incendi, intossicati e tentativo di fuga

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Si uccide in cella e la sua fine fa scattare la protesta dei detenuti nel carcere di  “San Donato” a Pescara, nelle ultime ore messo a ferro e fuoco. 

A togliersi la vita, questa mattina, un 24enne egiziano, tossicodipendente. Si è impiccato. Al momento aveva un fine pena previsto per il 2027, per reati contro il patrimonio.

Dopo la sua morte, sono scoppiati i tumulti. Un recluso è riuscito ad arrivare sul tetto nel tentativo di evadere, altri hanno incendiato i materassi, come conferma Francesco Lo Piccolo, direttore della rivista “Voci di dentro”, che ospita contributi da tutte le carceri d’Italia, e che è sul posto. “Si respira – dice – un forte clima di tensione. Ci sono polizia, carabinieri, Finanza e vigili urbani. C’è anche il viavai di ambulanze che portano in ospedale i detenuti rimasti intossicati. Tutto ciò – rimarca – è frutto di anni di mala gestione da parte dell’Amministrazione penitenziaria. I problemi si sono aggravati e sono stati ignorati: qui dovrebbero esserci circa 240 detenuti e inveve ce ne sono 440, il doppio. Addirittura dentro le celle sono ammucchiati in sei, che non hanno neppure brande, ma i materassi sono stati messi a terra. Una situazione che era già al limite e che è divenuta incandescente”.

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Altissima la tensione, attualmente in atto violenti disordini. Fumo e urla, distruzione. “La situazione è critica –  affferma Giuseppe Ninu, segretario del Sindacato autonomo Sappe -. Sul posto sono presenti anche operatori di polizia penitenziaria di altre sedi della regione. Tre piani del reparto penale non hanno acqua ed elettricità e ci sono devastazioni ovunque. Mi sembra evidente che c’è necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali, che assicurino l’ordine e la sicurezza. E’ grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati sui costanti e continui focolai di nervosismo”. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, giudica la condotta dei detenuti in rivolta “irresponsabile. Sono quotidiane le nostre denunce con le quali evidenziamo che la situazione penitenziaria e gli agenti in servizio continuano a tenere botta, nonostante le quotidiane aggressioni. E’ sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di violenza in atto. Ora è però fondamentale dare supporto ai colleghi che a Pescara sono in prima linea a fronteggiare quanto sta accadendo”, conclude Capece.

“​Caos nel carcere di Pescara, una protesta collettiva che con il passare del tempo si è via via ingigantita fino a rendere necessario l’invio di rinforzi dagli istituti vicini per far fronte alla crescente contestazione che, si teme, possa ancora sfociare in una vera e propria rivolta. Infatti al momento una sezione detentiva è inagibile (quella incendiata) ed altre due sono senza acqua e corrente elettrica, per un totale di circa 250 detenuti coinvolti. Un disastro che poteva essere evitato”, afferma UilPa Penitenziari, con il segretario regionale Ruggero Di Giovanni. “​Da tempo la UilPa Penitenziari lamenta lo scarso interesse dell’amministrazione centrale e regionale ai problemi delle carceri abruzzesi. Il cambio ai vertici del provveditorato del Lazio, Abruzzo e Molise non ha portato alcuna significativa novità se non la promessa, ribadita solo la settimana scorsa dal nuovo provveditore, Giacinto Siciliano che si è insediato negli ultimi mesi del 2024, che Pescara e Teramo rientrano tra le priorità, date le innumerevoli criticità”.

“​La casa circondariale di Pescara – viene aggiunto – ha capienza regolamentare di circa 270 posti e vede oggi presenti 445 detenuti, ovvero un sovraffollamento del 160% con un’altissima percentuale di psichiatrici e tossicodipendenti; se aggiungiamo che a fronte dei 138 agenti necessari, secondo una pianto organica che abbiamo sempre contestato, abbiamo solo 107 agenti con una carenza di 30 unità e questo solo nel ruolo degli agenti-assistenti è facile capire che non si trattava di capire “se” ma solo “quando” sarebbe accaduto. Questo è quello che succede – prosegue il segretario Uil Penitenziari – quando si prendono decisioni senza fare i conti con la realtà, non si può pensare di gestire un carcere, a fronte di un simile sovraffollamento, senza i necessari agenti. Da tempo lamentiamo i problemi degli agenti lasciati soli nelle sezioni detentive e senza il necessario supporto dalla catena di comando, anch’essa carente delle figure indispensabili per la corretta gestione dell’istituto, infatti a Pescara mancano anche ispettori (-9), sovrintendenti (-10) e commissari (-2) che portano la carenza a circa -50 poliziotti”.

“Auspichiamo che con l’apertura dell’istituendo Provveditorato regionale Abruzzo e Molise (dovrebbe riaprire entro la fine del 2025) si possa assistere quantomeno allo stop della transumanza di detenuti di “difficile gestione” che giornalmente ci vengono assegnati dalle carceri laziali. ​Nel frattempo chiederemo al provveditore Siciliano, che è arrivato nel carcere di “San Donato”, come intervento immediato quello di ridurre il numero di detenuti presenti a Pescara così da rendere il carcere più gestibile da una pare e più vivibile dall’altra”.

E’ il tredicesimo suicidio in Italia dall’inizio dell’anno. “E’ un vero stillicidio, – rimarca in una nota Aldo Di Giacomo, segretario nazionale del sindacato Spp -. Si tratta quasi sempre di persone con una condanna non definitiva, ed è scesa l’età media di chi si ammazza. E pensare che 19mila detenuti potrebbero uscire se solo fossero informati della possibilità di scontare la pena sotto altre forme. C’è purtroppo il disinteresse assoluto dell’amministrazione penitenziaria. Nelle nostre carceri – dichiara – c’è la criminalità più pericolosa al mondo, ma la maggior parte dei detenuti è lì per per reati lievi, si tratta di persone affette da alcoldipendenza, tossicodipendenza o malattia psichiatrica. Se non rieduchiamo questi soggetti loro ciclicamente entrano ed escono, commettono reati in galera, le loro fragilità aumentano. E comunque, anche se il sovraffollamento è un enorme piaga, chi arriva a suicidarsi è già debole quando entra. Poi il sovraffollamento incide. Il carcere è diventato il punto di rilancio della carriera criminale”. 17 feb. 2025

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