Corporate bond, S&P vede i default europei in calo nel 2025. Ma dipende da Trump

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Il tasso di insolvenza dovrebbe attestarsi al 3,75%, dal 4,5% registrato a fine 2024. Ma nello scenario peggiore potrebbe schizzare al 6,25%

Buone notizie per le imprese europee. Il tasso di default sui dodici mesi delle società con rating di grado speculativo dovrebbe attestarsi al 3,75% entro dicembre prossimo, segnando una contrazione rispetto al 4,5% registrato a fine 2024. La previsione arriva da S&P che, nel suo ultimo report sull’andamento delle inadempienze, sottolinea come la possibile guerra commerciale targata Donald Trump costituisca però un preoccupante rischio al ribasso. Il tasso di default rappresenta la percentuale di obbligazioni insolventi: se si attesta al 3,75%, significa che in Europa 3,75 junk bond ogni 100 andranno in default entro la fine di quest’anno.

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Il tasso di insolvenza resta storicamente alto

“Il tasso di default ha iniziato a diminuire nel quarto trimestre, ma rimane storicamente elevato, soprattutto a causa dell’aumento di scambi distressed e delle ristrutturazioni del debito”, spiega Nick Kraemer, S&P Global Ratings Credit Research & Insights. Per l’esperto, i trend di mercato di alto livello rimangono favorevoli, ma gli emittenti con rating ‘CCC’/’C’ devono ancora affrontare un accesso limitato al mercato primario e notevoli scadenze in sospeso. Senza contare, appunto, che “i rischi per la crescita derivanti da potenziali misure tariffarie da parte degli Stati Uniti sono aumentati”, anche se per il momento rimangono poco chiari e rappresentano “più un rischio al ribasso che un rischio di base”.

Lo scenario migliore: default al 2,5%

Per gli analisti dell’agenzia di rating, nello scenario più ottimistico il tasso di default potrebbe scendere al 2,5% entro dicembre, se la crescita economica in Europa si espanderà più del previsto e se i tassi di interesse caleranno oltre le attese attese. “Ma con l’ulteriore potenziale minaccia di un aumento dei dazi, questa ipotesi sta diventando meno probabile”, sottolinea Kraemer. L’attuale prezzo del mercato del debito sembra comunque favorevole e la quantità di emissioni utilizzata dall’inizio dell’anno per il rifinanziamento da parte di emittenti con rating ‘BB’ e ‘B’ ha raggiunto i massimi storici. Una ripresa più forte dell’emissione di debito con rating ‘CCC’/‘C’, secondo gli esperti, fornirebbe supporto man mano che le scadenze di queste società si avvicinano, offrendo un’alternativa alle ristrutturazioni e alle estensioni delle scadenze.

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Lo scenario peggiore: default al 6,25%

Nel caso peggiore, invece, il tasso di insolvenza potrebbe schizzare al 6,25%. Uno scenario, però, al momento meno probabile secondo gli esperti. “Per ora, prevediamo che la crescita economica in Europa e nel Regno Unito si espanderà oltre il ritmo del 2023 e del 2024, anche tenendo conto del potenziale impatto di tariffe modeste da parte degli Stati Uniti”, precisa infatti Kraemer. Tuttavia, gli analisti segnalano crescenti incertezze: il sentiment in Germania che rimane debole, il conflitto tra Russia e Ucraina che continua e l’imprevedibilità elevata che circonda la portata e il livello dei dazi soprattutto dopo il recente annuncio di tariffe reciproche. Una guerra commerciale, viene chiarito, avrebbe infatti effetti più acuti in Europa.

“Dal punto di vista del credito, l’accesso al mercato per gli emittenti con rating ‘CCC+’ o inferiore rimane debole, in particolare rispetto alle prossime scadenze. Ciò ha costretto molti a estendere le scadenze o a ristrutturare il debito, a volte in modo aggressivo, spingendo il tasso di default per ‘CCC’/’C’ al 37% nel 2024”, spiega Kraemer. Evidenziando che lo stock delle scadenze nei prossimi tre anni per le società ‘CCC’/’C’ è di circa 25 miliardi di euro in più rispetto all’inizio del 2024. “Tuttavia, la maggior parte di questo aumento è attribuibile a due grandi emittenti che sono stati declassati lo scorso anno”, conclude.

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