Nell’impeto di salvare vite non ha avuto tempo di pensare mai alla sua. Di quella missione-dovere che l’ha animato, ne è ultima toccante testimonianza il funerale di ieri. Ma anche un messaggio ai giovani che è un inno allo stupore, alla meraviglia, alla conoscenza. Se ne è andato, e troppo presto, il professore Giovanni Scambia, direttore scientifico della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli e luminare della ginecologia oncologica. Morto a 65 anni lo scorso 20 febbraio, a causa di un tumore al pancreas. Un luminare dai modi umani e diretti, così che ogni paziente ha un ricordo che porta nel cuore: «Si è seduto sul letto e mi ha stretto la mano»; «è passato e con il volto stanco e con i suoi modi garbati mi ha fatto una leggera carezza». È stato l’angelo di migliaia di donne malate, che ora si sentono un po’ orfane. Ripetono: «Mi ha salvato la vita».
Un suo messaggio, che ha il sapore di un testamento spirituale, è riecheggiato toccante nella Chiesa centrale dell’Università Cattolica di Roma. Difficile per tutti trattenere le lacrime, nonostante l’invito di Scambia a guardare al futuro, sulla scia di un altrettanto storico messaggio, quello pronunciato nel 2005 da Steve Jobs. «Stay hungry, stay foolish», restate giovani, restate folli, disse il fondatore di Apple agli studenti della Stanford University di Palo Alto, invitato per ricevere la laurea ad honorem. Ecco, il professor Scambia, nella sua divisa verde, compagna di tante “battaglie” vinte, il volto pallido di chi è solito lavorare 15 ore al giorno, a novembre, alla vigilia della scoperta della malattia fulminante, ha lasciato al mondo e alla nuove generazioni queste parole: «C’è un ultimo messaggio che voglio lasciare ai giovani che dovranno costruire il futuro della nostra scuola e della nostra clinica, ed è quello di meravigliarsi dei progressi e delle conquiste, così come mi meraviglio ancora io oggi di dove siamo arrivati». Non era prevedibile come quanto registrato nel docufilm “Le radici del domani”, racconto dei 60 anni di storia della Ginecologia e Ostetricia dell’Università Cattolica a Roma nonché dell’evoluzione della sua disciplina, dedicato in particolare al suo maestro professore Salvatore Mancuso, potesse divenire una sorta di eredità, anche una bussola e un inno incondizionato alla ricerca come strumento di vita e speranza.
L’AUGURIO
«Quando iniziai – è la testimonianza di Scambia contenuta nel video – non avrei mai pensato di poter dire a una donna con un tumore che dopo la guarigione avrebbe potuto avere un bambino, o che l’intelligenza artificiale potesse essere utile a fornire modelli predittivi di risposta alle cura. Eppure oggi è così. Per chi scriverà la nostra storia, il mio augurio è di attraversare ancora tante scoperte e tante vittorie, magari con una squadra meravigliosa come la nostra, fatta di talento, passione, capacità, e di stare insieme e di avere cura delle donne. Per questo ringrazio tutti, le nostre ostetriche, gli infermieri e tutto il personale paramedico, i neonatologi, i radiologi e radioterapisti, gli anestesisti, gli psicologi, gli anatomopatologi, gli studenti e gli specializzanti, il personale che si prende cura del reparto e tutti coloro che migliorano il nostro lavoro e tracciano la strada verso un domani che voglio davvero immaginare luminoso ed emozionante per tutti noi e per tutti voi».
LA FOLLA
L’addio al professor Scambia, a pochi metri dalla stanza al decimo piano dove dal 14 febbraio è ricoverato Papa Francesco, ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Pazienti, autorità civili, militari, accademiche, colleghi, studenti, specializzandi. In molti hanno seguito la cerimonia tenuta da monsignor Claudio Giuliodori all’esterno, sul maxischermo. Hanno voluto essere lì tante ex pazienti, in lacrime. Il funerale si è aperto dall’Ave Maria cantato e da un corteo di professori ordinari della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica guidati dalla rettrice Elena Beccalli e dal preside di Medicina Antonio Gasbarrini, tutti vestiti in abiti accademici. Tra i presenti i ministri Orazio Schillaci e Anna Maria Bernini, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il presidente della fondazione policlinico Gemelli Irccs Daniele Franco, il direttore generale del policlinico Marco Elefanti e dell’Università cattolica Paolo Nusiner. Dolore e stima nelle testimonianze. Anna Fagotti, professoressa di Ostetricia e ginecologia, università Cattolica e direttrice Uoc Carcinoma ovarico, policlinico Gemelli: «Giovanni Scambia, la sua scuola è la sua eredità». Gasbarrini: «Un medico, un docente, un ricercatore visionario e concreto. Un modello inimitabile e irraggiungibile». La figlia Luisa, presente assieme alla mamma Emma, l’ha ricordato così: «Ho sempre saputo che le tue assenze erano il piccolo prezzo da pagare per il tuo grande impegno da medico. Ciao papà. Sei stato un grande padre».
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