Il Dl Bollette è ancora lontano. Trattativa con Ue per spostare fondi Pnrr grandi opere. Clean Industrial Act avanza , si lavora sulla semplificazione degli aiuti di Stato e sugli acquisti Ue. Draghi chiede unità all’Ue per aumentare la competitività. La rassegna Energia
Il dl bollette è ancora lontano. Il problema centrale da risolvere è dove trovare le risorse senza contravvenire alle severe norme Ue sugli aiuti di Stato. Gli obiettivi principali che si pone il Governo con questa misura è l’eliminazione del divario fra il prezzo del gas sul mercato europeo e quello sul mercato italiano e l’ampliamento della platea dei beneficiari del bonus sociale. L’Italia sta trattando con l’Ue per rimodulare le risorse del Pnrr, se Bruxelles non dovesse accettare la proroga del Recovery. Il piano portato avanti da Salvini prevede di spostare i fondi dai progetti in ritardo a quelli più avanzati. Le opere più a rischio sono tre: il Terzo Valico, la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania-Messina, secondo La Repubblica. La Commissione Europea continua a lavorare al Clean Industrial Act. L’ultima bozza conferma il fabbisogno di 480 miliardi di investimenti all’anno. La comunicazione sulla decarbonizzazione dell’industria prevede anche la semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e l’acquisto di beni europei negli appalti pubblici più strategici, secondo il Sole 24 Ore. “I prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40 per cento da settembre, e i margini sulle importazioni di Gnl dagli Stati Uniti sono aumentati in modo significativo dallo scorso anno. Anche i prezzi dell’energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agissimo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica. (…) Parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche evidenziano l’imperativo di sicurezza per sviluppare e proteggere le nostre reti”, ha detto ieri l’ex premier Mario Draghi nel suo discorso al Parlamento Europeo, facendo il punto sulla questione energetica. La rassegna Energia.
ENERGIA, DL BOLLETTE ANCORA LONTANO
“Continua la messa a punto del nuovo decreto bollette. Il nodo principale resta quello delle risorse. Tra gli obiettivi principali l’eliminazione del divario fra il prezzo del gas sul mercato europeo e quello sul mercato italiano e, come anticipato su queste pagine, l’ampliamento della platea dei beneficiari del bonus sociale. Se ne è parlato ieri in un vertice a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti videocollegato da Bruxelles, e i colleghi dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e degli Affari Europei Tommaso Foti. (…) Intanto le opposizioni premono: dal Pd a Italia dei Valori, fino al Movimento 5 Stelle che con il leader Giuseppe Conte ha fatto un flash mob davanti a Montecitorio”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Il governo, comunque, lavora al decreto che era stato annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante un question time al Senato. Tra i nodi da sciogliere ci sono, come detto, quello delle risorse e quello del rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato”, continua il giornale.
TRATTATIVA CON UE SU GRANDI OPERE PNRR
“Il pressing è partito. In casa e in direzione Bruxelles. Lo lancia Matteo Salvini dai cantieri del Terzo Valico, una delle opere più importanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «È chiaro — dice il ministro delle Infrastrutture — che non in Italia, ma in Europa la scadenza del Pnrr a giugno 2026 verrà rivista per il caro materiali, il caro energia e le guerre». Non è un un caso se Salvini tira in ballo la questione proprio da Genova: il Valico dei Giovi è una delle grandi opere del Piano che rischia di non rispettare i tempi. E non è neppure un caso se la richiesta di un allungamento del Pnrr è agganciata al caro energia. (…) il vicepremier leghista deve convincere anche il ministro per il Pnrr, Tommaso Foti, contrario ad aprire la questione in Europa. Allineato, Foti, all’eredità politica del suo predecessore Raffaele Fitto, ora vicepresidente esecutivo della Commissione Ue. Se la proroga del Recovery non dovesse diventare una sensibilità comune in Europa, Salvini è pronto a giocare la carta del rimescolamento delle risorse. Lo schema è pronto: i fondi Pnrr passerebbero dai lotti in ritardo a quelli più avanzati, anche di altre tratte. (…) Le interlocuzioni sono già in corso. Sono tre le opere cerchiate in rosso. La prima è il Terzo Valico”, si legge su La Repubblica.
“«Ad aprile ripartono i lavori sui fronti interessati dal gas», annuncia Salvini. Ma pesano i ritardi accumulati negli ultimi mesi: se l’opera non sarà completata entro la scadenza, l’Italia perderà 200 milioni. «Ma non c’è nessun problema: abbiamo già parlato con l’Europa», prova a rassicurare il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi.
L’obiettivo di recuperare i ritardi in extremis coinvolge anche la Palermo-Catania-Messina. (…) Corsa contro il tempo anche per il primo lotto (Battipaglia-Romagnano) della Salerno-Reggio Calabria: la talpa di Webuild si muoverà a partire da venerdì. Nell’elenco delle ferrovie del Pnrr ci sono anche quelle con il bollino verde. I lavori procedono regolarmente: le opere saranno concluse entro l’estate del 2026. (…) Avanza anche la Napoli-Bari: i primi due lotti (Napoli-Cancello e Cancello- Frasso) saranno completati entro quest’estate: il collegamento diventerà così diretto, senza il cambio a Caserta. Per abbattere i tempi di percorrenza, fino a due ore, servirà invece più tempo”, continua il giornale.
