Fino alla vittoria! La “guardia armata” del PD che invoca nuove armi a Kiev – IN PRIMO PIANO

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


 

 di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico

C’è una gara in questi giorni, tra i ras democristiani, socialriformisti, liberalrevisionisti e berlusconiani del PD, a chi gonfia di più il petto e calza gli anfibi tattici, chiedendo ancora altri soldi, sottratti alla vita delle masse popolari, per armare Kiev e l’Europa. Cosa volete che siano altri 20 miliardi di euro in munizioni d’artiglieria, sistemi di difesa aerea, missili per attacchi di precisione, droni e altre armi di cui, secondo Bloomberg, la UE deciderà lo stanziamento la prossima settimana, nel corso di un incontro dei ministri degli esteri, salvo contrarietà ungheresi e “sorprese” tedesche.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Naturalmente, levando la voce su Corriere, Stampa, Unità e quant’altro, le parole d’ordine di quei signori bellicisti sono quelle della “pace” e della “eroica resistenza” di Vladimir Zelenskij; ci mancherebbe. Se oggi si parla di pace, sentenzia Lorenzo Guerini, lo si deve alla «determinazione di Zelensky, alla resistenza eroica degli ucraini e alla solidarietà offerta dall’occidente». Giorgio Gori esige più «determinazione sul fronte della difesa, che è quello più urgente» e, dunque, se non lo fanno più gli americani, «sta a noi garantire agli ucraini aiuti economici e militari» e, al tempo stesso, preoccuparci anche della «nostra sicurezza», dato che tra «le concessioni che Trump sarebbe pronto a fare a Putin c’è anche il ritiro dei contingenti Nato da tutti i Paesi della frontiera a nord-est. Questo ci lascerebbe scoperti e vulnerabili». E che diamine: non li ascoltate gli allarmi che vengono da Vilnius, Varsavia, Tallin? Putin non si fermerà: finito con l’Ucraina, sarà la volta dell’Europa! Dunque, cosa si aspetta a spendere i miliardi là dove servono, nelle armi e negli aiuti a Kiev; gli strumenti per affamare operai e lavoratori ci sono: «abbiamo convintamente sostenuto il Jobs Act e a distanza di anni non possiamo che registrarne i risultati positivi. Incompleti, forse, ma positivi». E che risultati! La miserevole situazione della sanità è lì a mostrarli, quei risultati, insieme a quella tragica dei “contratti” di “lavoro”, che sono un insulto al lavoro e ai contratti.

C’è poi chi giura, come fa Alessandro Alfieri, che i progressisti sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue». C’è chi, come la capintesta della venerazione ai nazigolpisti di Kiev, Pina Picierno, per rinverdire le “imprese” dei Pittella, che dieci o undici anni fa arringava i golpisti dal palco del majdan, lunedì sarà di persona a Kiev, mentre altri, preferendo rimanere a Bruxelles, come Irene Tinagli, si inorgogliscono a fare la voce grossa contro Donald Trump, che sposa la peggiore disinformazione russa, invece di tutelare la dignità e i valori democratici europei. Del resto, non costa nulla parlare da Bruxelles. Più audaci, invece, altri “democratici” tutti d’un pezzo, che domenica andranno alle manifestazioni promosse in diverse città dalla comunità ucraina, evitando, schifati, il concentramento promosso da Giuseppe Conte, dal momento che avrà al centro pacifismo, Ucraina, no alle armi e pure no alla Commissione europea: come potrebbero, i progressisti, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue», aderire a una simile piattaforma? E se qualcuno andrà alla manifestazione indetta da “Liberi oltre le illusioni”, cui aderiscono anche Radicali Italiani e Ponte Atlantico, ecco che i più imperterriti tra i progressisti, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue», con in testa Giovani Democratici, Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Andrea Casu, saranno a Milano, per sostenere Kiev «fino alla vittoria».

Fino alla vittoria! Mica la pace: quella la vuole solo il “dittatore” Putin; i “democratici” vogliono la vittoria sul campo.

Perché, come ribadiscono Lorenzo Guerini e Alessandro Alfieri, se qualcuno non lo avesse afferrato, non si può indebolire chi rappresenta gli sforzi e le sofferenze del popolo ucraino e “i progressisti”, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue», non possono che essere anche a difesa delle democrazie liberali e dei diritti umani fondamentali del popolo ucraino. D’altronde, ce lo insegna san Mario Draghi, che ha appena «suonato l’allarme» e lo ha fatto «dall’alto della sua lunga e alta militanza europeista», ammonendo, ricorda il Corriere a chi lo avesse dimenticato, che oggi «la risposta deve essere rapida perché il tempo non è dalla nostra parte e la nostra economia ristagna mentre in gran parte del mondo cresce». La risposta è quella di chi invoca più industria di guerra, più armi e, appena possibile, un forte e agguerrito esercito europeo. Ma, per arrivarci, avverte Laura Boldrini, serve una forte determinazione a non abbandonare i pilastri su cui è nato e si è sviluppato questo grande progetto di pace: la solidarietà, i diritti di tutte e tutti, l’uguaglianza, l’autodeterminazione dei popoli e delle persone, il diritto d’asilo, l’inclusione, il welfare: lo dice colei che appena pochi anni fa, da presidente della Camera, stringeva amichevolmente la mano a quel nazista di Andrej Parubyj. «Ecco cosa vuol dire essere europei e di tutto questo dobbiamo essere orgogliosi». Ben detto: è proprio così; è proprio andando a braccetto dei nazigolpisti, che si tiene «alta la bandiera europea per quello che rappresenta», avendo essa «garantito il progresso, il benessere e il rispetto reciproco tra Paesi e popoli». Jugoslavia, Libia, Iraq, Afghanistan, Siria…. ne vuole ancora, signora Boldrini?

