Nuovi Ogm, il ricorso delle associazioni contro le sperimentazioni in campo aperto

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Il centro internazionale Crocevia, l’Associazione rurale italiana e l’Associazione di base dei consumatori fanno ricorso al Tar per chiedere la disapplicazione della legge che autorizza le sperimentazioni “facili” di nuovi Ogm in campo aperto su suolo italiano. 

 

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Il centro internazionale Crocevia, l’Associazione rurale italiana (Ari) e l’Associazione di base dei consumatori (Abaco) fanno ricorso al Tar per chiedere la disapplicazione della legge che autorizza le sperimentazioni “facili” di nuovi Ogm in campo aperto su suolo italiano. Il ricorso è indirizzato al ministero dell’Agricoltura e della sovranità Alimentare, al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, e agli enti che hanno richiesto e ottenuto il permesso di svolgere sperimentazioni in pieno campo, la Fondazione Edmund Mach e il Crea.

Le associazioni hanno impugnato i decreti del MASE del 19 dicembre e del 7 gennaio, che autorizzano le prove in pieno campo rispettivamente di vite e pomodoro Ogm. Il primo seguiva la richiesta effettuata dalla Fondazione trentina, che intende testare su suoi terreni una vite modificata in laboratorio per osservare la eventuale resistenza alla peronospora. Il secondo dava il via libera al Crea di Pontecagnano per piantare pomodori geneticamente modificati per resistere a piante parassite. Il campo che avrebbe ospitato questo secondo esperimento è il Podere Stuard, azienda sperimentale con la contraddizione di avere anche terreni coltivati a biologico, regime che vieta gli OGM in ogni fase della filiera.

Violazione del principio di precauzione

I provvedimenti impugnati sono stati adottati dal ministero dell’Ambiente come previsto cosiddetto “Decreto Siccità”, in cui è stato inserito l’emendamento che facilitava le sperimentazioni. “In pratica, da un lato è stata abolita la valutazione del rischio per l’agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare. Dall’altro, è stato aggirato un obbligo fondamentale, quello della consultazione con il pubblico, in particolare i portatori d’interesse” scrive Crocevia, “Ciò configura una violazione del principio di precauzione e della direttiva europea 2001/18 sugli Ogm, che impone la consultazione pubblica come passaggio fondamentale e non accessorio, del procedimento”. Per questo, la richiesta al giudice è di disapplicare la legge in cui è tradotto il Decreto Siccità e annullare i provvedimenti di autorizzazione per la Fondazione Mach e il Crea.

“Torsione autoritaria a favore dei Tea”

“Non tolleriamo questa torsione autoritaria e i continui abusi della politica per favorire gli interessi di pochi tifosi del cibo di laboratorio – dichiarano i ricorrenti – L’Italia è da 25 anni un paese libero da Ogm e questo ha permesso ai contadini di mantenere meglio che altrove la biodiversità, conservare e riprodurre le proprie sementi, adattare le colture ai territori e garantire prodotti di qualità. I nuovi Ogm, ribattezzati Tea da lobbisti interessati a confondere l’opinione pubblica, presentano gli stessi problemi di sempre in termini di rischi sanitari e ambientali. Inoltre, sono prodotti brevettabili e porteranno a una enorme concentrazione del mercato delle sementi nelle mani di poche multinazionali, a una riduzione della biodiversità e all’aumento dei costi per gli agricoltori e le piccole aziende sementiere”.

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La direzione intrapresa dall’Ue con la bozza di regolamento

Le tre associazioni segnalano inoltre che non c’è differenza giuridica oggi tra gli Ogm e quelli rinominati Teain Italia, come stabilito da una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 2018. Proprio in seguito a quella decisione, sostiene Crocevia, “la Commissione Europea, spinta dalle lobby agrochimiche e agroindustriali, ha iniziato le operazioni per scrivere un nuovo regolamento cucito su misura per questi nuovi Ogm”. L’intenzione è esentarli dalle attuali regole in vigore, che comprendono tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio, oltre a lasciare facoltà ai paesi Ue di vietarne la coltivazione per ragioni socioeconomiche. Questo regolamento ad hoc è però ancora in fase negoziale e vede la contrarietà di molti paesi rispetto a una deregulation. “Finché questo tentativo di forzare la realtà non andrà a compimento, dunque, non può esserci una deroga dedicata a questi organismi in Italia. Nemmeno per la sperimentazione. I Tea sono Ogm, e come Ogm vanno trattati” scrivono i ricorrenti che inviano i cittadini a donare per sostenere le spese legali del ricorso.

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