Ci sono monete che lasciano un segno nella storia: è il caso delle 20 lire 1908 Aquila sabauda di Vittorio Emanuele III, tipo Aquila sabauda, una coniazione del tutto speciale per la storia che ha alle spalle oltre che per il fatto di essere praticamente sconosciuta al mercato e, quindi, di far automaticamente notizia non appena compare in una vendita.
Il rarissimo marengo da 20 lire Aquila sabauda del 1902 con segno ancoretta al dritto: fu coniato usando l’oro estratto nella Colonia Eritrea
Ebbene, quell’esemplare unico sarà messo in asta dalla ditta Aurora Auctions a San Marino al lotto 254 dell’incanto numero 33 del 18 marzo 2025, con la stellare stima di partenza di 150.000 euro. Del resto, come accennato, si tratta di una moneta inesistente sul mercato che, di solito, vede circolare gli esemplari (pur rarissimi) del 1902 (181 esemplari standard e 115 con l’ancoretta che indica la produzione con l’oro della Colonia Eritrea), quelli del 1903 (molto rari, 1800 pezzi coniati) e infine del 1905 (8715 esemplari, moneta rara).
Le 20 lire Aquila sabauda rappresentano il primo “marengo” del regno di Vittorio Emanuele III e vennero emesse in forza del Regio decreto 92 del 7 marzo 1901 su modelli di Filippo Speranza. Pesanti 6,45 grammi, 21 millimetri di diametro, queste monete avevano un titolo di 900 millesimi e taglio rigato.
La 20 lire 1908 che andrà in asta Aurora Auctions a San Marino con base di 150.000 euro
Al dritto testa a sinistra del giovane re, a collo nudo, con iscrizione VITTORIO | EMANUELE III e la firma SPERANZA in basso, in incuso sul taglio del collo. Al rovescio l’aquila araldica di Casa Savoia, coronata, con scudo sul petto e ali spiegate, la dizione REGNO | D’ITALIA tra due nodi d’amore, in basso il valore L. 20, la data e il segno di zecca R tra due stellette.
Veniamo ora alla curiosa storia delle 20 lire 1908: sappiamo infatti che di questa moneta vennero coniati tre soli esemplari, uno dei quali venne murato nelle fondazioni della Regia Zecca di Via Principe Umberto a Roma, proprio nel 1908, in occasione della posa della prima pietra dell’edificio (prima di allora l’officina monetaria era quella ex pontificia).
Le 20 lire 1908 furono murate nelle fondamenta della Regia Zecca di Roma, edificio poi inaugurato nel 1911, a lungo sede dell’officina monetaria e della Scuola dell’Arte della Medaglia, oggi in fase di ristrutturazione
Un secondo esemplare andò in omaggio al re, appassionato collezionista, e si trova nei caveau del Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo mentre il terzo, come prassi, finì al Museo della Zecca dove tuttora è conservato. Quale origine, dunque, per il quarto esemplare che sta per andare in asta Aurora Auctions?
Il dritto delle 20 lire 1908 (asta Aurora Auctions 33, lotto 254)
Dalle fonti apprendiamo che nel 1926 (peraltro, senza alcuna autorizzazione) vennero riconiati altri esemplari delle 20 lire 1908 Aquila sabauda (se ne conoscono appena quattro) che si distinguono dagli originali per la rigatura del bordo meno fitta.
Quello in asta, tuttavia, è descritto in catalogo come avente “rigatura fitta (tipo originale e coevo)” e, dunque, sarebbe stato battuto proprio nel 1908, assieme a quelli destinati al re, al Museo della Zecca e alla cerimonia di posa della prima pietra del palazzo all’Esquilino che sarebbe stato completato nel 1911.
Il rovescio delle 20 lire 1908 (asta Aurora Auctions 33, lotto 254)
Mistero su mistero, nella storica asta Florange-Ciani del 1922 apparve proprio una 20 lire 1908 che fu aggiudicata per ben 410 franchi e che, dunque, è impossibile che sia stata battuta “postuma” nel 1926. Che si tratti dello stesso esemplare in asta a San Marino il 18 marzo? E, se fu coniato assieme agli altri tre nel 1908, perché non se ne trovano altre tracce nei testi o nei documenti?
Philip Ferrari de la Renotière nella cui collezione (andata all’asta dopo la sua morte, nel 1922) era presente un esemplare dell’eccezionale marengo del 1908
A proposito dell’asta Florange-Ciani, va detto che la moneta venduta in quell’occasione faceva parte della raccolta di un interessante personaggio francese di origini italiane, Philip Ferrari de la Renotière, nato nel 1850 e considerato uno dei massimi filatelisti di ogni tempo, proprietario di una collezione che annoverava le massime rarità dentellate del pianeta.
Ferrari de la Renotière, tuttavia, fu anche appassionato di numismatica e mise insieme un’eccellente collezione di monete rare: quelle britanniche e coloniali, con tanto di prove e progetti, vennero vendute da Sotheby’s a Londra nel 1922 mentre il resto, comprese le italiane, finirono all’incanto a Parigi, a più riprese, negli anni successivi.
La prova in piombo delle 20 lire 1908 Aquila sabauda (asta Aurora Auctions 33, lotto 253)
Ciliegina sulla torta, della stessa 20 lire 1908 Aquila sabauda l’asta Aurora Auctions 33 propone anche la prova in piombo del dritto e del rovescio al lotto 253, con una base di 2500 euro, un ulteriore e affascinante reperto (26 millimetri per 8,58 grammi di peso) legato a quell’eccezionale moneta. Una prova, in ogni caso, già nota ad alcuni testi e proveniente dall’importante Asta Varesi 5 del 1986 (lotto 792).
In conservazione eccezionale con i fondi a specchio, la 20 lire 1908 Aquila sabauda – scrivono gli estensori del catalogo Aurora Auctions – è sigillata in slab ma ha un “grado NGC appare inspiegabilmente basso, in Slab NGC PF62 Ultra Cameo (cert. 6635668001 unique census)”. Sta di fatto che questo esemplare d’eccezione nella serie numismatica del Regno è destinato a scatenare le mire di più di un collezionista: vedremo se, da “moneta campione”, si trasformerà anche in “un campione di realizzo”.
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