L’interrogazione parlamentare e lo scaricabarile di responsabilità: ecco perché migliaia di insegnanti si preparano a protestare alle prossime prove concorsuali
Il pasticcio sul concorso Pnrr 2023 per assumere migliaia di nuovi docenti nelle scuole finisce in Parlamento, e la polemica infuria tra docenti, ministero e opposizione. A scatenare il malcontento è la gestione delle graduatorie: gli insegnanti, infatti, lamentano gravi errori nei punteggi e nelle riserve assegnate dalla piattaforma ministeriale. La questione che scuote su tutto riguarda, però, la mancata pubblicazione di una graduatoria di merito per gli idonei, ossia coloro che hanno superato le prove ma non sono tra i vincitori che avranno una cattedra. «Il bando del concorso parla di due graduatorie, una di merito e una dei vincitori. Eppure, il ministero ha pubblicato solo la seconda», denuncia a Open Marta, docente che aveva preso parte al concorso. «Nei concorsi precedenti, la graduatoria di merito è sempre stata pubblicata dopo quella dei vincitori, ma con i concorsi Pnrr il ministero fa muro», aggiunge, spiegando che tutto questo «ha lasciato migliaia di insegnanti idonei, molti dei quali con voti altissimi, esclusi senza avere un perché».
L’interrogazione parlamentare e il ping pong di responsabilità
Al momento, i docenti che hanno raggiunto (o superato) il punteggio minimo previsto dal concorso hanno ricevuto in forma privata il proprio voto. Hanno saputo quindi di essere idonei, ma con un risultato che non permette loro di entrare di ruolo. Se uno dei vincitori rinuncia, si attinge alle liste degli idonei. Tuttavia, il tema che lamentano i docenti è proprio la mancanza di questi elenchi, ovvero le graduatorie di merito. L’opposizione, con il Partito democratico in prima linea, ha deciso di sollevare la questione in Parlamento con un’interrogazione in cui chiede «trasparenza» al ministero. Ma quest’ultimo nega: «Non è obbligatorio pubblicare due graduatorie. È prevista solo quella dei vincitori». E scarica la responsabilità su una norma del governo precedente: la riforma del reclutamento scolastico introdotta dall’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. «In questo momento, si sta svolgendo un confronto con la Commissione europea in cui il ministero sta valutando l’ipotesi di riconsiderare la posizione degli idonei e ampliare le loro possibilità di assunzione cambiando le regole introdotte da Bianchi», dichiara la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, lasciando quindi intendere un tentativo del ministero di intervenire. Quanto alla pubblicazione immediata della graduatoria, però, non se ne parla. O, almeno, per ora.
La rabbia dei docenti: «È una presa in giro»
Questa risposta ai docenti non basta. «Mentre noi restiamo con la grande incognita di non sapere ancora la nostra posizione rispetto a quella degli altri idonei, il ministero continua a indire nuove tranche di concorsi Pnrr. Non sappiamo quindi se siamo più vicini o lontani dall’assunzione e se, a questo punto, ha senso provare a partecipare alle altre tranche dei concorsi». Si sentono presi in giro. «A novembre, durante un incontro con noi docenti idonei, i tecnici del ministero ci avevano assicurato che la pubblicazione della graduatoria di merito era una semplice formalità amministrativa. Tuttavia, non è mai stata fatta e ora il ministero nega di poterlo fare», raccontano i docenti riuniti nel Movimento “Dignità al Merito: idonei esclusi Pnrr 23/24“. Riferiscono, inoltre, di aver chiesto chiarimenti anche agli Uffici Scolastici Regionali (Usr). E qui è arrivata un’altra sorpresa.
