Caso Tamoil, il pm chiede l’archiviazione: «Inquinamento storico»

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CREMONA – Dopo «gli ulteriori accertamenti», la Procura non ha cambiato idea: l’inquinamento causato dalla Tamoil è «storico». Per la seconda volta, il pm, Davide Rocco, ha chiesto al gip di archiviare l’indagine originata da due esposti presentati nel 2022: quello del 7 gennaio da Gino Ruggeri, esponente del Partito radicale, e quello del 15 aprile da Barbara Maggetto, presidente di Legambiente Lombardia, convinti che Tamoil continuerebbe ad inquinare le aree esterne, in particolare della Bissolati, la canottieri entrata «a gamba tesa» nell’indagine certa che la trasmigrazione di sostanze idrocarburiche dall’interno dell’impianto di Tamoil nei suoi terreni non si sia mai definitivamente interrotta

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L’avvocato Claudio Tampelli

I legali sono già sulle barricate: gli avvocati Sergio Cannavò per Legambiente, Vito Castelli per Ruggeri, Gianpietro Gennari e Claudio Tampelli per la canottieri Bissolati, hanno già depositato l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Inquinamento «storico», ha ribadito il pm, facendo leva sulle conclusioni dei consulenti tecnici incaricati di effettuare gli «ulteriori accertamenti».

Sergio Cannavò

«Questa consulenza su cui il pubblico ministero si appoggia lascia perplessi – commenta l’avvocato Cannavò —. Mi è sembrato che dicessero cose che abbiamo sentito dieci anni fa nel processo penale, cioè che l’inquinamento è storico», ovvero «riconducibile agli anni del primo processo penale», processo che si è poi chiuso in Cassazione con la condanna definitiva di un manager di Tamoil per disastro ambientale colposo. «Nel processo, l’inquinamento si fermava al 2007, ma le sostanze inquinanti sono continuate ad uscire dal sottosuolo di Tamoil negli ultimi anni del processo stesso, quando ancora si stavano sistemando le tubature interne della raffineria, e nei tre anni successivi, perché il completamento della sistemazione della rete fognaria è del 2010».

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Vito Castelli

L’avvocato Cannavò sostiene che «nel momento in cui dal sottosuolo di Tamoil la sostanza si sposta nelle aree esterne, soprattutto di Bissolati, dal mio punto di vista giuridico, questa è una nuova condotta». «Per me — prosegue l’avvocato di Legambiente — condotta nuova è la trasmigrazione della sostanza da Tamoil alle altre aree dopo il 2007. Per me, questa è una condotta successiva non coperta dal giudicato della Cassazione». L’avvocato spiega che «nell’ambito della scorsa opposizione alla richiesta di archiviazione, avevamo anche detto che era stata trovata un’altra sostanza nuova: il cherosene. Nuova nel senso che è Tamoil a dichiarare di averla introdotta nel 2018-2019. Il cherosene è stato trovato: fa parte degli accertamenti tecnici nell’ambito del processo civile promosso dalla Bissolati, è agli atti».

L’avvocato Gian Pietro Gennari

Cannavò ribadisce che «la consulenza del pm non prende in considerazione l’aspetto della datazione dell’inquinamento, che, invece, è una materia dirimente. All’ultimo, sono state aggiunte delle note, in cui dicono: ‘Per il modello analitico utilizzato, non c’è una datazione certa’, ma è chiaro dalle consulenze, in particolare quella del dottor Porto nel procedimento civile promosso da Bissolati, che si tratta di sostanze che non possono avere più di dieci anni. A me interessa questo. Invece, sembra che si giochi su questo equivoco. I consulenti del pm dicono: ‘Non c’è una datazione precisa’. A noi non interessa che sia precisa. A noi interessa una certezza che sia di 10- 15 anni fa: è sufficiente per motivare un rinvio a giudizio». L’avvocato cannavò ha chiesto «una specifica consulenza sulla datazione delle sostanze che Bissolati da anni continua a trovare e a rimuovere. È un dato di fatto pacifico che ci siano idrocarburi che arrivano in Bissolati», mentre i consulenti del pm «sostengono che siano cose vecchie».

BISSOLATI AL TAR CONTRO IL COMUNE

Sul ‘caso Tamoil’ c’è un’altra battaglia in corso. Stavolta, la ‘partita’ si giocherà davanti al Tar di Brescia, il 26 febbraio prossimo. La Bissolati ha portato il Comune davanti ai giudici amministrativi, ai quali i legali della canottieri, Gianpietro Gennari e Claudio Tampelli, chiedono, con ricorso depositato a dicembre 2022, l’annullamento del decreto del Comune – Settore Ambiente e Transizione Ecologica.

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Si tratta del decreto del 3 ottobre 2022, con il quale, a seguito della Conferenza dei servizi che ha visto coinvolti Arpa Lombardia, Provincia di Cremona e Ats Val Padana, il Comune ha autorizzato Tamoil ad eseguire interventi di ripristino ambientale nell’area della Bissolati, interventi successivamente realizzati ed in corso. Ma i legali della Bissolati sostengono che gli interventi non siano sufficienti e che non tengano conto delle osservazioni tecniche avanzate, nel corso della Conferenza di servizi, da loro consulente Giovanni Porto, ovvero la limitatezza della zona di intervento e l’inadeguatezza della barriera idraulica, che avrebbe un problema di ‘tenuta’.

Nella ricostruzione dei fatti, i gli avvocati Gennari e Tampelli ricordano come «tanto i periti nominati nel processo penale quanto quelli nominati nel procedimento di accertamento tecnico preventivo promosso da Bissolati, si siano concordemente espressi nel senso sia della inadeguatezza della barriera idraulica ad impedire il deflusso degli inquinanti dall’area Tamoil verso quella della Canottieri, che nella riconducibilità dello stato di contaminazione di questa al passaggio degli idrocarburi provenienti dall’area Tamoil». I legali della Bissolati ritengono il provvedimento del Comune «illegittimo per difetto di istruttoria», perché «approva e legittima un progetto carente di approfondimenti indicati e sollecitati da Bissolati, nonostante gli inequivoci giudizi dei periti».





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