La centrale della droga in una macelleria e lo spaccio dall’Albergheria a Partanna: 19 condanne

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Una delle centrali di smistamento della droga sarebbe stata una macelleria di via Demetrio Camarda, nella zona di via Pitrè: è qui, infatti, che si sarebbero riforniti soprattutto di cocaina tre presunte bande di spacciatori operative da Partanna all’Albergheria, passando da Borgo Nuovo, Cep e Cruillas. Ma nel blitz “Pandora”, messo a segno dai carabinieri il 6 dicembre del 2021 era emerso che i gruppi avrebbero trattato anche grossi carichi di hashish, in particolare “150 chili” piazzati tutti allo Sperone e che sarebbero andati a ruba. Mentre una parte dei 31 arrestati all’epoca aveva scelto di essere processata con il rito abbreviato ed il reato associativo non aveva retto, durante la scorsa notte – dopo oltre 14 ore di camera di consiglio – la seconda sezione del tribunale ha emesso la sentenza per 23 imputati che hanno scelto l’ordinario, infliggendo 19 condanne e sancendo anche 4 assoluzioni.

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Nello specifico, il collegio presieduto da Roberto Murgia ha deciso di accogliere solo in parte le richieste del sostituto procuratore Bruno Brucoli e – uniformandosi alla sentenza in abbreviato diventata ormai definitiva – ha ritenuto insussistente l’associazione a delinquere, condannando gli imputati per spaccio. Queste le pene: Giuseppe Berretta (un anno e mezzo), Salvatore Bisiccè (3 anni e 4 mesi), Vincenzo Bisiccè (2 anni e mezzo), Enrico Bologna (10 mesi), Domenico Caruso (un anno), Danilo Catalano (2 anni), Antonino D’Amico (un anno), Gioacchino Di Maggio (3 anni e mezzo), Angelo Fina (6 mesi), Salvatore Giappone (3 anni e mezzo), Giovanni Giotti (2 anni e mezzo), Salvatore Occhipinti (un anno e 8 mesi), Mariano Runfolo (2 anni e 4 mesi), Alessio Salvaggio (3 anni), Giuseppe Taormina (un anno e 3 mesi), Andrea Tomaselli (4 anni), Emanuele Tomaselli (4 anni), Salvatore Tomaselli (4 anni) e Marong Yancuba, detto Yankuba Manons (3 anni e mezzo).

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Sono stati invece del tutto scagionati Mirko Antonio Cascio, Giuseppe Maranzano, Salvatore Paolo Cintura, Marco Bisiccè. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Antonio Turrisi, Michele Rubino, Calogero Vella e Giovanni Restivo.

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L’indagine era partita da una serie di segnalazioni legate alla detenzione di droga nell’ex Onpi di piazzetta della Serenità, a Partanna, a due passi dall’abitazione di uno degli imputati. Da lì, grazie a delle telecamere piazzate in via Pandora – e da qui il nome dell’operazione – gli investigatori erano risaliti a tutti gli indagati, documentando tutta una serie di cessioni. “Aveva preso 150 chili di fumo che è entrato allo Sperone – diceva uno degli imputati – lo ha buttato tutto allo Sperone, è finito. Un volo ha fatto, minchia, finito!”.

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Un altro si lamentava perché la droga non arrivava invece nella zona di viale Michelangelo: “Da noialtri non arriva perché picciuli non ne vogliono uscire, ancora non l’hai capito al Michelangelo come siamo combinati? Tu prendi i picciuli, ti faccio vedere che appena prendi i picciuli vengono tutti al Michelangelo, perché c’era tutto il giro al Michelangelo…”. In alcuni casi la droga sarebbe stata acquistata a credito: “No perché gli è finito pure il capitale! Oggi lui ora chiama a lui e la può prendere a credenza, io soldi non gliene do, no, no, no, non esiste, io soldi non ne esco completamente”.

Lo spaccio – come già è emerso in molte inchieste – sarebbe stato considerato a tutti gli effetti come un lavoro: “Travagghiamu tutti, travagghia tuo suocero”, affermava infatti la moglie di un altro imputato a cui la nuora replicava: “U papà, mio padre ancora travagghianu rintra, glielo vuoi dire che è capitato solo sabato” e l’altra specificava: “Ca ciertu, u picciriddu pure deve uscire, non è che deve stare incatenato… U picciriddu sta tutta la giornata dentro, stamattina se n’è andato a lavorare, stasera se ne deve andare alle canzoni (cioè a una festa di piazza, ndr)”.

Nella macelleria che sarebbe stata utilizzata come una delle centrali di smistamento della droga era stata captata la seguente intercettazione: “Ciao cucì, te ne ho preparato 30! Ti basta? Vieni, la vuoi vedere? Quanto ne vuoi, se no te ne do di meno” e per i carabinieri il riferimento non sarebbe stato certo alla salsiccia o alla carne macinata. L’altro infatti rispondeva: “Però è giusto che mi devi dare qualche giorno in più…” e l’imputato replicava: “No cucì, tu raccogli 500 euro e mi li dai… Pure 300 euro devi venire, vai tranquillo, a me mi agevoli”. L’interlocutore allora spiegava: “Io sempre così ho lavorato… Com’è (la droga, ndr)? Tutta tagghiuliata? Massacrata, giusto? Perché mi secca salire inutilmente”, ma dalla macelleria rassicuravano: “Ma che stai scherzando? Cucì, vedi che non ne ha nessuno, ti giuro sui miei figli”.



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