Crisi respiratoria per il Papa: «Necessari ossigeno e trasfusioni»

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«Crisi respiratoria prolungata», «ossigeno ad alti flussi», «emotrasfusioni» e «prognosi riservata»: sono parole pesanti quelle contenute nel bollettino medico serale con l’aggiornamento riguardante le condizioni di papa Francesco, al suo nono giorno di ricovero al Policlinico Gemelli.

Un quadro, che il comunicato definisce «critico» e che non rasserena gli animi. «Le condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo», sottolinea la nota. «Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l’applicazione di ossigeno ad alti flussi». Poi il riferimento alla trasfusione di sangue: «Gli esami del sangue odierni hanno evidenziato una piastrinopenia, associata a un’anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni».

Unica nota positiva, in chiusura, è la sottolineatura che «il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona». Ma, aggiunge il comunicato, oggi Francesco è stato «più sofferente rispetto a ieri». E infine una nota medica che di fatto in qualche modo era stata anticipata e spiegata durante la conferenza stampa di ieri: «Al momento la prognosi è riservata». Che vuol dire che non è possibile ancora pronunciarsi sull’evoluzione della situazione.

In mattinata una nota della Sala Stampa vaticana aveva fatto sapere solo che «Papa Francesco ha riposato bene», senza aggiungere ulteriori particolari.

Ieri pomeriggio il professor Sergio Alfieri, davanti ai giornalisti convocati per una conferenza stampa che a una settimana dal ricovero di Francesco al Policlinico “Agostino Gemelli” ha fatto il punto della situazione, aveva precisato appunto che il Papa «non è fuori pericolo, ma non è in pericolo di vita». Il Pontefice resta «un paziente fragile», aveva detto Alfieri, che è il primario di chirurgia, affiancato dal dottor Luigi Carbone, referente medico personale del Papa. «Sicuramente – ha sottolineato – la degenza sarà ancora lunga. Almeno tutta la prossima settimana». E il Papa tornerà a Santa Marta «solo quando non avrà più bisogno di terapie ospedaliere».

Stamattina la Sala stampa vaticana ha reso noto che – come già è accaduto domenica scorsa – domani Francesco non guiderà l’Angelus dal Gemelli. Sarà però diffuso il testo preparato dal Pontefice, come fatto la scorsa settimana. E sarà di papa Francesco l’omelia per la Messa che sarà celebrata domani alle 9 nella Basilica di San Pietro in occasione del Giubileo dei diaconi permanenti. Il testo sarà letto dall’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e organizzatore del Giubileo. Fisichella è stato delegato dal Pontefice a celebrare anche la Messa di domani, nel corso della quale verranno ordinati 23 diaconi.

I pericoli per un «paziente fragile»

Tornando alla conferenza stampa di ieri: la polmonite bilaterale da cui è affetto il Papa non è da sottovalutare, «tutte le porte restano aperte», ha sottolineato Alfieri. «Il cuore è forte, la parte addominale, sottoposta a intervento in passato, è a posto. Ha una stoffa fortissima. E la testa è quella di un sessantenne, forse anche di un cinquantenne», ha riassunto il professore.

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Da dove potrebbero arrivare dunque i pericoli? Alfieri ha spiegato che l’ipotesi peggiore sarebbe quella di un passaggio nel sangue dei microbi attualmente localizzati nelle vie respiratorie. Se questo avvenisse, si innescherebbe una sepsi e le conseguenze potrebbero essere molto gravi. Ma finora ciò non è avvenuto e i medici sono fiduciosi che non avvenga, anche alla luce delle cure che quotidianamente vengono somministrate al Papa.

Francesco però resta «un paziente fragile». «E con questa definizione intendiamo un uomo di 88 anni che non si è certo risparmiato e che ha patologie croniche cioè bronchiectasie e bronchite asmatiforme. Le malattie croniche non guariscono, ma possono essere validamente contrastate». Il professore ha anche precisato che papa Bergoglio non è allettato. Si siede in poltrona, legge, lavora, va in cappella a pregare. E soprattutto non è attaccato ad alcun macchinario. Cioè respira spontaneamente e mangia normalmente. Informazioni che collimano con quanto in mattinata avevano fatto sapere fonti vaticane: «Il Papa ha ricevuto l’Eucaristia e successivamente si è dedicato alle attività lavorative. Continua a ricevere i collaboratori più stretti e a svolgere un po’ di lavoro».

Alfieri ha anche fatto chiarezza sul lavoro dei medici in questa prima settimana di degenza. All’inizio non c’era evidenza di un’infezione ai polmoni che poi è comparsa dopo una Tac. A Casa Santa Marta prima del suo ricovero, ha precisato spazzando via le dicerie dei giorni scorsi, «il dottor Carbone e l’infermiere personale Massimiliano Strappetti hanno curato il Pontefice come meglio non si poteva».

Più in generale la conferenza stampa è servita a fare giustizia delle fake news che avevano infestato il web nei giorni scorsi. Alfieri ha sottolineato: «Il Papa è pienamente consapevole della serietà delle sue condizioni e ha sempre voluto che raccontassimo la verità. Non ci sono mai stati non detti nei nostri bollettini».

Infine il professore ha riferito che Francesco «mantiene il suo buon umore», raccontando anche un paio di aneddoti in tal senso. «Ieri mattina, quando sono entrato nella sua stanza e gli ho detto “buongiorno Santo Padre”, mi ha risposto: “Buongiorno Santo Figlio”. In un’altra occasione – ha proseguito Alfieri – mentre gli riferivo gli esiti di alcune analisi mi sono avvicinato un po’ troppo a lui, che mi ha chiesto: “Ma si vuole confessare?”. Allora gli ho risposto: “Santità, se mi devo confessare la sua degenza sarà molto più lunga”. Ad ogni modo l’assoluzione me l’ha data e io naturalmente me la sono presa».

Un giornalista ha chiesto che cosa avverrà quanto Francesco tornerà a Casa Santa Marta. Dovrà limitare la sua attività? «Non credo si farà legare alla poltrona da nessuno, non è uno che molla», ha detto Carbone. E Alfieri ha aggiunto: «Adesso la priorità è guarirlo dalla polmonite bilaterale».

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