«Nel 2024 meno scambi tra Italia e Germania. Rilancio in ottica europea»

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«In Germania lo scenario più probabile è quello di un governo di coalizione. Al di là delle singole maggioranze, però, la crisi economica impone al governo che si formerà urgenze ben precise». Ne è convinta Monica Poggio, amministratrice delegata Bayer Italia e presidente Camera di Commercio Italo-Germanica.

Quali scenari si aprono dopo il voto di domenica?

«Con il Paese in recessione il Parlamento e il Governo avranno soprattutto il compito di rilanciare l’economia tedesca, la sua competitività. Più globalmente, servirà agire in ottica condivisa con gli altri partner europei, in primis l’Italia, con cui l’interconnessione manifatturiera è strettissima. Al di là della situazione tedesca, infatti, c’è il tema del rilancio dell’industria europea, e per questo le politiche vanno coordinate per agire su tre livelli: riduzione dei costi dell’energia, mobilitazione investimenti, stimolo all’innovazione e allo sviluppo delle competenze necessarie nei settori cruciali per i prossimi anni, per l’esempio l’intelligenza artificiale».

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In che misura l’interscambio tra Italia e Germania sta risentendo delle difficoltà dell’economia tedesca?

«Veniamo da anni di forte crescita degli scambi: dopo la fase acuta del Covid, l’interscambio italo-tedesco è salito ben oltre i livelli pre-pandemici, effetto della rimodulazione di molte catene di fornitura. Nel 2022 abbiamo toccato il record di 168,5 miliardi di euro, nel 2023 è iniziata la discesa seppur con il secondo risultato più alto di sempre. Nel 2024, come è facile attendersi, abbiamo visto una contrazione».

Oltre all’automobile quali sono i settori che soffrono maggiormente?

«Nel 2024 sono stati diversi settori a soffrire: ad esempio la farmaceutica è calata del 10%, i macchinari del 6%, come la siderurgia. Ma c’è anche qualche buon segnale: l’agroalimentare cresce del 10% confermando il trend degli ultimi anni, la chimica, dopo un lungo calo, vede una ripresa dell’1% che fa ben sperare per il 2025».

Qual è la percezione delle imprese dell’attuale momento economico?

«I timori principali sono legati al calo della domanda, ma notiamo una risalita delle preoccupazioni legate alle scelte in materia politico-economica. In Italia come in Germania serve un abbattimento della burocrazia e un quadro normativo chiaro. A livello europeo, rischiamo di perdere competitività proprio in quei settori che più saranno determinanti nei prossimi decenni e su cui si basano equilibri economici e politici. Serve mobilitare investimenti, come ci ha ricordato Mario Draghi, e facilitare la nascita di conglomerati europei, come dice Enrico Letta. Innovazione e ricerca sono la chiave, ma bisogna agire subito».

Con la nuova amministrazione americana si è tornati a parlare di dazi. Come dovranno reagire le economie di Italia e Germania?

«Italia e Germania sono i Paesi europei che più scambiano beni con gli Usa. Faccio notare che nel 2023 l’Italia aveva un interscambio di 92 miliardi e due terzi di questa cifra erano rappresentati dalle esportazioni. Gli Stati Uniti sono un partner nevralgico per l’Unione europea anche sul piano commerciale e industriale, soprattutto per Italia e Germania. L’annuncio di dazi è preoccupante perché avrà effetti negativi su questo rapporto, che per giunta negli ultimi anni si era accresciuto. Serve un dialogo con gli Usa, ma questo deve avvenire in prospettiva europea».

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In questo contesto quali sono le vostre iniziative a favore delle imprese?

«Le domande a cui rispondere sono diverse. Qual è la strategia europea per crescere in un contesto segnato dai rischi di dipendenze strategiche? Come possiamo evitare le dipendenze stesse, rilanciando il nostro sistema industriale? Le supply chain, che i dazi influenzano, non sono semplici rapporti di fornitura, ma veri e propri asset geopolitici che possono determinare domini e dipendenze. È in questo scenario che vogliamo muoverci. Da sempre, favoriamo la formazione sulle nuove competenze, connettiamo le imprese tra loro e con i decisori politici, supportiamo l’internazionalizzazione delle aziende tra Italia e Germania. Continuare a interconnettere i nostri due Paesi sarà un asset per le sfide future».



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