Ieri l’ufficio dell’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni unite ha rilasciato un rapporto, dalla sede di Ginevra, sugli abusi e violazioni dei diritti umani perpetrati nel conflitto in Sudan, riferito al periodo che va dal 16 dicembre 2023 al 15 novembre 2024. Il documento rileva attacchi in aree densamente popolate, campi profughi, presidi sanitari, mercati e scuole. Evidenzia anche esecuzioni sommarie di matrice etnica, esprimendo grande preoccupazione e attribuendo l’inasprirsi delle violazioni all’impunità in cui versano le parti belligeranti, chiedendo un intervento della comunità internazionale.
L’ALTO COMMISSARIO Volker Türk riporta l’uso diffuso di violenza sessuale e abusi come arma di guerra, nell’inottemperanza di entrambe le parti al diritto internazionale in materia. Solo tra aprile 2023 e novembre 2024 sono 120 le occorrenze di violenza sessuale documentate in relazione al conflitto, con almeno almeno 203 vittime (163 donne e 36 ragazze). Türk, poi, invita urgentemente le parti a porre fine alla strage, sottolineando la necessità di identificare i responsabili, sottoporli all’autorità giudiziaria competente, e provvedere alle riparazioni per le sopravvissute.
Ricorda poi le conseguenze che la guerra ha in relazione al diritto allo studio: più del 90% dei bambini in età scolare non ha, al momento, accesso all’istruzione formale; tra il 70% e l’80% delle strutture educative è inagibile. Anche il settore dell’informazione ha subito violenti attacchi, con almeno 12 giornalisti uccisi, e 31 detenuti arbitrariamente. Il rapporto conclude che l’attribuzione di responsabilità, indipendentemente dal grado e affiliazioni dei colpevoli, è fondamentale per porre fine al conflitto.
Il documento arriva in un momento particolarmente significativo, poiché la settimana scorsa ha fatto registrare dei cambiamenti nella divisione e nel controllo del territorio delle due parti.
L’11 febbraio le Forze di supporto rapido (Rsf) sono entrate nel campo profughi di Zamzam, situato nei pressi di el-Fasher, capitale del Nord Darfur, uccidendo e arrestando numerosi civili. Il 13 febbraio, invece, un nuovo attacco delle Fsr ha incontrato l’opposizione delle Forze congiunte, alleanza di gruppi armati schierati con le Forze armate sudanesi. Tra le vittime degli attacchi due operatori umanitari; il passaggio sicuro a civili e feriti è stato bloccato, come riportano le Nazioni unite, il direttore generale del ministero della Salute del Nord Darfur e Medici senza frontiere (Msf), che ha accolto una quarantina di feriti nell’ospedale allestito nel campo, e ha registrato una decina di morti.
IL CAMPO DI ZAMZAM accoglie mezzo milione di sfollati interni, ed era già in condizioni di precarietà a causa della carestia e della difficoltà di far arrivare approvvigionamenti medici, motivo per cui l’ospedale locale manca di «capacità chirurgiche», come riportato da Msf. Già ad agosto, il Famine Review Committee indicava Zamzam come una delle aree più colpite dalla carestia; con l’intensificarsi degli attacchi, e il proseguimento dell’assedio a el-Fasher che ha portato nuovi sfollati, la situazione è gravemente peggiorata. Tuttavia, come riporta Al Jazeera, a est l’esercito sudanese ha recuperato terreno nella capitale Khartoum: ha preso il controllo di un ponte fondamentale che collega la parte est al sud della città, e pochi giorni prima aveva riguadagnato quasi tutto il quadrante nord.
Le Rsf, però, presiedono ancora alcune posizioni chiave: mercato centrale, palazzo presidenziale e parte dei quartieri residenziali a sud e ovest.
Dall’inizio del conflitto (aprile 2023) si stima che siano più di 12 milioni le persone sfollate forzatamente, di cui la maggioranza dislocate internamente, mentre 3,3 milioni negli stati confinanti.
Venerdì 14 febbraio il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha preso parola sulla crisi sudanese a una conferenza umanitaria nella capitale d’Etiopia, Addis Abeba.
Guterres, che aveva già lavorato a lungo in Sudan quando ricopriva la carica di Alto commissario per i rifugiati, ha descritto la situazione come una catastrofe «di sconcertante scala e brutalità». Ha sottolineato la necessità di interrompere il flusso di armi e munizioni nel paese, e di fornire assistenza alimentare e sanitaria alle 25 milioni di persone che al momento soffrono di acuti livelli di fame. Le Nazioni unite, insieme ad altri partner umanitari, si preparano a lanciare due piani di assistenza al Sudan e i paesi limitrofi, che richiederanno circa 6 miliardi di dollari.
Il segretario ha poi affermato di star lavorando con entrambe le parti per giungere ad un cessate il fuoco e la «piena implementazione della dichiarazione di Jeddah», trattato di pace firmato il 20 maggio 2023 da Stati uniti, Arabia saudita e rappresentanti di entrambe le parti in guerra. La dichiarazione prevedeva il rispetto della legge internazionale, la protezione dei civili dal conflitto, la facilitazione degli aiuti umanitari e la disposizione al dialogo per il cessate il fuoco.
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