CLEAN INDUSTRIAL ACT, REGOLE SEMPLIFICATE AIUTI STATO
“A una settimana dalla prevista presentazione di una comunicazione tutta dedicata alla decarbonizzazione dell’industria, si moltiplicano i ballons d’essai della Commissione europea. Secondo la più recente versione della comunicazione, circolata ieri qui a Bruxelles, l’esecutivo comunitario proporrà di semplificare le regole sugli aiuti di Stato e di imporre l’acquisto di beni europei negli appalti pubblici, nei settori più strategici. La comunicazione di 22 pagine si sviluppa in due direzioni. La prima ha a che fare con l’industria energivora che richiede «sostegno urgente», alla luce del forte aumento del prezzo dell’energia in molti Paesi europei, tra cui l’Italia. La seconda direzione è quella relativa all’industria verde, in altre parole a quelle attività industriali che dovrebbero permettere all’Unione europea di raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi ambientali, tra cui un calo delle emissioni del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990) e la neutralità climatica entro il 2050. Secondo Bruxelles ci sono sei campi d’azione: l’energia a buon mercato; i mercati di punta; la questione del finanziamento; l’accesso alle materie prime; i partenariati internazionali; e infine le competenze professionali”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Proprio la questione energetica è quella più importante. Si legge nel documento circolato ieri qui a Bruxelles: «La Commissione semplificherà le regole sugli aiuti di Stato entro il luglio 2025 per accelerare la produzione di energia pulita, sviluppare la decarbonizzazione industriale e assicurare sufficiente capacità di produzione di tecnologia pulita». A tutta prima, non sembra che la flessibilità nell’uso del denaro pubblico potrà essere usata per sussidiare le bollette elettriche dell’industria, tanto più che gli aiuti sono previsti a fronte di specifici investimenti. In questo ambito, il canovaccio di comunicazione si limita a suggerire che per quanto riguarda le società energivore «i Paesi membri dovrebbero ridurre l’imposizione sulle bollette elettriche al livello minimo legale ed eliminare le tasse che finanziano politiche non legate al settore energetico». (…) «L’obiettivo è di fare del criterio di preferenza europea una caratteristica strutturale degli appalti pubblici europei in settori strategici», si legge nel documento. «Tutti i livelli amministrativi, dal nazionale al locale, dovrebbero poter utilizzare questo schema»”, continua il giornale.
ENERGIA, LE PROPOSTE DI DRAGHI PER L’UE
“E’ un vero piacere tornare qui al Parlamento europeo per discutere il seguito del rapporto sulla competitività dell’Europa. Il contributo dei rappresentanti eletti è stato fondamentale nel processo di preparazione del rapporto, e molti membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali mi hanno contattato dopo la sua pubblicazione. Le vostre reazioni sono state preziose per perfezionare le proposte e dare impulso al cambiamento. Il vostro impegno sottolinea la forza delle democrazie europee e la necessità che tutti gli attori lavorino insieme per trasformare l’Europa. (…) In secondo luogo, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40 per cento da settembre, e i margini sulle importazioni di Gnl dagli Stati Uniti sono aumentati in modo significativo dallo scorso anno. Anche i prezzi dell’energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agissimo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica. Ad esempio, durante la grave dunkelflaute del dicembre dello scorso anno – quando l’energia solare ed eolica è scesa quasi a zero – i prezzi dell’energia elettrica in Germania sono aumentati di oltre dieci volte rispetto alla media annuale. Ciò ha a sua volta provocato forti aumenti di prezzo in Scandinavia, con i paesi che hanno dovuto esportare energia per colmare il divario, inducendo a loro volta alcuni di essi a prendere in considerazione la possibilità di rinviare i progetti di interconnessione. Parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche evidenziano l’imperativo di sicurezza per sviluppare e proteggere le nostre reti”, si legge su Il Foglio, che riprende il discorso di Draghi.
“L’altro gettito che aumenta è quello dei suoi fantasmi. Dice Meloni, in un video propaganda, che in Italia è aumentato il gettito fiscale ma, in Europa, cresce chi non la pensa come lei. Torna un Draghi strepitoso, purisssimo, e rivolgendosi agli stati, a Meloni, spiega che “bisogna abbattere le barriere interne”, “agire come un unico stato”. Di chiarissimo c’è che Meloni non può più essere chiamata “draghetta” e che Draghi è il suo “non mi somiglia per niente”. (…) A Chigi tengono il suo rapporto sulla competitività come feltrino fermaporta, mentre i suoi consigli vengono presi in esame come i volantini “si svuotano cantine”, si legge su Il Foglio.
