Botta e risposta secco tra Unicredit e Banco Bpm. Ieri la banca guidata da Andrea Orcel ha diramato una nota stampa in cui ha criticato l’offerta pubblica di acquisto lanciata da Piazza Meda su Anima. Oggi Banco Bpm risponde: “Mere supposizioni”
È uno scontro senza esclusione di colpi quello che si consuma, con il serrato susseguirsi di comunicati stampa, tra due delle principali banche del Paese che da qualche mese sono protagoniste del consolidamento finanziario italiano.
Banco Bpm ha diffuso questa mattina – prima dell’apertura di Piazza Affari – un comunicato di risposta a quello diramato ieri da Unicredit: l’oggetto del contendere è il rilancio dell’offerta di Piazza Meda su Anima (uno dei più grandi gruppi del risparmio gestito in Italia). La banca guidata da Andrea Orcel ha minacciato di rinunciare all’Ops (offerta pubblica di scambio) sul Banco Bpm dal valore di oltre 10 miliardi.
La stoccata di Unicredit
Andiamo con ordine. La scorsa settimana Banco Bpm ha deciso di alzare l’offerta lanciata il 6 novembre finalizzata a ottenere il controllo di Anima. Inizialmente il valore proposto era di 6,2 euro ad azione. L’assemblea straordinaria convocata dalla banca per il prossimo 28 febbraio dovrà approvare l’aumento di 80 centesimi, così come proposto dal consiglio di amministrazione che ha alzato a 7 euro il valore dell’offerta.
È su questo che Unicredit è entrata a gamba tesa ieri con la nota stampa diffusa irritualmente a mercati aperti. La banca guidata da Andrea Orcel ha puntato il dito sul Danish Compromise, la cui applicazione nel caso dell’operazione Banco Bpm-Anima deve ancora ottenere il via libera da parte della Banca Centrale Europea. Si tratta di una normativa europea, nata allo scopo di favorire operazioni di consolidamento come quelle che stiamo vedendo in Italia, che consente alle banche che hanno partecipazioni dirette nel capitale di compagnie assicurative di ridurre i requisiti di capitale solitamente richiesti. Se l’ok non arrivasse, sottolinea Unicredit, verrebbe meno la valenza dell’offerta fatta dal Banco su Anima e ne ridurrebbe ampiamente il ritorno dell’investimento. Motivo per cui Orcel ha minacciato di ritirare l’Ops sulla banca guidata da Giuseppe Castagna. Con quali conseguenze? Sicuramente sull’andamento del titolo in borsa. L’offerta di piazza Gae Aulenti infatti sembra piacere molto al mercato: dal suo lancio le azioni del Banco sono passate da un valore attorno ai 6,50 euro ai 9 euro che l’azione è tornata a sfiorare nelle ultime ore.
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La risposta di Banco Bpm
Banco Bpm ha atteso meno di 24 ore per rispondere punto per punto a quelle che definisce nel comunicato di questa mattina “mere supposizioni” da parte di Unicredit. La banca – si legge – “manterrà un CET1 ratio (il principale indice di solidità di una banca) superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout (quota degli utili distribuita ai soci) all’80%”. Banco Bpm quindi – si legge ancora nel comunicato – “prosegue nell’esecuzione del proprio piano industriale e dell’offerta su Anima nella piena convinzione che tali azioni porteranno valore ai propri azionisti”.
Risiko in salita
“In questa vicenda è mancata completamente quella diplomazia, quel dialogo tra istituti che sarebbe necessario aprire prima di lanciare le effettive offerte di acquisto. È esattamente quello che è accaduto sul fronte di un’altra recente operazione di consolidamento, quella tra Bper e la Banca Popolare di Sondrio”. Commenta così un esperto delle dinamiche finanziarie del calibro di Angelo Drusiani di Ersel. “La conseguenza – dice l’esperto – è che si alzino barricate e si renda solo più difficile il percorso di consolidamento di cui l’Italia ha bisogno”.
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