Un’altra protesta contro l’olio d’oliva tunisino

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Mercoledì una decina di gommoni con a bordo agricoltori iscritti alla Coldiretti ha circondato una nave carica di olio d’oliva tunisino durante lo sbarco al porto di Civitavecchia, nel Lazio. L’associazione ha organizzato la manifestazione per protestare contro le importazioni di olio dalla Tunisia, che secondo gli agricoltori svaluterebbero il mercato italiano: l’olio d’oliva tunisino costa circa 5 euro al litro, quello prodotto in Italia supera di poco i 9. Non è una protesta nuova. Da almeno dieci anni la Coldiretti accusa l’Unione Europea di non proteggere gli agricoltori dallo sbarco di prodotti importati dall’estero, di cui però lo stesso mercato italiano non può fare a meno.

Negli ultimi anni la Tunisia è riuscita ad aumentare in modo significativo la produzione di olio d’oliva. Si stima che quest’anno ne produrrà 325mila tonnellate, il 62,5 per cento in più rispetto alle 200mila prodotte lo scorso anno. L’aumento del volume di olio prodotto ha influito molto sul prezzo, sceso di circa il 35 per cento e ora arrivato a 4,93 euro al litro. Al contrario, quest’anno in Italia si prevede un calo dovuto alla siccità e alle alte temperature che hanno colpito soprattutto le regioni del Sud, durante la scorsa estate.

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Secondo la Coldiretti l’importazione di olio dalla Tunisia alimenterà le speculazioni e la concorrenza sleale, poiché molto dell’olio importato dall’estero verrebbe poi utilizzato per produrre olio d’oliva etichettato come italiano, quindi contraffatto. Chi produce olio d’oliva con olio spremuto da olive italiane rischia di essere escluso dal mercato, a causa dei prezzi troppo alti, dice l’associazione: «L’obiettivo di chi acquista olio straniero è realizzare margini sempre più alti di profitto tramite speculazioni che mettono all’angolo [sic] i produttori nazionali e inondano i mercati di prodotto di bassa qualità. È un fenomeno che spinge ulteriormente il pericolo di frodi ai danni dei consumatori».

Coldiretti critica soprattutto l’Unione Europea perché le importazioni dalla Tunisia sono favorite da un primo accordo firmato nel 2016 e ridefinito nel 2019, nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale. L’accordo prevede che ogni anno i paesi europei possano importare 56.700 tonnellate di olio extravergine esente da dazi doganali.

Gli agricoltori però lamentano il fatto che in Tunisia siano in vigore regole molto meno rigide sull’utilizzo di pesticidi, e norme meno severe per garantire la sicurezza dei lavoratori. Negli ultimi anni Coldiretti ha chiesto, invano, di rivedere almeno il periodo di applicazione dell’accordo restringendolo tra l’1 aprile e il 30 settembre invece che per tutto l’anno. In questo modo si eviterebbe che l’olio tunisino venga importato nei mesi di vendita dell’olio nuovo italiano, il primo olio extravergine che si ottiene dalle prime olive del nuovo raccolto.

La Tunisia non è l’unico paese da cui l’Italia importa olio d’oliva. Secondo i dati diffusi dal centro studi Divulga, dalla Spagna arrivano 105mila tonnellate all’anno, dalla Tunisia 49mila tonnellate, dalla Grecia 32mila e dal Portogallo 21mila. Seguono la Turchia, il Cile e l’Argentina. L’Italia importa in totale circa 223mila tonnellate di olio d’oliva.

In realtà è necessario comprare dall’estero perché altrimenti il mercato non reggerebbe: ogni anno in Italia si producono circa 230mila tonnellate di olio, ma se ne consumano circa 750mila, di cui una parte di riserve degli anni precedenti. La produzione italiana, insomma, non sarebbe sufficiente a soddisfare il consumo interno né tanto meno a sostenere gli affari dei produttori italiani con l’estero.

L’olio italiano viene infatti venduto soprattutto negli Stati Uniti, in Giappone e in Canada oltre che nei paesi dell’Unione Europea. Sulla maggior parte delle esportazioni in Europa non vengono pagate le tasse ai controlli doganali: in questo modo un’azienda che imbottiglia olio d’oliva in Italia e che utilizza olio importato dalla Tunisia, se destinato all’esportazione, può venderlo senza pagare dazi o comunque a un regime fiscale molto agevolato. A questo proposito, lo scorso dicembre la Coldiretti ha chiesto al ministero dell’Agricoltura l’istituzione di un sistema per tracciare la provenienza e la lavorazione dell’olio in tutti i paesi dell’Unione Europea ed evitare casi di contraffazione.



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