“Agli stronzetti pseudo ambientalisti e comunisti che sono contro il Comprensorio dico solamente. Succhiate e lo dico da Sindaco”. Ha fatto il giro della rete ed è diventata una sorta di cult la frase (degna di una approfondita esegesi: chi è ambientalista è anche comunista?) con cui Walter Semperboni, primo cittadino di Valbondione ha apostrofato tutti coloro che si oppongono al collegamento sciistico tra Lizzola, frazione del suo comune, e Colere, altro comune della bergamasca. In pratica, si vorrebbero collegare due valli, la Val Seriana e la Val di Scalve, e due località già dotate di propri impianti di risalita (quella di Colere ha il suggestivo nome di “Colere infinite mountain”!).
Fin qui, magari chi non conosce il progetto potrebbe dire: “beh, che male c’è, in fondo se è un piccolo collegamento tra impianti che già esistono…”. La realtà è un po’ diversa.
Innanzitutto, la montagna stessa tra le due località si oppone/frappone al collegamento. Tant’è che per attuarlo, occorrerebbe bucare da una parte all’altra il Pizzo di Petto per 450 metri di lunghezza e piazzarci un bel tapis roulant. Seconda considerazione. Per attuare il collegamento si andrebbero a sfregiare due valli integre la Val Conchetta e la Val Sedornia, che sono all’interno del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche. E in più c’è la Zona speciale di conservazione (Zsc) “Val Sedornia – Val Zurio – Pizzo della Presolana”. Terza considerazione. Sarebbe la collettività che si dovrebbe accollare gli oneri dell’operazione: oltre al buco con relativo tapis roulant, tre nuove cabinovie, una nuova seggiovia, tre nuove piste, un bacino per la realizzazione di neve finta di portata tra i 60000 e gli 80000 metri cubi e un sistema di produzione di neve artificiale che dovrebbe servire tutto il comprensorio (altrimenti, per usare il linguaggio colorito del sindaco “col c… che si scierebbe”) per un totale di 50 milioni di euro a fronte di un costo totale di 70 milioni.
Quindi, impatto territoriale, impatto ambientale, costi per la collettività… Tra l’altro, a quest’ultimo proposito: la società Valle Decla che detiene il 100% delle quote della Rsi s.r.l. che dovrebbe realizzare il tutto, crede fortemente nell’operazione: viene da domandarsi perché allora non ne sostenga totalmente l’onere secondo il principio del rischio d’impresa…
Ma torniamo ai costi, per parlare invece dei benefici. I benefici sarebbero quelli di cercare di evitare lo spopolamento della montagna. Ben che vada se tu amministratore di montagna, con i tempi (soprattutto atmosferici) attuali pensi di evitare lo spopolamento con l’ampliamento dell’offerta sciistica, fai un buco in quell’acqua che uscirà dagli impianti sparaneve quando le temperature non consentiranno più l’innevamento artificiale, o lo consentiranno solo a quote elevate. Detto altrimenti: ci metti una pezza, sì, tra l’altro spendendo un sacco di soldi della tua collettività, ma non risolvi il problema e ti ritroverai con il tuo territorio scempiato e, proprio per questo, senza turisti. Bella prospettiva! E diciamo che molti la pensano così, visto che una petizione contraria al comprensorio ha già ricevuto più di 26000 firme.
Ultima considerazione. Il progetto non è nuovo, tutt’altro, risale a decenni addietro. E qui vale la pena ricordare come negli anni 2006-2008, sempre il comune di Valbondione, che esprime il sindaco di cui sopra, “si portò avanti con i lavori” (come ricorda un articolo di Davide Sapienza su Bergamonews) realizzando, dentro i confini del parco e in area ZPS una pista, denominata “Pista del sole” che causò un grave dissesto idrogeologico, “sanato” con ulteriori opere di ingegneria ambientale prescritte dal parco stesso. Ma il progetto del comprensorio ha le sue radici ancor più indietro nel tempo. Come afferma provocatoriamente Luca Rota nel suo blog “Un collegamento sciistico tra Colere e Lizzola? Idea interessante. Se fossimo nel 1964!”.
Notizia dell’ultima ora: sul progetto è stata presentata un’interrogazione parlamentare da parte di Alleanza Verdi Sinistra.
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