fondi in aumento e operazioni facilitate. E intanto prepara l’intervento al comizio di Trump

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Lo schiaffo assestato da Donald Trump a Volodymyr Zelensky risuona forte e chiaro fino a Roma, brucia nelle stanze di Palazzo Chigi. E lascia sgomenta Giorgia Meloni, da sempre al fianco del presidente ucraino, anche quando sedeva sugli scranni dell’opposizioni, voce fuori dal coro del governo Draghi. «Lei è una coerente, certo non cambia idea nell’arco di un mese. Ma non è una distaccata dalla realtà, ha i piedi ben piantati a terra». Per questo dallo staff della premier invitano all’attesa: «quando e se ci sarà un accordo lo commenteremo. Quel che conta è che si arrivi presto alla pace». Giusta? Meloni spera sia ancora così, mentre lavora per collegarsi al Cpac, la storica kermesse repubblicana a Washington, lì dove ha costruito il suo filo diretto con i conservatori americani e dove è atteso, in un tripudio di gloria, il grande capo Donald Trump assieme al suo vice, JD Vance. Si collegherà sabato, salvo imprevisti, prenderà la parola poco prima del tycoon.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

LA MISSIONE GB-FRANCIA

Dopo aver strabuzzato gli occhi sulle agenzie che riportano le parole del Presidente statunitense, la premier incassa anche la notizia della missione – la settimana prossima alla Casa Bianca – del premier britannico Keir Starmer e del Presidente Macron. Il cosiddetto formato P3. Ma se la leader era a conoscenza dell’imminente viaggio del leader inglese, la presenza di Macron la coglie di sorpresa. La lettura che si dà a Palazzo Chigi è che The Donald stia privilegiando i «rapporti di forza», non a caso – viene rimarcato – incontra chi si è detto disposto a mettere sul terreno truppe, soldati, boots on the ground sin da subito. Due potenze nucleare, che contano insieme oltre 500 testate. E, non ultimo, i Paesi che siedono con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il PIANO

Intanto il governo dà un segnale sul fronte difesa. Aumentando i fondi per le missioni internazionali. Cento milioni di euro in più rispetto al 2024, con il conto del prossimo decreto – approvato ieri durante il Cdm – destinato a salire a quota 1,92 miliardi di euro. La novità è che una parte di questi fondi serviranno a finanziare le “Forze ad alta e altissima prontezza operativa”. Cioè quei battaglioni dell’esercito pronti ad essere schierati in tempi record in scenari di crisi internazionale: cinque giorni in tutto dal via libera del governo alla conferma delle Camere. Le aveva istituite la Difesa lo scorso anno, sul modello internazionale delle Rapid response forces, con la riforma delle missioni all’estero. Allora lo sguardo era puntato sul Mediterraneo, alle incursioni dei ribelli yemeniti Houthi contro i mercantili europei. Ora invece è puntato sul fronte Est. Incandescente, di fronte al grande bivio della guerra in Ucraina. Le forze di intervento rapido scenderanno in campo quando “si verificheranno situazioni di emergenza”, spiegano dal governo. Finanziate, presto saranno anche operative. Già a dicembre, fra le pieghe della legge di bilancio, Meloni e Crosetto avevano autorizzato un maxi -finanziamento per la Joint rapid response force, le forze militari italiane di pronto intervento all’interno della Nato: quasi un miliardo e mezzo di euro in tre anni. Con il nuovo decreto l’attenzione resta alta sul fronte Est ma non solo. Sono prorogate di un anno tutte le missioni attive, anche quelle nate più di recente, dall’Operazione Levante in Medio Oriente alla Eunavfor Aspides nel Mar Rosso. E si prevede l’impiego medio di 7751 militari, con picchi che potranno toccare fino a 12109 unità. Magari proprio in risposta a un’emergenza sul fianco orientale della Nato. A far la parte del leone è come sempre la Difesa: al ministero di Crosetto andrà un miliardo e mezzo (1,51) di cui 500 milioni nel 2026, alla Farnesina 363 milioni di euro. Di questi 60 dedicati al “potenziamento della sicurezza attiva e passiva” delle sedi estere, necessità tornata attualissima fra l’altro dopo il caso Sala e le tensioni con l’Iran. Salgono anche gli stanziamenti per i Servizi segreti: l’Aise, l’agenzia esterna guidata da Giovanni Caravelli, avrà in dotazione 32 milioni di euro. L’aumento dei fondi, ovviamente, è un altro piccolo passo per accelerare la spesa nella Difesa e centrare i nuovi obiettivi Nato. Come chiede, anzi impone Trump.

© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link