Quanto fattura Ion, l’azienda del secondo uomo più ricco d’Italia? Sappiamo poco o nulla di Andrea Pignataro, l’imprenditore bolognese con un dottorato in matematica e un passato da trader di Salomon Brothers che nel 1999 ha fondato Ion, al tempo una joint venture tra Salomon e una società di software di Pisa, per poi trasformarla in una holding con sede in Irlanda. La stessa Ion Group è una delle entità più enigmatiche del panorama fintech internazionale con una rete complessa di partecipazioni societarie che spaziano dalla fornitura di software per istituzioni finanziarie all’intelligence economico-finanziaria.
Con un patrimonio personale di 27,5 miliardi di euro, Pignataro si posiziona al secondo posto nella classifica gli uomini più ricchi d’Italia, ma non è facile inquadrare con precisione quanto fatturano le aziende del gruppo, complice l’assenza di un bilancio consolidato che ne sintetizzi le principali grandezze finanziarie.
In una rara intervista, Pignataro ha definito Ion un “conglomerato industriale ma con la struttura finanziaria e la sofisticazione dei grandi private equity, con cinque piattaforme di investimento con strutture di capitale segregate, consigli di amministrazione e manager team indipendenti”. Non è un fondo di investimento ma un “ibrido fra private equity e azienda” che investe “in settori e aziende conosciuti, in Paesi aperti agli investimenti esteri”.
Pignataro detiene il 90% di Ion investment Group (il 10% è del gruppo Carlyle) e il 100% di Ion Investment Corporation tramite Bessel Capital, una holding lussemburghese che a sua volta controlla Itt, altro veicolo lussemburghese.
Ion Investment Corporation è un conglomerato con sede in Irlanda che coordina cinque piattaforme societarie che servono clienti di rilievo come Amazon, Microsoft e il 30% delle banche centrali mondiali: Ion Capital Parners, Ion Analytics, Ion Markets, Ion Treasury e Ion Finance.
Nel portafoglio di Ion Capital Partners figurano investimenti per quasi 6 miliardi di euro per acquisizioni di aziende italiane nel settore del software, dei dati, dell’analisi e partecipazioni significative in banche e fondi d’investimento, tra cui Cedari, Cerved, Prelios, Macron, List, Illimity (9,4%), Cassa di risparmio di Volterra (32%), Mps (2%) e nel fondo Fsi (10%).
A Bessel Capital sono riconducibili altri investimenti in Italia, come la società immobiliare Punta Rossa (con un valore superiore agli 80 milioni di euro), altre tre immobiliari basate a Milano, Piga srl che detiene il 50% di Lagfin della famiglia Garavoglia, proprietaria di Campari. Piga srl possiede anche il 10,3% di La Nave di Teseo, casa editrice di Elisabetta Sgarbi,e il 58,5% di Macron, azienda specializzata nell’abbigliamento tecnico-sportivo e sponsor del Bologna, club della città natale di Pignataro.
Quanto fattura Ion
Secondo le (poche) fonti disponibili, il fatturato di Ion Group è stato di circa 1,9 miliardi di euro nel 2019 e di 3 miliardi circa nel 2022. In base a dati più recenti riportati sulla carta stampata, il fatturato della cassaforte del gruppo, ossia nella holding lussemburghese Bessel Capital, è stato di oltre 61 milioni di euro nel 2023, in crescita di oltre il 100% dai 30 milioni del 2022. Non è semplice tracciare con precisione i risultati nella fitta rete di società controllate e partecipate.
Tuttavia, sono noti alcuni dati finanziari relativi alle attività italiane del gruppo nell’esercizio 2023, che complessivamente hanno portato nelle casse di Pignataro circa 1,03 miliardi di euro. Hanno contribuito a questo risultato:
- Cedacri, società di outsourcing informatico per il settore bancario, con ricavi pari a 489,2 milioni di euro (+5,2% rispetto al 2022).
- Cerved, società attiva nel recupero dei crediti deteriorati e che raccoglie ed elabora i dati delle Camere di commercio, con ricavi totali di 483,9 milioni di euro (-4,1% rispetto al 2022).
- List, la società di software per il settore finanziario, con ricavi pari a 56 milioni, stazionari rispetto all’anno precedente.
- La sede italiana di Ion trading, divisione di Ion Markets, ha riportato un fatturato di 19,6 milioni di euro nel 2023, in crescita del 5,11% rispetto al 2022, con un utile di poco superiore a 1 milione di euro, da 879 mila euro del 2022. La società inglese ha invece registrato un fatturato di oltre 142 milioni di sterline, in crescita dai 138,2 milioni del 2022.
Tra il 2017 e il 2021, Ion Group ha pagato dividendi per 195 milioni di euro a entità controllate da Pignataro.
Numeri chiave: la struttura del debito di Ion Group
Oltre al fatturato, uno degli indicatori principali per valutare il conglomerato irlandese Ion Corporation, controllato da Itt e Bessel Capital, è il patrimonio netto, che ammonta a circa 20 miliardi di euro in termini di valore complessivo delle sue partecipazioni.
Per comprendere appieno i numeri che caratterizzano l’impero finanziario di Pignataro, è fondamentale analizzare anche la struttura del debito, che, secondo fonti bancarie, è stimata tra i 10 e i 16 miliardi di euro.
Dal 2004 ad oggi, la holding ha acquisito 26 società per un valore superiore ai 10 miliardi di dollari. Per finanziare la sua strategia aggressiva di acquisizioni, Ion Group ha fatto affidamento sul debito delle società operative, coinvolgendo la casa madre irlandese, e sul debito privato, attraverso il fondo statunitense HPS Investment Partners, con un costo medio ponderato del debito pari all’8%.
Per supportare le operazioni, senza ricorrere a prestiti bancari, Ion ha emesso bond per finanziare parte del debito.
Ad esempio, per acquistare Cerved, Ion ha emesso bond per 1,4 miliardi di euro, mentre per Cedacri ha emesso un bond da 650 milioni di euro. Le obbligazioni emesse sono generalmente suddivise in tranche a tasso variabile e fisso, con scadenze a lungo termine, in modo da permettere al gruppo di rifinanziare il debito in modo sostenibile nel tempo.
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