Pubblicato il: 18/02/2025 alle 00:07
(Adnkronos) – L’Europa prova a reagire a Trump e riunisce undici dei suoi leader a Parigi, in un vertice organizzato in fretta e furia dal presidente francese Emmanuel Macron. L’Ucraina, hanno riassunto i presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo Ursula von der Leyen e Antonio Costa dopo il summit, “merita la pace attraverso la forza”, vale a dire che va aiutata ancora di più, militarmente, affinché possa negoziare con la Russia da posizioni di forza, e non di debolezza come accadrebbe ora. Lo scopo è quindi arrivare ad “una pace rispettosa dell’indipendenza, sovranità, integrità territoriale” di Kiev, “con forti garanzie di sicurezza”. L’Europa, hanno aggiunto von der Leyen e Costa, “porta la sua intera quota di assistenza militare all’Ucraina”. Allo stesso tempo “abbiamo bisogno di un aumento della difesa in Europa”, come chiedono gli Usa. I due presidenti hanno partecipato al summit voluto da Macron malgrado le critiche arrivate dai Paesi esclusi, che hanno spinto il presidente del Consiglio Europeo a precisare che l’incontro di ieri è stato solo “l’inizio di un percorso” che vedrà coinvolta anche l’Ue nel suo insieme. L’Europa, ha aggiunto il segretario generale della Nato Mark Rutte, “è pronta e ha la volontà di rafforzarsi, di prendere l’iniziativa per fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina. L’Europa è pronta a investire molto di più nella nostra sicurezza”, ha aggiunto l’ex primo ministro olandese, riconoscendo tuttavia che “i dettagli devono ancora essere decisi”. “Ma l’impegno è chiaro”, ha aggiunto.
A far suonare l’allarme rosso in Europa sono state le mosse dell’amministrazione Trump, che pare determinata a trattare bilateralmente con Mosca i destini dell’Ucraina, bypassando l’Europa. Così Macron ha riunito a Parigi i vertici Ue e Nato (il segretario generale Mark Rutte), oltre ai premier di Germania (Olaf Scholz), Spagna (Pedro Sanchez), Polonia (Donald Tusk), Danimarca (Mette Frederiksen), Italia (Giorgia Meloni), Olanda (Dick Schoof) e Regno Unito (Keir Starmer). Le divisioni tra i Paesi europei, però, sono affiorate subito, dalle dichiarazioni del cancelliere tedesco Olaf Scholz che, con le elezioni alle porte, ha lasciato la riunione per primo e ha dichiarato alle tv, nella sede dell’ambasciata a Parigi, che qualsiasi dibattito fatto ora sull’invio di peacekeeper in Ucraina, con la guerra in corso, è “completamente prematuro” e “altamente inappropriato”. La Francia ha da tempo evocato un impegno diretto dell’Europa in Ucraina, con funzioni di peacekeeping dopo un eventuale accordo. Non è solo Berlino a non essere entusiasta: anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso perplessità, dicendo che l’Italia è sì disponibile a mandare truppe, ma solo nel quadro di una missione Onu, con l’ampio coinvolgimento di truppe extra europee. Una presenza solo europea in Ucraina, a tiro dell’artiglieria russa, sarebbe un “suicidio”, ha avvertito giovedì scorso, alla ministeriale Nato a Bruxelles. Una posizione, quella delineata da Crosetto, che sarebbe stata ribadita ieri da Giorgia Meloni durante il vertice. La premier avrebbe anche sottolineato tutte le perplessità dell’Italia di fronte alla scelta del presidente francese di convocare un summit coinvolgendo solo alcuni Paesi, escludendone altri, come la Finlandia e i Baltici solo per citarne alcuni, che vivono la minaccia del risorto imperialismo russo molto più da vicino di Parigi o Roma.
Le perplessità della Germania e dell’Italia non appaiono peregrine. Se le truppe europee inviate in Ucraina fossero, come ha detto Pete Hegseth, considerate come non coperte dalla tutela dell’articolo 5, sarebbe altissimo il rischio di incidenti con Mosca, la quale potrebbe essere tentata dal ‘sondare’ le reazioni occidentali ad un eventuale attacco contro truppe europee prive dell’ombrello Usa. Come hanno spiegato all’Economist alti ufficiali tedeschi, che succede se i russi uccidono un paio di soldati europei, magari tedeschi o italiani (due Paesi che non sono potenze nucleari, a differenza della Russia), per vedere le reazioni? Finché gli europei non avranno una risposta a questa domanda, parlare di ‘boots on the ground’ in Ucraina, a giudizio di alcuni, è puro avventurismo.
Le mosse di Macron, che avendo una spiccata visione geopolitica sa che in certi casi occorre agire rapidamente, non risultano sempre gradite ai partner Ue. Tanto più che il vertice di ieri, convocato in fretta tanto che le modalità di comunicazione alla stampa sono rimaste a lungo imprecisate e vaghe, è stato preceduto da una telefonata di una ventina di minuti tra Macron e il presidente americano Donald Trump, telefonata di cui fonti dell’Eliseo hanno subito dato conto. A conferma che ogni Paese europeo tiene molto anche ai suoi contatti bilaterali con Washington, non solo l’Italia. Il primo ministro Donald Tusk, a capo di un Paese che investe oltre il 4% del Pil nella difesa e dispone di uno dei più grandi eserciti europei, ha dichiarato, riporta l’Afp, che “tutti in questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l’alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrati in una nuova fase. Lo vediamo tutti. Non penso che nessuno debba sorprendersi, e anche l’incontro lo ha confermato, che i nostri partner europei siano consapevoli che è giunto il momento per una capacità di difesa europea molto maggiore. Anche qui – ha aggiunto Tusk – c’è stato accordo, unanimità, sul fatto che un aumento, un aumento significativo, della spesa per la difesa è qualcosa di assolutamente necessario”. Tusk ha detto che “non ha senso irritarsi quando il nostro alleato, gli Stati Uniti, dice di spendere di più, diventare più forti, diventare più resilienti. Queste parole hanno assolutamente un fondamento nei fatti”. Ora bisognerà vedere quale seguito avrà questo primo vertice ristretto. Un Consiglio Europeo straordinario, a quanto apprende l’Adnkronos, per ora non è previsto. Un primo debriefing, a beneficio anche degli altri Stati membri, ci sarà oggi a Bruxelles nel Coreper, il Comitato dei Rappresentanti Permanenti presso l’Ue, nel tentativo di convergere tutti su un terreno comune su un tema, quello del futuro dell’Ucraina, che tuttavia rientra nella categoria dell’hard power, da sempre competenza degli Stati membri, e non dell’Ue, specializzata nel soft power. Per convergere su un terreno comune occorrono mediazione, fatica, e soprattutto tanto tempo. Con l’Amministrazione Trump che ha ingranato la quinta per tentare di chiudere una volta per tutte la guerra in Ucraina, di tempo l’Europa non ne ha molto. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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