E che diamine: come si possono lasciare da parte i nazigolpisti? Significherebbe «precipitare nel caos. Come si può immaginare un negoziato di pace tra Russia e Ucraina tacciando Zelensky, leader del paese aggredito, di essere un dittatore mentre si spalleggia Putin, autocrate del paese aggressore?». Perdio, no: i progressisti, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue» e i liberali, che ragionano ipocritamente solo in termini astratti di “aggredito” e “aggressore” e fingono di dimenticare le cause profonde e primarie che sono all’origine delle guerre, esigono che si segua «la strada verso gli Stati Uniti d’Europa: una federazione forte e coesa, con una politica estera comune e un welfare condiviso». E allora? Cosa si aspetta a dotarsi di un esercito che porti l’arme liberaleuropeiste in Africa, nei Balcani, in Medio Oriente e somministri ai “progressisti”, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue», una buona dose di «orgoglio di essere europei, di far parte di quel grande progetto di pace e solidarietà nato sulle ceneri lasciate dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale come un faro che puntava al futuro. I valori su cui si fonda l’Ue sono esattamente i valori considerati basilari dal cosiddetto Occidente». Chiaro, no? Se qualcuno osasse ricordare la tracimazione della NATO per quasi tutta l’Europa orientale, oserebbe con ciò stesso spengere quel «faro che puntava al futuro». Se qualcuno si azzardasse a sussurrare che, a inizio 2022, i nazisti di Kiev si apprestavano ad attaccare il Donbass, spinti e armati da Washington e Bruxelles, commetterebbe sacrilegio di fronte all’altare dei “pacifici” liberali che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue». È così che ragionano i liberalipocriti: “aggredito” e ”aggressore”: per loro, anni e anni della politica che ha portato alla guerra non esistono e non vanno evocati. Quelli che contano sono soltanto i «valori considerati basilari» dell’Occidente.

Sono esattamente i “valori” ancora una volta messi in mostra nella regione russa di Kursk dai peggiori reparti nazisti ucraini in ritirata, pari ai crimini della Wehrmacht nel 1943: dopo le rivelazioni di quanto accaduto qualche settimana fa, in particolare a Russkoe Porechnoe, ecco che ora i massacri si sono ripetuti a Nikolaevo-Dar’ino, rimasto per quasi sei mesi ostaggio delle truppe ucraine e dove, secondo il Ministero della difesa russo, reparti di Kiev in ritirata avrebbero massacrato quasi tutti gli uomini del villaggio. Proprio come era accaduto 80 anni fa, con la ritirata dei nazisti dalla stessa regione di Kursk, nei distretti di Sudža, Bol’šesoldatskij, Gluškovskij, Belovskij, Korenevskij. Allora, gli hitleriani, che avevano occupato la regione di Kursk dall’ottobre 1941 al settembre 1943, avevano bruciato 157 villaggi e assassinando oltre diciottomila civili.

Eccola, la «resistenza eroica degli ucraini» di cui parla il signor Guerini; eccola, la «determinazione di Zelensky». Ecco «la dignità e i valori democratici europei» sbandierati dalla signora Tinagli. Eccoli, i “valori” dei progressisti del signor Alfieri, che sono sempre «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue». Gli stessi “valori” ignorati dai ras del PD quando i nazisti di Parubyj incendiavano la Casa dei sindacati di Odessa a maggio del 2014; i “valori” degli oltre cento bambini rimasti uccisi nella sola regione di Donetsk tra il 2014 e il 2016, quando le artiglierie di Kiev colpivano parchi giochi cittadini, asili, ospedali. Dove era di casa, nel PD, la resistenza degli antifascisti ucraini, bastonati per le strade dalle bande di Dmitrij Jaroš e del “führer” Andrej Biletski, dalle squadracce di “Azov”, “Ajdar”, “C14” e quant’altro? Quali erano i “valori” proclamati dai guerrafondai del PD, allorché persino i media americani, già nel 2015 e 2016, mostravano i video sulle “colonie estive” organizzate da “Azov” per addestrare alla guerra i bambini ucraini che oggi, più che diciottenni e, quindi, in età da richiamo, vengono mandati al macello in una guerra voluta dai monopoli euroatlantici? Per oltre dieci anni il popolo ucraino ha mostrato davvero una resistenza eroica, subendo le angherie sociali e le torture (autentiche) nelle prigioni segrete della junta e della CIA in Ucraina, gli assassini, l’affamamento curato dai governi nazigolpisti imposti da Washington e Bruxelles.

Oggi, la “resistenza” di cui cianciano quei tagliagole bellicisti del liberalcialtronismo europeista sarà forse quella che insiste a schierare contingenti armati britannici, francesi, tedeschi, baltici, rumeni, cechi, finlandesi nelle regioni di Poltava, Krivoj Rog e Dneprpetrovsk che, se e quando verrà raggiunto un cessate il fuoco, potranno rappresentare un sicuro pericolo di nuovo scoppio di conflitti. Che, del resto, è proprio l’obiettivo di tutti quei cantori della «determinazione sul fronte della difesa, che è quello più urgente», per far risuonare i motti cari alle rimembranze, evidentemente, non solo dei fascisti di governo, ma anche ai loro armati “oppositori”, sempre schierati, moschetto in spalla, «dalla parte delle democrazie liberali e della Ue».

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l’AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.

Rivendica una vera informazione pluralista.

Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contabilità

Buste paga

 

Source link