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Meno sbarchi (solo 66.317, -60% rispetto al 2023) e più rimpatri. Ridurre il numero di clandestini sembrava essere più difficile che svuotare il mare con il secchiello, e invece no. Il calo degli arrivi nel 2024 è certificato dal Viminale, il numero dei rimpatri è in aumento.
«Dal 2022 ad oggi, per il terzo anno di fila, si è registrato un aumento delle espulsioni del 15-20%, l’anno scorso sono stati 1.300 gli espulsi in più, tutti potenziali fattori di insicurezza per i nostri cittadini», ha sottolineato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dal 2021 al 2024 l’aumento segna +41%, con una progressione inesorabile: +12% tra il 2021 e il 2022, +10% tra 2022 e 2023, +14% tra il 2023 e il 2024, vale a dire 5.406 migranti rimpatriati nel 2024, 4.743 nel 2023, 4.304 nel 2022 e 3.837 nel 2021. E così il premier Giorgia Meloni ha deciso di dare un forte input per aumentare i rimpatri.
I dati esaminati dimostrerebbero che gli stranieri irregolari hanno una tendenza alla delittuosità superiore a quella dei regolari e degli italiani. Secondo il ministero dell’Interno su un totale di 822.801 persone arrestate o denunciate nel 2024, il 34,72% sono stranieri. In particolare tra le persone arrestate o denunciate gli stranieri rappresentano: il 23,80% per omicidio volontario; il 35,73% per tentato omicidio; il 43,99% per stupro; il 47,84% per furto; il 52,47% per rapina; il 39,52% per reati in materia di stupefacenti; il 43,25% per sfruttamento della prostituzione.
Ma se da questi dati si scorporano quelli commessi dagli irregolari, la sproporzione salta agli occhi. Sempre secondo i dati sulla criminalità diffusi all’inizio dell’anno dal ministero dell’Interno gli irregolari sono circa l’1% ma commettono circa il 28% dei reati a carico degli stranieri, che sono intorno al 10%.
In soldoni, la pericolosità relativa degli stranieri irregolari è circa 50 volte superiore a quella dei cittadini comunitari (italiani e stranieri). Prendiamo ad esempio le violenze sessuali: nei primi 9 mesi del 2024 quasi la metà (il 44%) sono state perpetrate da stranieri (regolari e non). Non sorprende dunque che quasi un terzo della popolazione carceraria sia straniero e irregolare.
Il problema delle espulsioni accelerate sollevato dalle recenti sentenze delle sezioni Immigrazione e delle Corti d’Appello è noto: non si può rimandare nel giro di 48 ore uno straniero in patria se nel suo Paese rischia la vita o la tortura anche se per la nostra diplomazia quel Paese è «sicuro». Ma il problema non si pone per chi ha in tasca un decreto di espulsione. La questione è che non si trovano. Come aveva anticipato una fonte giudiziaria al Giornale, parliamo di persone da allontanare dall’Italia su decisione dei questori. «Non gente respinta alla frontiera o in mare ma persone che sono illegalmente in Italia, privi di titolo per il soggiorno, clandestini che hanno commesso dei reati, cui è stato notificato l’ordine di espulsione e che fanno domanda strumentale d’asilo», ci aveva detto un magistrato.
Di queste espulsioni non se ne fanno abbastanza, ma la loro esecuzione è complessa. «In attesa dell’espulsione, la competenza è del questore dove risiede il clandestino, non più del giudice in cui doveva essere trattenuto lo straniero». Ecco perché trasformare gli hotspot albanesi in Cpr sarebbe l’uovo di Colombo, perché le renderebbe molto più facili». Ma prima bisogna trasformare le due strutture con una modifica del Protocollo per trasformare i due hotspot extra Ue in Cpr.
Da mesi prende corpo anche l’ipotesi di dotare con un braccialetto elettronico chi fa richiesta di protezione internazionale, obbligandolo a rimanere nell’area su cui insiste la commissione che deve riconoscergli il diritto d’asilo come misura alternativa alla detenzione nei Cpr, pur di evitare che il clandestino faccia perdere le sue tracce.
La proposta è già in un testo di recepimento di una direttiva Ue all’esame del Senato. Al Giornale risulta che il Viminale nei mesi scorsi ne abbia ordinati 100mila con un prezzo a base di gara di 6mila euro (oltre Iva e comprensivo di trasporto e consegna).
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