La prima emissione del Btp Più ha fatto segnare un pieno di raccolta: sono stati 14,9 i miliardi ottenuti nei cinque giorni dedicati al collocamento che si è concluso venerdì scorso. Si tratta del quartogenito della nuova famiglia di Titoli di Stato plasmati dal ministero dell’Economia per affidare la più larga fetta possibile del nostro pesantissimo debito pubblico alle mani sicure delle famiglie italiane.
Cioè investitori cassettisti che sottoscrivono l’emissione pubblica e la conservano fino alla sua naturale scadenza. Risparmiatori che quasi si dimenticano di avere sul deposito titoli il Btp Più, così come il Btp Valore il Btp Italia o il Btp Futura, se non quando si vedono il corrispettivo della cedola accreditato sul conto corrente.
La procedura di remunerazione non richiede naturalmente alcuno sforzo di attivazione da parte del sottoscrittore e, di norma, avviene su base trimestrale. Il Tesoro ha anche deciso di ritoccare al rialzo la cedola rispetto al minimo garantito annunciato prima della apertura del book: nei primi 4 anni il rendimento sarà del 2,85% (contro il 2,8% inizialmente dichiarato) e nei successivi quattro del 3,7% (contro il 3,6% precedente).
Come è ovvio questa mossa non è certo un atto di generosità del ministero dell’Economia. Ma serve ai tecnici del dicastero di via XX Settembre per fidelizzare ancora di più i sottoscrittori privati in un contesto di mercato caratterizzato da rendimenti crescenti sul fronte dei bond.
L’obiettivo è fare in modo che per il signor Brambilla sia conveniente conservare il Btp Più in portafoglio per tutti gli otto anni della sua durata, una volta considerato il rendimento e l’inflazione, indipendentemente a quello che deciderà la Banca centrale europea di Christine Lagarde sul fronte dei tassi di interesse.
Centrando così l’obiettivo di Giancarlo Giorgetti di emancipare per quanto possibile il nostro Paese da un eventuale attacco speculativo sul debito sovrano da parte del mercato. E’ infatti sempre possibile che una parola stonata sfugga in prospettiva dalla bocca della politica, come era accaduto al governo Cinquestelle davanti ai costi del Reddito di cittadinanza, o delle agenzie di rating: le americane Moody’s, S&P, Fitch e la più piccola ed europea Dbrs.
Giova qui ricordare che Btp Più, che ha una uscita di sicurezza dopo 4 anni con possibilità di rimborso integrale per chi l’ha sottoscritto in collocamento. Con una raccolta di 14,9 miliardi il Btp Più si colloca appena sotto il podio tutto occupato da Btp Valore (che nelle tre emissioni ha totalizzato rispettivamente uno score di 18,1, 17,2 e 18,3 miliardi) che garantisce il premio fedeltà finale.
Non solo, il Btp Più ha battuto anche il Btp Futura e il Btp Italia, se di questa ultima due emissioni si considerano solo le sottoscrizioni giunte dal retail, quindi senza calcolare gli ordini degli istituzionali a cui era permesso in questo caso di accedere.
Anche il Btp Più gode come tutti gli altri bond emessi dal Mef di una tassazione agevolata al 12,5%. Ma quello che dovrebbe rincuorare di più, come spiega Nicola Porro in questo post che ripercorre il pensiero di un grande economista liberale come Einaudi, è che le famiglie italiane hanno iniziato a comprendere quanto possa essere contropruducente abbandonare molto denaro a dormire inutilizzato in banca.
L’unica cosa che si ottiene per certo infatti, visto che il conto corrente non è stato pensato come uno strumento di investimento, è che il denaro depositato sia consumato dall’acido dell’inflazione. Questo significa perdere continuamente un po’ del suo potere d’acquisto diventando, a seconda dei casi, ogni ora i un pochino più poveri o meno ricchi.
Quest’anno il ministero del Tesoro conta di collocare 330-350 miliardi di titoli di Stato, finora ha coperto circa il 22,5% del totale. Titoli del Tesoro a parte, in Borsa le alternative non mancano per investire con la massima diversificazione (di asset class, temporale e geografica) senza prendersi il rischio di maneggiare azioni, obbligazioni, valute, derivato o warrant in fai-da-te.
Basta pensare al vastissimo mondo del risparmio gestito con i suoi fondi di investimento sorvegliati da gestori professionisti o ancora valutare gli Etf, i fondi passivi dai costi ridotti all’osso perchè replicano esattamente l’indice a cui sono agganciati. Senza alcun intervento umano. Esistono Etf di ogni tipo, da quelli agganciati a Wall Street a quelli sull’oro o sulla soia, e sono quotati in Borsa ogni giorno.
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