«In una risposta ufficiale, gli Usr Piemonte e Campania ammettono l’esistenza delle graduatorie. Sebbene utilizzino una dicitura diversa, ovvero “Elenco non graduato”, di fatto dichiarano l’esistenza di un elenco con i docenti che hanno superato la prova ma non rientrano tra i vincitori», rivelano i docenti. Tra questi ultimi si insinua così il sospetto che dietro a tutto ciò ci sia «una strategia per limitare le assunzioni stabili». «Se non si pubblicano le graduatorie complete, non si ha l’obbligo di attingere tra gli idonei al concorso e lo Stato può continuare a coprire i posti vacanti con supplenze a tempo determinato», ipotizza Domenico, docente e giurista, dando voce alla preoccupazione di molti. La domanda che tormenta i docenti è semplice: se il bando prevede entrambe le graduatorie e qualche Ufficio scolastico regionale ne ammette anche l’esistenza, perché il ministero ne pubblica solo una?
Cosa (non) c’è scritto nel bando
Tra continui scarichi di responsabilità, la poca chiarezza del bando di concorso non aiuta a risolvere la matassa. Nel testo, infatti, compaiono entrambe le espressioni «graduatorie di merito» e «graduatorie dei vincitori», senza specificare se si tratti di elenchi distinti. L’articolo 9 del testo afferma: «La commissione, a seguito degli esiti delle prove, procede a compilare delle graduatorie di merito regionali […]». Subito dopo, però, aggiunge: «La graduatoria dei vincitori è compilata considerando la somma dei punteggi delle prove e dei titoli. È effettuata per i soli candidati che abbiano superato tutte le prove previste». Il testo continua spiegando che «la predetta graduatoria», cioè quella dei vincitori, deve avere lo stesso numero di candidati dei posti disponibili, ma può essere integrata in caso di rinunce. In questo caso, si pesca tra chi ha ottenuto «almeno il punteggio minimo previsto per il superamento delle prove concorsuali», ovvero gli idonei. Ma sorge un dubbio lecito, come osserva un’insegnante: «Se non esiste una graduatoria di merito separata con gli idonei, come fanno a sostituire i rinunciatari?. In altre parole, se il bando prevede un’integrazione della graduatoria attingendo dagli idonei, dovrebbe esistere un elenco separato che li comprenda.
Gli errori della piattaforma: «Ecco perché non ci fidiamo della sola graduatoria dei vincitori»
Un altro aspetto critico che porta i docenti a non fidarsi della sola graduatoria dei vincitori sono i numerosi errori tecnici riscontrati nella sua compilazione, dovuti ad assegnazioni sbagliate delle riserve di legge – che permettono di scavalcare chi ha ottenuto un punteggio più alto – e a calcoli imprecisi dei punteggi degli esami. I docenti riferiscono che già ad agosto alcuni Uffici Scolastici Regionali hanno dovuto ripubblicare le graduatorie dopo aver rintracciato alcune anomalie negli elenchi dei vincitori, realizzati dall’algoritmo ministeriale. In alcuni casi, è stato superato il limite massimo del 50% per i posti dedicati alle riserve, mentre in altri sono stati assegnati posti a candidati privi dei requisiti necessari. «Abbiamo scoperto che alcune persone hanno dichiarato di avere diritto alla riserva 68, ma nei documenti risultano prive dello status di disoccupato, requisito fondamentale per l’accesso prioritario», denuncia una docente coinvolta nella vicenda.
Proteste dei docenti in arrivo
A novembre, l’Ufficio Scolastico della Sardegna ha annunciato di dover rifare manualmente i calcoli dei punteggi, a causa della scarsa affidabilità dei dati forniti dalla piattaforma. «Se un errore così grave viene scoperto così tardi, significa che potrebbero esserci problemi in tutte le graduatorie pubblicate nei mesi precedenti», commenta un docente del concorso. «Non possiamo accettare che il nostro futuro professionale venga deciso da una piattaforma che fa errori così gravi. Serve trasparenza, un controllo serio e, soprattutto, pretendiamo la pubblicazione della graduatoria di merito». Per questo, gli insegnanti stanno organizzando una serie di proteste e iniziative davanti alle sedi delle future prove concorsuali Pnrr.
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