Abruzzo, si riapre il dibattito sulla questione fine vita, ma l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì diserta

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L’AQUILA La questione del fine vita è tornata al centro del dibattito anche in Abruzzo, a seguito della sentenza della Corte costituzionale numero 242 del 2019, che ha stabilito che, in determinate condizioni, è possibile per una persona richiedere il suicidio medicalmente assistito, ovvero l’aiuto da parte di un medico per porre fine alla propria vita. In Abruzzo, il tema del fine vita si è concretizzato con la presentazione della prima proposta di legge di iniziativa popolare nella storia della Regione, il 19 giugno 2023. Proposta che ieri è tornata sul tavolo della Quinta commissione con l’audizione di Roberto D’Andrea, attivista dell’associazione “Luca Coscioni”. Altri rappresentanti dell’associazione saranno ascoltati nei prossimi mesi, così come assicurato dal presidente della commissione, Paolo Gatti. Non ha invece partecipato ai lavori l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì.
Il tema era stato già sollevato durante la passata legislatura, con una discussione che aveva visto l’audizione di vari esperti e attivisti. Il clima era stato caratterizzato «da una grande attenzione da parte dell’opposizione ma anche della maggioranza», ha ricordato Riccardo Varveri, coordinatore regionale della campagna “Liberi subito”, che ha raccontato come molte persone abruzzesi si siano rivolte all’associazione per chiedere informazioni, in particolare persone affette da patologie gravi e dolorose. «Non ce la faccio più, non posso andare avanti», è il grido di dolore che molti hanno lanciato, facendo presente che «il viaggio in Svizzera per poter accedere al suicidio medicalmente assistito risulta, per molte persone, inaffrontabile». L’obiettivo «non è quello di creare nuovi diritti, ma di garantire un diritto già sancito dalla Corte Costituzionale. Non vogliamo imporre nulla a nessuno, ma garantire una scelta libera e consapevole per chi si trova in condizioni di sofferenza insostenibile», ha affermato Varveri, ricordando che la discussione non riguarda l’intenzione di «uccidere le persone», ma di dare loro «il diritto di scegliere come porre fine alla propria sofferenza».

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IL PUNTO DI EQUILIBRIO
La speranza è dunque che «il dibattito continui a essere trattato con il rispetto e la delicatezza che merita, affinché possa essere trovato un equilibrio tra le necessità delle persone che soffrono e le sensibilità della comunità», ha concluso il coordinatore regionale della campagna. Il consigliere regionale del M5s Erika Alessandrini, ha ribadito il suo pieno sostegno all’iniziativa, che «rappresenta la voce di migliaia di abruzzesi che chiedono una regolamentazione chiara e rispettosa del diritto al fine vita».
Il percorso legislativo ha visto il progetto arrivare in discussione in Consiglio regionale il 26 giugno scorso. In quella sede, all’unanimità, si è deciso di rinviare il testo in Commissione per un’analisi più approfondita. «Ora, con la ripresa delle audizioni, si auspica un’accelerazione dell’iter legislativo, considerando che il Consiglio dovrà esprimersi entro il 26 giugno 2025 – ha aggiunto Alessandrini – Si tratta di stabilire tempi e procedure, dando certezza a un diritto già stabilito dalla Corte costituzionale. I criteri di accesso previsti dal testo di legge includono alcune condizioni imprescindibili per il paziente: essere affetti da una patologia irreversibile che causi sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili dal paziente; essere mantenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale; essere pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli; esprimere un proposito di suicidio formatosi in modo libero, autonomo, chiaro e univoco». Un’apertura sul tema, a livello nazionale, è arrivata dal leader della Lega, Matteo Salvini, che ha lanciato un sondaggio sui social per raccogliere l’opinione sull’approvazione di una legge sul fine vita da parte del Parlamento. In questo senso è intervenuta anche la senatrice del M5S Gabriella Di Girolamo: «Speriamo che questa apertura possa dare una spinta ai lavori in Parlamento. Serve fare presto per dare una risposta a chi soffre e a chi vorrebbe decidere, in totale libertà, sulla propria vita». 

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