«La rete ciclabile ad Andria va realizzata con equilibrio sia per tutelare le esigenze dei ciclisti che quelle degli automobilisti», l’analisi di Miscioscia (FareAmbiente)


«Da ambientalista realista, intervengo in merito alla proposta della rete ciclabile dal quartiere San Valentino a Via Montegrappa passando per Viale Pietro Nenni e viale Palmiro Togliatti, per evidenziare che è necessario puntualizzare che la sostenibilità ambientale e della mobilità di una città non si misura dai chilometri di piste ciclabili realizzate o realizzabili ma dalla loro effettiva utilità. Bisogna partire dalla capacità di saper sviluppare progetti integrati di mobilità sostenibile che considerino le reali esigenze di cittadini ciclisti e di cittadini automobilisti in relazione alla struttura urbanistica e viaria esistente in città. Parto da questo ragionamento per dire che prima di procedere alla realizzazione di una pista ciclabile che andrebbe a confliggere con un asse stradale strategico per il collegamento della città come viale Palmiro Togliatti e Viale Pietro Nenni, l’amministrazione debba fare un approfondimento e un’attenta riflessione su questo progetto» – ricorda in un comunicato il Dott. Benedetto Miscioscia (coordinatore regionale di FareAmbiente e responsabile del Laboratorio Verde di Andria) che prosegue:

«A preoccupare è il suo modus operandi che per un’opera impattante come quella proposta, non ritiene innanzitutto di coinvolgere e chiedere la partecipazione attiva degli abitanti ed in particolare di coloro direttamente interessati dalla proposta progettuale. Realizzare una rete ciclabile della città di 5 km. interessando strade particolarmente importanti per lo snodo viario e per il carico veicolare sopportato per collegare una strada del quartiere San Valentino, merita un approfondimento ed una valutazione complessiva sul progetto che non può e non deve limitarsi al sol fatto che è stato ottenuto un finanziamento di 750.000 euro. Il problema non è il finanziamento di per sé, ma la reale finalità e utilità del progetto medesimo partendo dalla sua contestualizzazione nella rete stradale cittadina e del suo dimensionamento. Qui non si tratta di cambiare la cultura sull’uso della bicicletta a discapito degli autoveicoli ma di comprendere l’impatto che si determina per gli equilibri tra le reali esigenze degli uni e degli altri. Se poi l’idea è quella di realizzare piste ciclabili di mt. 2,50 eliminando le corsie di sosta ben sapendo che la città ne è carente, allora la cosa si fa ancora più preoccupante, soprattutto quando ad essere interessate sono strade fondamentali per il collegamento degli assi viari che conducono nell’abitato e fuori dall’abitato urbano. Un asse viario strategico per il deflusso del traffico in entrata e in uscita dalla città che ha già subito una stortura con la creazione di uno spartitraffico sulla carreggiata che ne ha ancora di più limitata la larghezza a maggior ragione che lo stesso funge come una sorta di tangenziale ovest sulla quale grava un notevole volume di traffico veicolare ed in particolare di automezzi pesanti e delle autolinee extraurbane. Peraltro, la realizzazione della pista ciclabile determinerà inevitabilmente anche l’eliminazione delle corsie di canalizzazione in entrambi i sensi di marcia all’altezza di via Castel del Monte, via SS. Salvatore e via Murge, generando la formazione di code con tempi di percorrenza che si allungherebbero con ripercussioni in termini ulteriori di inquinamento e disagi non solo per i residenti e per tutte le attività commerciali e produttive ma anche per gli stessi eventuali “coraggiosi” ciclisti. E’ questo che vorrebbe l’amministrazione?  Collegare il quartiere San Valentino con via Montegrappa con un percorso ciclabile di 5 km. su strade ad alta percorrenza veicolare che andrebbe a creare una pericolosa interferenza alla circolazione stradale, stravolgendo l’equilibrio esistente tra le esigenze autoveicolari e la sosta, francamente mi sembra un’idea fuori dalla realtà» – ha proseguito Miscioscia che ha quindi concluso:

«Piuttosto, mi sento di suggerire all’amministrazione e al tecnico progettista, di valutare attentamente soluzioni alternative e meno invasive oltre che meno pericolose per la sicurezza anche degli stessi ciclisti, così come già enunciate nell’incontro in sala consiliare, invitandoli ad approfondire lo studio della viabilità stradale che puntino a soluzioni alternative e meno impattanti rispetto a quella prospettata, che tenga conto degli interessi dell’intera comunità andriese. Rispetto, poi, a chi obietta che dobbiamo eliminare tutte le autovetture dalle strade per andare tutti in bicicletta, penso che bisognerebbe pensare alla mobilità sostenibile con equilibrio e pragmatismo, senza preconcetti ideologici, ragionando da Homo sapiens e non da Homo cavernicolo, confidando, soprattutto, sempre nel buon senso e nella possibilità di uno spunto di riflessione positivo sulle osservazioni facendo un approfondimento sulla concreta utilità e sulla effettiva necessità di tale pista anche sulla base dell’esperienza maturata sull’effettivo utilizzo di altre piste ciclabili già presenti in città» – ha concluso Miscioscia.

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