Con una svolta di 180 gradi rispetto agli ultimi tre anni di politica estera americana, Donald Trump si allinea alla posizione russa sulla guerra in Ucraina e liquida Volodymyr Zelensky come un «dittatore mai eletto» e un «comico mediocre» che è riuscito ad ottenere centinaia di miliardi dagli Stati Uniti per «una guerra che non avrebbe mai vinto». Il presidente Usa, il quale la settimana scorsa ha incassato il no del leader di Kiev alla proposta di consegnare agli Stati Uniti la metà delle terre rare ucraine in cambio del loro sostegno militare, ha suggerito che l’Ucraina è responsabile dell’invasione russa iniziata nel 2022, e si è scagliato con ferocia contro il capo di Stato ucraino. «Zelensky ammette che metà dei soldi che gli abbiamo inviato sono mancanti. Si rifiuta di indire elezioni, è molto basso nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui è stato bravo è stato suonare Biden come un violino», ha scritto Trump sul suo social Truth. Il tycoon non fa mistero di preferire le comunicazioni “non convenzionali”. Categoria in cui rientrano anche i “duetti mediatici” con Elon Musk. L’ultimo, martedì sera, moderato dall’anchorman più pagato di Fox News, Sean Hannity, in cui si sono scambiati assist e elogi, senza toccare, però la questione ucraina.
Zelenskiy ha risposto alle accuse di aver provocato la guerra dicendo che il presidente degli Stati Uniti è intrappolato in una bolla di disinformazione russa. «Zelenskiy farebbe meglio a muoversi in fretta altrimenti non gli rimarrà più un Paese», ha continuato il capo della Casa Bianca. L’Amministrazione Trump, dunque, accelera per una soluzione della guerra in Ucraina concentrandosi sulle trattative con la Russia (che una delegazione americana ha incontrato per la prima volta dal febbraio 2022 in Arabia Saudita) e lasciando Zelensky isolato e forte solo del sostegno dell’Europa, a sua volta rimasta fuori dalle trattative di Riad. Non a caso Trump ieri ha rimproverato anche il Vecchio Continente, che avrebbe «fallito» in Ucraina per non aver ottenuto la pace e ha speso meno degli Stati Uniti per una guerra che lo tocca da vicino.
Il primo dei colloqui con i russi a Riad è andato «molto bene», ha fatto poi sapere il tycoon, concludendo con un’ultima frecciata a Zelensky: «Beh, sei lì da tre anni. Avresti dovuto chiuderla, la guerra, tre anni…. Non avresti mai dovuto iniziare. Avresti dovuto fare un accordo». Kiev ha subito ribadito il suo «diritto all’esistenza», mentre da più parti l’Europa cercava di correggere il revisionismo storico trumpiano. il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha definito le affermazioni di Trump sul presidente ucraino «false e pericolose». Gli ha fatto eco il leader della Cdu, Friedrich Merz, parlando di «narrativa russa» da parte della Casa Bianca. Curiosamente, però, è stato l’ex premier conservatore britannico Boris Johnson, un tempo in sintonia con Trump, a scoccare la risposta più tagliente al leader della Casa Bianca: «Se l’Ucraina ha iniziato la guerra, possiamo dire che l’America attaccò il Giappone a Pearl Harbour». Meno sorprendente che il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, elogi Trump e lo descriva come «un politico totalmente indipendente, una persona abituata a parlare direttamente di individui patetici come il signor Zelensky». Vladimir Putin ha rincarato la dose ridicolizzando il leader ucraino per aver mostrato «un’isteria inappropriata» con le sue proteste per essere stato escluso dai colloqui di Riad, quindi ha negato di voler fare la pace in Ucraina senza l’Ucraina.
Parlando di una conversazione telefonica con Trump, il capo del Cremlino ha assicurato che «gli Stati Uniti partono dall’assunto che il processo di negoziazione avverrà con la partecipazione di Russia e Ucraina». Quindi (dopo aver sottolineato che russi e americani hanno parlato di cose «da grandi») si è detto impaziente di incontrare l’omologo statunitense. «Non ci vediamo da molto tempo — ha affermato da San Pietroburgo — sarei felice di incontrarlo oggi». Mosca e Washington stanno lavorando per organizzare un incontro tra i loro leader, probabilmente a Riad, ma hanno avvertito che il vertice non si terrà la prossima settimana poiché è necessario un «lavoro intenso» per prepararlo. Putin ha anche sostenuto che nella notte tra martedì e mercoledì forze russe hanno oltrepassato il confine dalla regione di Kursk entrando in territorio ucraino, una dichiarazione che Kiev ha liquidato come «una menzogna». È però innegabile che la Russia sta assumendo sempre più il controllo delle terre rare dell’Ucraina — le stesse sulle quali ha gli occhi anche Trump. Le forze russe sono a poco più di 6 chilometri dal deposito di litio (ambito per il suo utilizzo in cellulari e auto elettriche) di Shevchenko, che si trova a Donetsk, una delle quattro regioni ucraine che Mosca ha rivendicato come proprio territorio.
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