Energia eolica e fotovoltaica in Sardegna: tra speculazione energetica e transizione verde

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Proteste e manifestazioni contro la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici in tutta l’isola dopo la pubblicazione del Piano di installazione, che prevede l’instauro di strutture in aree non ecologicamente idonee e nelle prossimità di siti archeologici risalenti all’età del bronzo

Nelle notti del due e del tre ottobre del 2024, i comitati contro la speculazione energetica hanno presidiato nella strada statale 131, con l’intenzione di bloccare il passaggio dei tir che trasportavano le pale eoliche verso le sedi degli impianti. Questa è stata solo una delle numerose proteste in Sardegna contro l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici che hanno interessato il territorio negli ultimi mesi, a partire dall’uscita dei piani di installazione. Oltre alle manifestazioni, i comitati hanno avanzato una proposta di legge, la Pratobello 24, che nel giro di poche settimane ha raccolto più di duecentomila firme. In molti hanno accusato i cittadini di essere caduti nella sindrome Nimby (Not In My Backyard– non nel mio giardino), ma la questione è molto più complessa.

La regione è interessata da un significativo processo di deindustrializzazione: le poche fabbriche che da decenni costituiscono l’industria produttiva del territorio stanno chiudendo, riducendo così il fabbisogno energetico dell’isola. In più, è importante ricordare che la popolazione della Sardegna è in calo costante, per via del diffuso fenomeno di emigrazione e del calo della natalità. La quantità di energia prodotta sarebbe quindi di gran lunga superiore al fabbisogno della popolazione sarda, e per questo, parallelamente agli impianti, è in atto l’installazione di un doppio collegamento sottomarino tra Sardegna, Sicilia e penisola italiana lungo 970km e con una potenza di mille MW, che trasporterà l’energia prodotta in Sardegna verso la penisola. Il progetto, denominato Tyrrhenian Link, è stato preso in carico dall’azienda Terna Driving Energy. La costruzione di questo collegamento è superflua come l’impianto di decine di pale eoliche che vanno ben oltre le necessità locali. Inoltre, le aree che sono state adibite agli impianti fotovoltaici ed eolici in molti casi non risultano idonee alla costruzione, sia per motivi di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema sia per motivi di protezione dei beni culturali del territorio.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La legge di iniziativa popolare Pratobello 24ha infatti come obiettivo quello di impedire lo stabilimento di impianti in aree quali: aree naturali protette, o in cui è accertata la presenza di specie animali protette, aree a pericolosità da frana ed idraulica alta, o aree in cui sono presenti siti archeologici riconducibili alla Civiltà Prenuragica e Nuragica, dal 4500 a.C. al III secolo a.C, tutte aree che per ora sono incluse nel Piano di installazione. Il Piano prevede infatti l’instaurazione di un progetto agrivoltaico a soli 230 metri di distanza dal complesso nuragico di Barumini, un sito archeologico risalente all’età del bronzo. Il sistema nuragico è stato scoperto negli anni ’50, ma l’area è costituita da un imponente nuraghe complesso e da un esteso villaggio di capanne, con un sistema idrico sotterraneo estremamente all’avanguardia per l’età del bronzo, che gli archeologi ancora non hanno completamente delimitato. Costruire un impianto agrivoltaico a 350 metri significa impedire la scoperta del resto del complesso. Rinunciare a un pezzo di storia così importante nel nome di un piano di installazione che prevede una costruzione indiscriminata, senza tenere minimamente in considerazione i danni ambientali e le perdite culturali che questa comporta, sarebbe un oltraggio alla cultura e un’enorme perdita per lo studio archeologico e le future generazioni che potrebbero goderne.

Opporsi alla costruzione di impianti in luoghi che costituiscono parte integrante del patrimonio storico e culturale del territorio, o in aree non idonee alla costruzione, non significa opporsi alla costruzione di impianti per la transizione energetica verde. Significa svolgere una funzione di controllo sull’operato di grandi multinazionali dell’energia green, in modo tale da far sì che rispetti effettivamente i principi di sostenibilità che dovrebbero rappresentare la base ideologica della transizione verde. La preoccupazione per i danni all’ecosistema e alla salute pubblica è legittima, così come la necessità di salvaguardare dei beni culturali, specie se il Piano prevede la costruzione di pale eoliche sopra siti archeologici risalenti alla preistoria. La transizione energetica è necessaria, ma deve essere responsabile. Costruire impianti eolici sopra siti archeologici come quello del nuraghe di Barumini, risalente al XV secolo a.C., significherebbe perdere per sempre un bene culturale riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, un pezzo di storia insostituibile che non può e non deve essere distrutto.  

Inoltre, ci sarebbero diversi spazi che invece potrebbero essere utilizzati per l’installazione di impianti, senza recare danno alla popolazione locale, agli ecosistemi e al paesaggio, ovvero i siti minerari dismessi. La Sardegna ha una ricca storia mineraria che ha visto la sua fine con la chiusura dell’estrazione durante il secolo scorso. Da allora, i siti minerari sono inutilizzabili e in attesa di bonifica. La costruzione di impianti eolici intorno ai siti minerari dismessi potrebbe anche rappresentare un’occasione di riqualifica del territorio, in quanto una maggiore attenzione sull’area potrebbe attirare investitori interessati alla bonifica dei siti minerari, che lo Stato italiano non ha intenzione di finanziare. In altre parole, una modifica del Piano di installazione che diminuisce il numero di impianti e li colloca in aree idonee, permetterebbe la produzione di energia rinnovabile e al tempo stesso garantirebbe la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.

Il futuro non deve cancellare il passato e lo sviluppo, specialmente quello verde, non deve distruggere territori, devastare il loro patrimonio storico culturale, e danneggiare la salute della popolazione e dell’ecosistema che li abitano. Una transizione verde è possibile ma deve essere fatta in maniera coscienziosa, considerando le caratteristiche del territorio e pianificando in modo efficiente un’implementazione di un numero di impianti sostenibile e proporzionato alle necessità territoriali.











Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Source link