“E’ un vero piacere tornare qui al Parlamento europeo per discutere il seguito del rapporto sulla competitività dell’Europa. Il contributo dei rappresentanti eletti è stato fondamentale nel processo di preparazione del rapporto, e molti membri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali mi hanno contattato dopo la sua pubblicazione. Le vostre reazioni sono state preziose per perfezionare le proposte e dare impulso al cambiamento. Il vostro impegno sottolinea la forza delle democrazie europee e la necessità che tutti gli attori lavorino insieme per trasformare l’Europa. (…) In secondo luogo, i prezzi del gas naturale rimangono altamente volatili, con un aumento di circa il 40 per cento da settembre, e i margini sulle importazioni di Gnl dagli Stati Uniti sono aumentati in modo significativo dallo scorso anno. Anche i prezzi dell’energia elettrica sono generalmente aumentati in tutti i paesi e sono ancora due o tre volte superiori a quelli degli Stati Uniti. E abbiamo visto il tipo di tensioni interne che potrebbero sorgere se non agissimo con urgenza per affrontare le sfide create dalla transizione energetica. Ad esempio, durante la grave dunkelflaute del dicembre dello scorso anno – quando l’energia solare ed eolica è scesa quasi a zero – i prezzi dell’energia elettrica in Germania sono aumentati di oltre dieci volte rispetto alla media annuale. Ciò ha a sua volta provocato forti aumenti di prezzo in Scandinavia, con i paesi che hanno dovuto esportare energia per colmare il divario, inducendo a loro volta alcuni di essi a prendere in considerazione la possibilità di rinviare i progetti di interconnessione. Parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche evidenziano l’imperativo di sicurezza per sviluppare e proteggere le nostre reti”, si legge su Il Foglio, che riprende il discorso di Draghi.
“In terzo luogo, quando è stato redatto il rapporto, il principale tema geopolitico era l’ascesa della Cina. Ora, nei prossimi mesi l’Ue dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova Amministrazione statunitense, che ostacoleranno l’accesso al nostro principale mercato di esportazione. Inoltre, l’aumento dei dazi statunitensi sulla Cina riorienterà l’eccesso di capacità produttiva cinese verso l’Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee. Infatti, le grandi aziende dell’Ue sono più preoccupate di questo effetto che della perdita di accesso al mercato statunitense. Potremmo anche trovarci di fronte a politiche concepite per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. (…) Per far fronte a queste sfide, è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico stato. La complessità della risposta politica che coinvolge la ricerca, l’industria, il commercio e la finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti fra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo. La risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, visto che l’economia europea è stagnante mentre gran parte del mondo cresce. La risposta deve essere proporzionata all’entità delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno ulteriormente la crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali. Dobbiamo creare le condizioni affinché le aziende innovative crescano in Europa piuttosto che rimanere piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Ciò significa abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sull’equity. (…) il Fondo monetario internazionale stima che le nostre barriere interne siano equivalenti a una tariffa di circa il 45 per cento per il settore manifatturiero e del 110 per cento per i servizi. Inoltre, abbiamo scelto un approccio normativo che ha privilegiato la precauzione rispetto all’innovazione, soprattutto nel settore digitale. Ad esempio, si stima che il Gdpr abbia aumentato i costi dei dati del 20 per cento per le aziende dell’Ue. (…) Se agiamo con decisione e rendiamo l’Europa un luogo attraente per l’innovazione, abbiamo l’opportunità di invertire la fuga di cervelli che ha portato i nostri migliori scienziati oltreoceano. (…) Si stima che il consumo energetico dei data center in Europa sarà più che triplicato entro la fine del decennio. Ma è anche sempre più chiaro che la decarbonizzazione stessa può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati. Il rapporto individua una serie di ragioni dietro gli alti prezzi dell’energia in Europa, oltre al fatto che l’Ue non è un grande produttore di gas naturale: il limitato coordinamento dell’approvvigionamento di gas naturale, il funzionamento del mercato dell’energia, i ritardi nell’installazione di capacità rinnovabili, le reti poco sviluppate, l’elevata tassazione e i margini finanziari. Questi e altri fattori sono tutti di nostra competenza e quindi possono essere cambiati se abbiamo la volontà di farlo. Il rapporto propone diverse misure a questo proposito: la riforma del mercato dell’energia, una maggiore trasparenza nel commercio dell’energia, un uso più esteso dei contratti di fornitura Dobbiamo aspettarci di essere lasciati sostanzialmente soli a garantire la sicurezza in Ucraina e in Europa stessa. Possiamo riconquistare la capacità di difendere i nostri interessi. Se uniti, saremo all’altezza della sfida e vinceremo”, continua il giornale.
“Non solo richiede un’installazione più rapida delle fonti rinnovabili, ma anche investimenti nella generazione di base pulita e in soluzioni di flessibilità a cui attingere quando le fonti rinnovabili non generano energia. Allo stesso tempo, dobbiamo garantire condizioni di parità per il nostro settore innovativo delle tecnologie pulite, in modo che possa beneficiare delle opportunità della transizione. La decarbonizzazione non può comportare la perdita di posti di lavoro nel settore green, perché le imprese dei paesi con maggiori sovvenzioni statali possono conquistare quote di mercato”, si legge sul quotidiano.
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