Un rendering del progetto del nuovo centro commerciale a Piediripa
di Luca Patrassi
Sembrava dovesse essere imminente il voto del Consiglio comunale sulla questione del nuovo centro commerciale Simonetti a Piediripa di Macerata, anche per effetto del ricorso al Tar dell’azienda interessata, ma l’udienza è in stand-by, c’è una sospensione di un paio di mesi. Tempo che evidentemente il Comune impiegherà per definire i molteplici aspetti, e i rischi, della questione anche con il supporto dei propri legali.
L’avvocato Bruno Mandrelli
Il caso è al centro di una riflessione dell’avvocato Bruno Mandrelli, ex assessore comunale alla Cultura: «Sulla vicenda Simonetti – osserva l’avvocato maceratese – le questioni rilevanti mi sembrano due: la prima è quella relativa all’utilità/opportunità dell’iniziativa e si possono avere opinioni diverse. Chi privilegia l’aspetto collegato al possibile effetto negativo sul piccolo commercio del centro storico di Macerata e comunque sul commercio al dettaglio delle zone limitrofe, alla sostanziale inutilità di un nuovo centro di grande distribuzione in una zona già affollata (penso a Corridomnia o all’ipermercato di Piediripa), ai disagi connessi alla realizzazione di un’infrastruttura di rilevante impatto, altri pongono l’attenzione sui benefici che ne deriveranno in prospettiva anche sull’impianto viario e sulla nuova occupazione che creerà la nuova attività economica».
Il punto centrale della questione: «Sono aspetti tutti meritevoli di approfondimento, se vogliamo ad una utile discussione ma che ci portano poi ed inevitabilmente alla seconda questione, a mio avviso e nell’attuale situazione avente caratteri prevalenti, che è quella legata al fatto storico di scelte amministrative già fatte e, da quel che ne so, anche attuate in parte ed in relazione a ciò che era di competenza del Comune di Macerata. Se così è si può ben discutere se un aggiornamento al progetto sia o meno coerente con quanto in precedenza discusso ed approvato dal comune di Macerata, ma non credo sino al punto di spingersi alla negazione e contraddizione con quanto a suo tempo votato. Ne andrebbe di mezzo il rispetto del principio di continuità amministrativa e, in senso ampio, quello di buon andamento della pubblica amministrazione».
La riflessione finale con un invito: «Se poi, sempre a livello personale, dovessi estrapolare un nuovo argomento del quale discutere nei limiti delle possibilità con il soggetto attuatore dell’opera, credo che sia meritevole di approfondimento la tematica legata al destino dei contenitori per l’ipotesi, a volte già verificatasi, della loro dismissione per fine delle attività in essi contenute. Purtroppo non siamo in presenza di strutture come quelle dei centri storici, destinate a durare nei secoli e spesso con pregevoli qualità architettoniche, ma di realizzazioni figlie dei tempi moderni, assai meno resistenti al decorso del tempo e spesso collocate al di fuori di contesti di piena ed integrata urbanizzazione. Pensare quindi oggi a cosa farne domani (riconversione? Riqualificazione per altre destinazioni d’uso? Demolizione e ripristino della situazione precedente?) onde, nella non voluta ipotesi, prevenire usi distorti (o veri e propri abusi, penso ai luoghi abbandonati che troppo spesso sono diventati terra di occupazione per lo spaccio di sostanze stupefacenti) è tematica che forse non è del tutto pertinente al caso concreto ma di sicuro interesse per il futuro in termini generali, per il bene della città e per mantenerne le bellezze e le particolarità».
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