Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie

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Cosa ha significato per gli artisti di ogni epoca raffigurare il proprio volto? E’ il quesito a cui tenta di dare una risposta la grande mostra allestita al Museo Civico San Domenico di Forlì dal 23 febbraio al 29 giugno 2025.
Si tratta della ventesima mostra ospitata dal museo e il direttore Gianfranco Brunelli ce ne offre una possibile chiave di lettura : Il primo è stato Narciso, che guardandosi nello specchio dell’acqua ha conosciuto il proprio volto. Il primo autoritratto. Poi è arrivato il selfie. Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato – per ogni artista – una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento. (…) Niente come un’autorappresentazione ci permette di cogliere l’essenza di un artista nel suo tempo, il suo io narrante, l’immagine che ha di sé, del suo ruolo sociale, la sua visione del mondo, ma anche l’esplorazione intima e la proiezione di sé, di come egli vuole che gli altri lo vedano, che intendano la sua opera, il suo stile. Nell’autoritratto il pittore si sdoppia nel duplice ruolo di soggetto e oggetto, di modello e di artista.”

(Giovanni Bellini, Presentazione di Gesù al Tempio, 1460, tempera su tavola, Venezia, Fondazione Querini Stampalia)

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La mostra

Difficile citare tutti i protagonisti di questa esposizione a cura di Cristina Acidini, Fernando Mazzocca, Francesco Parisi e Paola Refice. Seguiamo l’artista che, nei secoli, si fa figura tra uomini illustri, protagonista e metafora del proprio tempo. Recita, sbuca da un’opera d’arte che parla d’altro, in mezzo a un racconto mitologico, a una storia sacra, a un evento storico.
Come fanno Giovanni Bellini, Tintoretto, Lavinia Fontana, Diego Velasquez, Sofonisba Anguissola, Lotto, Pontormo, Parmigianino, Rembrandt, Tiziano, Hayez, Böcklin, De Chirico, Balla, Sironi, Bacon fino a Bill Viola e Chuck Close.
Nudo o vestito, truccato o travestito, sorridente o malinconico, attraverso l’immagine di sé, l’artista rintraccia il proprio mondo interiore, il significato della propria arte, l’unicità del proprio stile.
Se è Leon Battista Alberti, nel De pictura (1435), a riprendere come modello per gli artisti la figura di Narciso che si specchia nella fonte, è proprio a partire dall’età umanistica che l’autoritratto si afferma come comunicazione del proprio talento e come dichiarazione del proprio ruolo sociale. Una tendenza che si affermerà sempre di più nel Cinquecento, quando il ritratto si fa più meditativo, spirituale, e non cela il proprio tormento. Nel XVI secolo l’artista si ritrae nel suo ambiente di lavoro: è il pictor doctus , il maestro riconosciuto, imitato e sfidato. Poi arriva Rembrandt che rende l’autoritratto un genere autonomo e riproduce la propria immagine, nelle tele e nei disegni, sempre in modo originale, senza ripetersi.
Nel periodo barocco gli artisti si autoritraggono in forma di attori: teatro e vita si ripecchiano l’uno nell’altra. Con la modernità l’autoritratto è parte della Storia con la maiuscola e si carica di una valenza romantica. Poi simbolista. Fino al Novecento, quando l’autoritratto diventa un continuo e ossessivo studio di sé. Narciso pare ora smarrito, sconosciuto a sé stesso. Fino all’oggi.

(Francesco Hayez, Un leone e una tigre entro una gabbia con il ritratto del pittore, 1831 ca. Milano, Museo Poldi Pezzoli

(Francesco Hayez, Un leone e una tigre entro una gabbia con il ritratto del pittore, 1831 ca. Milano, Museo Poldi Pezzoli

“Il 2025 – afferma l’assessora regionale alla Cultura, Gessica Allegni – è un anno ricco di produzioni di grande interesse nazionale e internazionale. Ai Musei San Domenico di Forlì apre la grande mostra sul ritratto d’artista che oggi, nell’epoca segnata dai selfie come trasmissione immediata ed effimera della nostra identità, sollecita nuove riflessioni su un soggetto che prende le sue origini dal mito di Narciso. La vitalità dei nostri luoghi di cultura, così connessa ai temi emergenti della contemporaneità, dimostra ancora una volta l’importanza dell’arte come strumento di dialogo e crescita delle comunità”.

Renato Guttuso, Autoritratto con sigaretta, 1936. Palermo, Galleria d’ Arte Moderna “Empedocle Restivo”

(Renato Guttuso, Autoritratto con sigaretta, 1936. Palermo, Galleria d’ Arte Moderna “Empedocle Restivo”)

Informazioni

La mostra è aperta da lunedì a venerdì: 9.30-19.00; sabato, domenica, giorni festivi: 9.30-20.00.
Tutti i dettagli sul sito dedicato alla mostra



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