale e importante del lavoro svolto perchè non abbiamo voluto soltanto consegnare case ma le abbiamo rese all’altezza e idonee”.
Fra i progetti in corso figurano Parco Magnolia per cui “stiamo aspettando che la regione trasmetta il parere Vinca e subito dopo sarà possibile bandire la gara e nel 2025 potrebbe essere conclusa anche questa”, ha spiegato Scurria. Ancora l’Ex-Lavatoio dove “nessuno pensava di poter entrare, ma dove avevamo assegnato 6-7 alloggi e abbiamo fatto un censimento veloce da cui è emerso che potevamo realizzare altri 13 alloggi da assegnare alle famiglie fragili eliminando una vergogna situata proprio accanto alla famosa tomba di Antonello”, ha detto ancora Scurria.
Infine, fra le grandi opere, anche Largo Diocene dove però ci sarà da lavorare perché rappresenta “una demolizione complicata perché i mezzi meccanici non possono entrare ed è situata nell’ultima parte di via Gaetano Alessi che è occupata totalmente dalle baracche abusivamente costruite negli anni”, ha spiegato il subcommissario. E poi c’è il rione Taormina, l’opera più consistente del risanamento, dove i lavori sono cominciati nel 2008, interrotti quasi subito, e nell’arco degli ultimi 23 mesi ricominciati.
Lì, a ridosso di una delle vie più trafficate della città, in futuro potrebbe sorgere un vero e proprio quartiere dove le baracche non saranno che un ricordo. Errano ben 411, infatti, le famigllie residenti fra rovi di sporcizia, eternit e cemento. “Soltanto da lì sono arrivate 85 richieste di alloggio da parte di famiglie con almeno un componente fragile – ha aggiunto Scurria – Un dato in percentuale incredibile se si pensa al complessivo di richieste ricevute”.
E poi c’è la parte della consegna delle chiavi. “Quella che non si è vista perché non abbiamo voluto farlo e perché abbiamo lavorato in silenzio ma non lontani dai riflettori”, ha detto Scurria. “Volti non ne troverete come non ne avete visti in questi 23 mesi né sui social né sui giornali perché la fase della consegna dell’immobile è avvenuta con discrezione e senza la necessità di fare vedere i volti anche di persone che magari in modo rispettoso ci hanno fatto capire che per loro come per la città di Messina questa vicenda è una vergogna”.
Adesso spetta ai cittadini dare un giudizio su quanto svolto. E la politica non potrà non tenere conto di questi dati che, nero su bianco, raccontano una storia di riscatto. Quella di Messina, una città che, per una volta, deve mantenere la memoria di quello che era, che è stato e che potrebbe diventare. A prescindere dal colore politico.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link