La storica dimora nel centro di Trento era stata donata nel 2018 da Marina Larcher Fogazzaro quasi interamente alla Fondazione Pezcoller, e in parte alla Sosat e al Fai. Dopo un accurato restauro durato cinque anni che ha coinvolto l’intera struttura, intrapreso dalla Fondazione grazie anche all’intervento finanziario della Provincia autonoma, il palazzo è stato riportato alla sua bellezza originaria, con le facciate e le importanti decorazioni interne. Alcune sale al piano nobile ospitano la nuova sede della Fondazione Pezcoller, che quest’anno celebra i primi 45 anni di attività.
Nel suo intervento di saluto istituzionale, il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini ha affermato che “questo è un momento importante che giustamente celebra un autentico gioiello architettonico, davvero rappresentativo del centro storico e del Trentino intero. Prezioso il palazzo, preziosa la Fondazione voluta da Alessio Pezcoller, per il suo straordinario apporto alla ricerca applicata ai tumori. Un grazie particolare va a chi sostiene questa realtà, ai generosi e discreti donatori che rendono possibile lo sviluppo di progetti di grande rilievo per la comunità scientifica e per la popolazione”.
Il sindaco di Trento Franco Ianeselli ha evidenziato tre meriti della Fondazione in relazione alla città: gli spazi, l’identità, il metodo. “Le persone sono in relazione con i luoghi, che a loro volta definiscono l’identità, e questo era uno dei pochi spazi mancanti nella riqualificazione della città.
“La Fondazione, istituita nel 1980, – ha detto nel suo saluto il presidente Enzo Galligioni – ha raggiunto importanti traguardi grazie al fondatore, il prof. Alessio Pezcoller, ai presidenti e ai collaboratori che hanno guidato e sostenuto l’ente nel corso degli anni. Il primo premio internazionale è stato assegnato nel 1988, alla presenza del prof. Pezcoller, con l’aiuto iniziale del professor Veronesi. Da lì è iniziata una storia che ha visto crescere nel tempo la reputazione internazionale della Fondazione attraverso accordi con organizzazioni di ricerca come la AACR (l’associazione americana di ricerca sul cancro), la SIC, Società Italiana di Cancerologia, l’Associazione Europea per la Ricerca sul Cancro e la Mark Foundation. A livello locale, la Fondazione collabora innanzitutto con l’Università di Trento, Fbk e Azienda Sanitaria, e riceve supporto da numerose e qualificate istituzioni, come la Fondazione Caritro che ha assicurato il patrocinio fin dalle origini, le Casse Rurali, e donazioni private. Il restauro del palazzo, costato complessivamente circa un milione e ottocento mila euro, donato dalla signorina Marina Larcher Fogazzaro nel 2018, è stato possibile grazie al significativo supporto della Giunta provinciale”.
Il lavoro della Fondazione è importante perché in tempi non sospetti si è aperta a livello internazionale, grazie anche alla collaborazione con la nostra Università. La presenza di un ente dove si pratica il metodo scientifico e la ricerca è fondamentale, specialmente in un contesto globale che vede un aumento delle tendenze antiscientifiche”.
La cerimonia si è conclusa con la preghiera del vescovo emerito Luigi Bressan.
Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro
L’architetto Michelangelo Lupo ha effettuato approfondite ricerche storiche e artistiche su Palazzo Bortolazzi, che approderanno a breve ad un volume dal titolo “Palazzo Bortolazzi a Trento”. Palazzo Bortolazzi è una storica dimora signorile del centro storico, risalente al Seicento. Si tratta del risultato di una serie di accorpamenti di antiche proprietà nobiliari a cavallo delle mura della cinta orientale della città romana, realizzati alla fine del XVII secolo dall’architetto Apollonio Somalvico per i Bortolazzi, facoltosa famiglia di mercanti di tessuti di origine bergamasca.
Particolarmente rilevanti sono i portali di pietra trentina di via del Simonino e di via Oriola, i due telamoni che reggono il balcone del cortile interno e la decorazione di due sale con raffinati stucchi, risalenti al 1682-1683.
Notevoli anche le opere pittoriche al primo piano: 52 metope lignee (1530 circa, scuola di Marcello Fogolino) della sala di rappresentanza, le quadrature prospettiche di metà ‘700 (Domenico Romani), oltre alle importanti opere nell’Aula del Simonino.
Estintasi la famiglia Bortolazzi, il Palazzo passò prima ai Fogazzaro e poi ai Larcher e nel 2018 fu generosamente donato da Marina Larcher Fogazzaro: in gran parte alla Fondazione Pezcoller che lo ha ristrutturato nella sua interezza impegnandosi in oltre 5 anni di lavori; in parte alla S.O.S.A.T. e al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) al quale è andata l’Aula del Simonino.
(Ufficio stampa Fondazione Pezcoller)
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